A come agricoltura e ambiente
29 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
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A come agricoltura e ambiente

In questi ultimi anni per motivi di lavoro ho vissuto sulla costa, ho così avuto modo di conoscere meglio questa zona della regione. Ho conosciuto molti contadini con aziende più o meno grandi, tutti di sicuro più grandi dell’orto che possedeva e curava in modo semplice mio nonno. Mio nonno, ecco! Se fosse ancora su questo grande “orto sociale”, mi piacerebbe fargli conoscere queste realtà, certo che si sarebbe sicuramente addicriat’ per quanto amava la terra.
Aziende piccole e grandi dicevo, ma tutte con un unico denominatore: crisi. Più che crisi di lavoro è una vera e propria crisi di nervi quella che attanaglia questo settore. La campagna, sappiamo tutti, richiede lavoro, molto lavoro, ma da molti anni a questa parte non è sempre foriera di una giusta retribuzione. Si è passati dalle vacche grasse degli anni ottanta, con la cattiva gestione politica del settore, visto più come bacino di voti che come possibilità di sviluppo delle comunità, ad oggi dove, un’errata programmazione politica, il mercato, e ora anche i cambiamenti climatici, hanno messo freno a questo settore creando una forte disuguaglianza tra chi lavora la terra, e chi invece vende il prodotto finale, stimolando sempre più agricoltori a gettare la spugna, pardon u’ buend’.
Una recente indagine, infatti, segnala che negli ultimi anni c’è stato un calo del 25% dell’occupazione agricola in Europa, con tutto quello che ne consegue (desertificazione incalzante, dissesti idrogeologici, etc). D’altra parte la Politica Agricola Comune (PAC) dell’Unione Europea, così com’è stata pensata e gestita fino ad oggi, presenta elementi di notevole criticità, che incidono negativamente sia sul mondo produttivo sia sui consumatori. Il modello agroalimentare industriale, che si è affermato nel corso degli ultimi trent’anni, è una delle principali ragioni della più grave crisi ambientale e climatica mai vissuta dall’umanità. Da un lato ha determinato lo sfruttamento indiscriminato e il deterioramento irreversibile delle risorse naturali, come l’acqua, il suolo, le foreste, i boschi, ingiustamente percepite e trattate come illimitate e inesauribili. Dall’altro, ha fatto un uso sempre più sfrenato di fertilizzanti chimici, pesticidi, materiali plastici.
La nuova PAC, che andrà in vigore dopo il 2020, dovrà affrontare sfide importanti: garantire la sicurezza e la sovranità alimentare, dare una risposta alla crisi ambientale e climatica, ridare vigore all’economia e all’occupazione nel settore agricolo, ma sta a noi dire alla Commissione Europea come vogliamo i nostri campi e cosa vorremo mangiare. Concordo con quanto dichiara Slow Food, in un documento sul tema della nuova PAC, cioè “…introdurre quattro cambiamenti nella struttura della nuova PAC:
1. Promuovere produzioni di piccola e media scala, capaci di produrre cibo di qualità in modo sostenibile, coniugando innovazione e saperi tradizionali;
2. Promuovere produzioni di territorio, i prodotti locali e tradizionali (vegetali, razze animali, trasformati): essi esprimono il meglio delle loro potenzialità nel territorio, sono più sostenibili, e valorizzano le tradizioni alimentari delle comunità. Ripensare le indicazioni geografiche, includendo criteri rigorosi di sostenibilità, qualità, legame con il territorio, storicità.
3. Promuovere sistemi agroalimentari locali, con un sistema di approvvigionamento, distribuzione e consumo locale, così da ridurre l’impatto ambientale accorciando le distanze percorse dal cibo, garantendo ai consumatori prodotti freschi e stagionali;
4. Promuovere sistemi agroalimentari attenti all’ambiente, e alla corretta gestione delle risorse naturali. Si dovrà cercare di premiare chi vive e lavora in montagna, per il fondamentale ruolo di presidio del territorio, ed il loro abbandono è causa anche di dissesti idrogeologici”.
Tutto dovrà svolgersi restituendo la giusta dignità alla professione dell’agricoltore, in modo che possa rappresentare una scelta di vita stimolante e gratificante, e sostenere i giovani che con i loro studi e il loro entusiasmo dovranno essere messi al centro dell’azione politica. Non lasciamo che sia un oste distratto a servirci la solita pappa pronta dal sapore amaro; sfruttiamo questo periodo di crisi economica e di pensiero per disegnare un modello di società più equa, una campagna che torni ad essere “verde”, e una tavola ricca e salubre.
Sul sito internet di Slow Food è possibile accedere, fino al 2 maggio, alla consultazione pubblica online, voluta dalla Commissione Europea per la prossima PAC: approfittiamone!

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