06:00 a.m.   di Gianluca Venditti
30 Maggio 2012 Share

06:00 a.m. di Gianluca Venditti

 

06:00 a.m. Le prime sfumature di luce mattutina sorprendono la casa ancora colpevolmente addormentata. Non ti sveglia il profumo di un caffè che la moka ti ha già preparato, o un tizio che, tutto pimpante già di prima mattina, ti porta un morbidissimo cornetto, “buono come noi”, trasbordante di cioccolato o crema ancora fumante, e inizia a riempirti di coccole; questo succede solo nelle fiction americane e nelle pubblicità (e pensare che, come dicono gli slogan, quelli assomigliano a noi!), ma il suono martellante e spietato di una sveglia a cui non hai voglia e forza di ubbidire, e nemmeno di lanciarla contro il muro: dovresti ricomprarne un’altra… E devi svegliarti già sveglio, devi sapere cosa fare, cosa prendere, dove andare, come vestirti, mentre il sole inizia a fare sul serio e taglia a metà il buio. Già pensi che si è fatto tardi e che devi muoverti; i famosi 5 minuti sono già passati. L’acqua fredda sul viso, appena alzati, non è il massimo, ma reprime ogni resistenza residua; e ti ritrovi con la mente già proiettato ai 10 minuti che verranno. Nel frattempo, meglio prepararsi un caffè e, subito dopo, iniziare a preparare lo zaino…

Ah! Che bell’ o cafè! Una dose istantanea di buoni propositi, motivazioni e speranze da bruciare in giornata: un gesto che accomuna milioni di persone nello stesso momento, svilito a gesto meccanico, affrettato, solitario. Quando abbandoni il tepore domestico, zaino in spalla, e ti avvii alla macchina, il gesto ha lo stesso significato di quello che compie il soldato che si avvia al fronte, e non ti accorgi che il cielo è vestito a festa per il nuovo giorno, che l’aria salubre invita tutti i mattinieri a goderne un po’, non ci si accorge quasi che è un nuovo giorno… Il tempo è ormai scandito da scadenze nero su bianco e quietanze di pagamento. Una prima sigaretta, quella rituale, dopo il caffè, alla quale seguiranno tante altre, come se ognuna di loro fosse una cartuccia da sparare, come se ci si volesse convincere che ricominciare a fare qualcosa sia facile. La radio inizia a prepararti al mondo “esterno”, quello che sembra sia lontano, nemico, non ti appartenga, ma che, prepotentemente, ti investe con tutta la sua realtà, la sua vicinanza: c’è intima confidenza con parole tecniche, tipo spread, recessione, titoli di stato, disoccupazione; che strano sentir parlare di disoccupazione dilagante proprio mentre stai andando al lavoro, pensare che non potrebbe mai toccare a te… O, forse, avverrà, con la sorpresa e la forza di un’onda anomala, che spazza via tutto, stipendio, certezze, ottimismo, serenità, progetti di vita… L’abitacolo della macchina diventa un pensatoio, una sorta di limbo, la zattera di Caronte dentro la quale il dannato ha l’ultima possibilità di pensare alla vita terrena… Provi quasi indifferenza per omicidi, stragi familiari, bombe e kamikaze, sesso, droga, scioperi e malasanità (l’importante è che succeda tutto fuori dal recinto), mentre l’unica “manovra” concreta è quella che devi fare per parcheggiare l’auto. Ma oggi non si lavora: devi prodigarti per scrivere striscioni di protesta, suonare fischietti, innalzare bandiere, ultimo baluardo di realtà lavorative che non esistono più, e movimenti senza guida; devi fare gli straordinari per un regolare stipendio, metterti in viaggio non per lavoro, ma per lavorare, alla volta dei palazzi di potere; lì sì che si lavora, lì la fiducia non è quella che i lavoratori ripongono nelle istituzioni… Per questo bisogna essere discreti e non fare la voce grossa; per evitare di disturbare, per non intralciare, per non turbare la spensieratezza di un mondo fatto di strette di mano, rassicurazioni, auto blu e vetri oscurati, dai quali, ormai, non entra più neanche il sole, che nel frattempo si è fatto alto nel cielo, ma non riesce più a riscaldare cuori e illuminare menti.

“Vedo leader narcolettici, si addormentano parlando nei Tg. Col carisma di Ciccio di Nonna Papera non convinci gli scettici. Ti incateni al cancello? Ma no! Nessuno ti darà una mano! Senti me, fuggi che qui ti danno una mano di antiruggine!” (CapaRezza – La Ghigliottina).☺

gianlucavenditti90@hotmail.it

 

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