35 anni di lotta e d’amore  di Hebe di Bonafini
30 Maggio 2012 Share

35 anni di lotta e d’amore di Hebe di Bonafini

 

Ci sono cose molte forti, il ferro, il bronzo, il marmo. Ma mi sembra che più forte del cuore delle Madres non ci sia niente. Non c'è niente di più forte del cuore delle Madres.

Siamo felici perché sono potute venire molte Madres dalle diverse province argentine, che a volte non hanno potuto. E per me è importante che loro possano partecipare con noi, è importante tutto quello che viviamo. Tutto questo: i film che hanno fatto, i video, i libri. .. È da due mesi che stiamo ricevendo amore, il riconoscimento di una lotta che porta soltanto amore. Una lotta che non conosce riposo. Una lotta che non ha mai avuto tregua. Una lotta che ha affrontato i peggiori momenti. Io vedo che molta gente arriva oggi e dice: "Non ci siamo stati dal primo giorno". Io questo lo dico sempre perché eravamo pochissime, talmente poche, ma ci sentivamo tanto grandi perché ci siamo sentite sempre accompagnate dai nostri figli. Non abbiamo mai pensato di essere sole, abbiamo sempre sentito la loro forza.

E questo cammino, questo cammino in questa Piazza… Noi non abbiamo fondato niente, noi Madres abbiamo creato e abbiamo partorito. Abbiamo creato questa forma di lotta e di scontro, senza volerlo o senza saperlo. Può darsi che il click lo abbia dato Azucena mentre eravamo nella Parrocchia Stella Maris in cui ci riceveva un vescovo, Monsignor Graselli, che era più militare dei militari, più figlio di puttana dei militari – io dico parolacce – e lui sapeva tutto. Eravamo andate molte volte, ci controllavano le borse. E Azucena disse: "Basta! Non veniamo più qui, questi sono dei figli di puttana. Facciamo una lettera a Videla". Io cre- do che quella fu la creazione, lì, in quel momento. Poi siamo venute in Piazza, ci siamo messe insieme per firmare la let- tera, la storia la sapete già tutti.

Ma questa Piazza ci ha sempre accolte, ci ha sempre sostenute. Si facevano grandi discussioni e dibattiti, perché per dibattere c'erano molti, per venire in Piazza non tanti, pochi. Ma venivamo per i nostri figli. Allora gli psicologi hanno iniziato a discutere del fatto che bisognava elaborare il lutto: com'è che noi Madres non piangevamo?  Perché noi Madres ci eravamo proposte di piangere in casa, se c’era bisogno di piangere bisognava farlo in casa, abbracciare la foto dei figli, abbracciarci a loro, al loro ricordo, alla loro storia. Ma, in Piazza, non piangere davanti al nemico, non cedere ed essere salde e stoiche così come siamo oggi!

Vi rendete conto che stiamo facendo la storia? Oggi i giovani hanno coscienza che stanno rendendo la storia meravigliosa e unica? È questa storia che ci hanno messo tra le mani prima i nostri figli e poi Néstor (ndt. Kirchner).

Noi abbiamo chiaro e siamo convinte che ci siano nuove forme di socialismo e che c'è un nuovo modo, incredibile, di fare la rivoluzione. È una rivoluzione con migliaia e migliaia di uomini e donne che mettono il corpo per fare questa Patria così come la vogliamo tutti. Ci sono migliaia, milioni di persone che lavorano e che sono diventate peronistas, cristinistas, kirchneristas. E siamo orgogliose di aver scelto questa strada. Sì, vogliamo la Patria, vogliamo questo progetto nazionale e popolare. È nostro, lo abbiamo tra le mani, dobbiamo continuare a farlo.

Mancano alcune cose, sì. Sapete cosa manca, ragazzi? Lo dico a voi, ai giovani, manca un poco più di solidarietà. A volte manca solidarietà perché siamo stati per molti anni mal abituati. Ho letto un libricino del Che, meraviglioso: lui dice che il capitalismo è quando si mettono insieme un sacco di pirati per togliere soldi e lavoro ai lavoratori. Quello è il capitalismo. Allora dobbiamo lottare contro i pirati, che non arrivano più dalle navi ma vengono con i macchinoni, escono dai grandi latifondi, escono dalla Rural (ndt. Sociedad Rural) e da alcuni giornali, che sappiamo già quali sono. Sono pirati che non vanno con un occhio bendato, ma rubano tutto. E vogliono rubarci la coscienza.

Voi sapete, compagni, la solidarietà manca ancora: era un atteggiamento sentito tra i nostri figli, tanto normale e meraviglioso; a me piacerebbe che, giacché molti parlano del Che, di Evita e Perón, anche di Cristina e Néstor, iniziassero a pensare che la strada da costruire, se non c'è solidarietà tra di noi, è molto difficile da costruire. E la solidarietà inizia dal momento in cui ci si alza la mattina. Condividere quanto di meglio uno ha.

Un giorno io mi credevo bravissima perché davo quello che mi avanzava, e mio figlio mi ha detto: "No, mamma, bisogna dare quanto di meglio uno ha. Il miglior letto, il miglior cibo, i panni migliori, bisogna dare quello". E noi lo diamo. Ci manca ancora un po' di questo, bisogna andare nel quartiere con la gente del quartiere, che è bellissimo e lì si impara la solidarietà. Avete visto che quando muore una madre in un quartiere, e lascia dei bambini, tutti i vicini li crescono? Ma quando muore una madre di città, i vicini non lo vengono neanche a sapere, né importa loro, perché la classe medio-alta, soprattutto, è egoista, individualista e capitalista. E noi dobbiamo imparare, un po'.

Noi Madres siamo orgogliose che voi combattiate, che lottiate, che abbiate molti gruppi. Abbiamo camminato moltissimo, io ho voluto che venisse  Pepito Cibrián perché è il coronamento delle leggi che abbiamo ottenuto. Era questo che mancava, il matrimonio egualitario, tanto si è lottato. E ora manca, manca quella medicina famosa affinché le donne possano decidere di abortire quando vogliono. Noi Madres siamo a favore della vita, abbiamo lottato fino alla morte. E non vogliamo più che muoiano donne giovani in questo paese a causa delle cliniche mafiose.

Abbiamo bisogno di nuove leggi, non possiamo più permettere che uccidano i detenuti, che uccidano ragazzi nelle questure. Io so che bisogna farla finita con la tortura, non è cosa da niente, so che abbiamo ancora molto da fare; ma non è responsabilità di un governatore, di un vicegovernatore o della presidentessa o del presidente, no, è nostra responsabilità contribuire e scommettere e accompagnare se vogliamo che le cose cambino davvero; non cambiano da sole, cambiano perché tutti lottiamo, non protestiamo. Protestare non ha senso, noi Madres diciamo "protesta con proposta". Altrimenti ci trasformiamo in troskisti che protestano in continuazione, ma non fanno niente.

Allora, compagni, mi sento sempre più rivoluzionaria. Amo la rivoluzione, la rivoluzione è cambiamento, è trasformazione. Dobbiamo romperci il culo tutti i giorni per lottare e sognare con la nostra Patria.

Sentiamo la necessità di mettere il nostro corpo e di mettere quanto di meglio abbiamo perché un giorno, quando si parlerà di noi, si dica che noi Madres abbiamo partorito in continuazione, non soltanto figli meravigliosi, abbiamo partorito felicità, giustizia, amore, comprensione, solidarietà, tutto questo abbiamo partorito.

E quando una partorisce, a volte c'è dolore, certo, ma subito arriva la felicità della nascita. E questa Patria sta nascendo. Néstor ci ha fatto sentire che la Patria nasceva. E Cristina (attuale presidente, ndt.) tutti i giorni è un'ostetrica grandiosa di questo parto, di questa nuova Patria. Grazie di tutto Cristina! Grazie Néstor per quello che ci hai dato! Grazie care Madres per essere qui! Grazie a tutti i compagni! Grazie e tutti quelli che hanno lavorato, grazie a tutti. Compagni, la rivoluzione è la parola più bella e con più amore, solo dall'amore nasce la rivoluzione. Molte grazie.☺

Nella traduzione a cura della Caravana Kabawill sono stati apportati tagli redazionali senza voler nuocere al contenuto.

 

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