L’umanità in tempi bui
5 Gennaio 2016
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L’umanità in tempi bui

Quel sorprendente libro di una donna, Hannah Arendt, del 2006 anticipava senza finzioni il panorama storico dei nostri giorni che, più si va avanti, più si colgono eventi che suscitano sorpresa  ma anche sdegno da parte del popolo che continua a subire le politiche tutte rinserrate nei palazzi del potere che ignora ciò che accade nelle famiglie e nelle strade ormai divenute luogo di stragi e di eventi per nulla rispondenti all’ordine e alla politica di una democrazia partecipativa.

E la vicenda umana della Arendt è descritta in una pagina della donna che stende righe introduttive al volume: “I suoi libri sono parti di un unico tentativo di comprensione della catastrofe storico-politica del Novecento, che era stata anche per molti aspetti la tragedia della sua vita. Questo perché l’Arendt subì in Germania, ai tempi della Shoa, la persecuzione per le sue origini ebraiche e si impegnò con spirito critico ad esprimere dissenso anche nei confronti di molti classici della filosofia. Lei era insegnante.

Ci è utile un’altra citazione che applicabile al nostro tempo: “L’osservazione del XIX secolo per la storia e per l’impegno ideologico incombe sul pensiero politico del nostro tempo ancora a tal punto che tendiamo a considerare privo di autorità su di noi un pensiero completamente libero che non utilizza né la storia  né il rigore logico”. Il pensiero di questa giovane donna tedesca fornisce stimoli e prassi per la “scoperta della politica, non quella istituzionale e dei palazzi del potere, ma quella che coinvolge ciascuno di noi, nella misura in cui sentiamo il bisogno di vivere insieme, di “essere in comune”. Per questo è importante impegnarsi e conquistare quegli spazi di libertà senza i quali non si ricostruisce la “polis” dell’umanità.

Impegnarsi allora anche in tempi bui. Il magnifico libro della Arendt sembrerebbe scritto per noi tutti! Sentiamo nelle piazze e lungo le strade che i gruppi politici di qualche tempo addietro non esistono più; è scaduta la loro intesa sistematica con il popolo che li sosteneva. Ma, ancor più c’è  un vuoto di idee, di intese, di ascolto da parte della politica che governa e del popolo che raccoglie parole che non si traducono in progetti. Accenniamo ad esempi recenti e di questi stessi giorni.

Nasce il Quarto settore

Ne ho accennato nel n. 11 della nostra rivista ed oggi abbiamo i documenti ampiamente diffusi che confermano la cancellazione delle proposte fatte da Matteo Renzi lo scorso anno nell’assicurare che il Terzo Settore sarebbe ripreso, al massimo, nell’autunno 2015.

Invece lo stesso presidente ha sottoscritto la nascita del Quarto settore, avvenuta di recente  a Milano, alla presenza di una azienda americana e tre fondazioni italiane. Escluso del tutto una rappresentanza del Terzo settore che ha rappresentato in Italia una struttura che ha fondato il suo valore stimolando e accogliendo il popolo: giovani, esperti in economia e lavoro ed anche autorevoli rappresentanti della politica.

La struttura del Quarto settore inizia un percorso che può avere esiti positivi nel tempo. Ma circola voce che essa ponga al centro risultati economici e non assuma o promuova spazi per obiettivi sociali. Nella rivista Vita sempre attiva sulla politica sociale, nel numero 10 del 15 ottobre scorso, il direttore Riccardo Bonacina  scrive che “occorre rilanciare la cultura del dono che cresce anche in altri paesi. Non può essere solo l’utile e l’interesse  di pochi lo scopo di una economia etica nella prassi e non nelle parole.

Se vogliamo essere persone votate ad un impegno sociale e politico non possiamo non indignarci per quanto è successo in questi giorni a proposito alle banche che hanno azzerato i depositi dei cittadini solo per fare gli interessi propri. Gente che aveva per tutta la vita messo in sicurezza i beni frutto di lavori lunghi e logoranti. Ed ora, guarda caso, si inventa un termine linguistico: salva-banche, che conferma come il governo italiano avesse pensato più a far largo alle borse delle banche che a valorizzare i risparmi dei cittadini. Al punto che si è spinto un cittadino a rinunciare a vivere dopo aver scoperto di non avere più moneta dopo una vita di lavoro lungo e impegnativo.

Torniamo ad ascoltare Hannah Arendt: “…L’umanità degli umiliati e offesi non è sopravvissuta all’ora della liberazione neppure per un minuto”… e ancora:… e in termini politici è assolutamente irrilevante.

 

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