La fratellanza
6 Aprile 2016
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La fratellanza

Forse perché malato, o per qualche imperscrutabile motivo, mi è capitato in questi giorni di riflettere su di una affermazione che Lucio Magri nei suoi ultimi due anni di vita spesso mi ripeteva: dei tre grandi messaggi della rivoluzione francese, “libertà, eguaglianza e fratellanza”, il terzo è sempre stato ignorato. La libertà è stata la bandiera ideologica del Capitalismo, nel bene e nel male ha segnato la storia di questi due ultimi secoli. In nome della libertà si sono fatte battaglie straordinarie per i popoli e per i diritti delle persone, ma si sono anche commessi misfatti e crimini inaccettabili. Non mi riferisco solo alla logica dello sfruttamento che del libero mercato è stato il nutrimento, quanto ai crimini come le recenti guerre degli Stati Uniti in Medio Oriente o la lontanissima guerra dell’oppio nel 1840 che gli inglesi in nome del libero commercio fecero contro la Cina per liberalizzare la droga e per imporre il consumo dell’oppio in quel paese.
L’eguaglianza ha avuto nell’esperienza sovietica, più in generale nei paesi dell’Est Europa e nella Cina il suo campo elettivo di applicazione. Anche qui, l’applicazione umana ha tradito la forza positiva dell’idea. È certo che senza l’Unione Sovietica la tragedia del Nazismo avrebbe avuto ben altro esito, così come il riformismo delle socialdemocrazie europee avrebbe avuto ben poco ossigeno senza la competizione fra l’Occidente e il sistema sovietico. Sono dati obiettivi che solo un revisionismo storico becero continua ad ignorare, ma queste considerazioni non cancellano la questione di fondo. Cosa ha a che fare l’eguaglianza con il privilegio e il potere illimitato di quelle burocrazie politiche socialiste che per decenni hanno governato una parte grande del pianeta? Nulla! Per non parlare dei milioni di morti prima nel periodo staliniano e poi negli anni della rivoluzione culturale cinese. Libertà ed Eguaglianza sono state due bandiere in nome delle quali si è fatto di tutto, quel che resta è una eredità contraddittoria e per molti versi amara. Ma se noi oggi possiamo fare la storia di queste due grandi invenzioni della rivoluzione francese, questo è possibile, perché quelle idee hanno fatto strada nella realtà, sono stati due principi attivi, due motori dei processi storici.
Che ne è stato della fratellanza? Questo è il rovello che negli ultimi anni angustiava Magri. La fratellanza dovrebbe consistere in quella rarissima virtù di gioire per i successi dell’altro, una condivisione reale, quotidiana della vita e del destino dell’altro. Un piccolo e mediocre esempio delle vicende politiche di questi nostri tempi. Ricorderete senz’altro la famosa frase di Renzi a Enrico Letta quando era, ancora, presidente del consiglio: “stai sereno Enrico” e ricorderete anche l’esito sventurato per Letta di quella fra-terna rassicurazione. Ecco, la fratellanza non ha nessuna, ma proprio nessuna, parentela con quel modo di pensare e di agire. Quel veleno da noi solitamente si rappresenta come commedia all’italiana, in altri contesti è stato ed è tragedia e dramma. Una seconda, brevissima digressione sulle miserie di casa nostra. Il Partito Democratico a maggioranza ha dichiarato che sul referendum delle “trivelle” si asterrà. Perché? Quale la ragione di fondo di questo invito all’astensione? Forse Renzi, come Ponzio Pilato di fronte al Cristo, è stato assalito dall’incertezza laica del dubbio? Forse il presidente del consiglio ha avvertito il peso angoscioso di una scelta così radicale, contraddittoria e decisiva? No, nulla di tutto ciò. La sua preoccupazione è sempre la stessa: tenere insieme le lobbies economico-finanziarie e accarezzare gli istinti più insani del popolo. Come ha ben ripetuto recente-mente uno che di potere se ne intende: l’obiettivo è uno e uno soltanto, non scollarsi la sedia del comando dal culo.
Queste digressioni non sono mate-ria estranea alla questione che ho inteso sollevare con questo articolo, tutt’altro. Il concetto, il sentimento della fratellanza non è, come solitamente si pensa, un pezzo dell’ archeologia dei buoni propositi, una sovrastruttura che nulla ha a che fare con la scienza della politi-ca. È vero esattamente il contrario. È l’assenza di questo movimento generoso dell’animo ad aver trasformato la politica, il governo del bene comune e i partiti ad aridi e violenti luoghi di potere, è sempre questa assenza che giorno dopo giorno ha spinto l’uomo a divorare il territorio, la natura e il pianeta. La fratellanza dovrebbe essere quella particolare dimensione dello spirito che orienta l’agire umano e che dovrebbe ritrovarsi a fondamento della stessa convivenza sociale e dovrebbe trovare nelle regole della politica e delle istituzioni la sua base formale. Quando la Castellina nell’assemblea generale della “sinistra unita” fatta al palazzo dei congressi dell’Eur un mese fa invoca solidarietà e cooperazione fra i militanti coglie un dato reale, propone un moto dell’animo che ben si sposa con il discorso del giurista Luigi Ferraioli, il quale considera la riforma dei partiti il centro della discussione sulla Costituzione.
Rompere formalmente e sostanzialmente il filo che tiene insieme il potere nei partiti e nelle istituzioni, così come spogliare le cariche istituzionali del privilegio e dell’abuso di potere non è un esercizio dello spirito, ma passo fondamentale, se vogliamo riprendere quella strada che la rivoluzione francese del 1789 aveva aperto. E dovrebbe essere chiaro, dopo più di due secoli di storia e di eventi che hanno cambiato radicalmente il mondo che “libertà, eguaglianza e fratellanza” sono una sola cosa: questi tre straordinari messaggi di civiltà o vivono insieme o si perdono per strada. Vivere in una società giusta, di uomini liberi, mentre nel campo della politica ci si combatte senza quartiere fino ad infettare la società giù per i rami sino all’ultimo condominio è un imbroglio e insieme un non senso. Continuo a pensare che avesse ragione Mao, quando dichiarava: “ribellarsi è giusto”. Il problema è come evitare che i ribelli dell’oggi diventino i padroni del nostro domani.
P.S. Sembrerebbe, secondo Scalfari, che Renzi si sarebbe orientato alla scelta del super ministro delle finanze europeo. L’affidabilità del nostro primo ministro è nota, comunque rapidamente verificheremo se sarà o meno la consueta rondine presidenziale senza Primavera. ☺

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