a teatro con gli immigrati   di Camillo Barone
2 Febbraio 2013 Share

a teatro con gli immigrati di Camillo Barone

 

Salve a tutti, sono un ragazzo della I B del Liceo Classico “Mario Pagano” di Campobasso; vi racconterò l’esperienza che 6 di noi hanno vissuto il 28 Dicembre 2012 (giorno della rappresentazione teatrale la Zattera), ma soprattutto l’incontro che abbiamo avuto a maggio con Libera Molise.

Tutto è partito il 26 maggio 2012, quando alcuni dei rappresentanti di Libera Molise, tra cui Franco Novelli, Leo Leone e Antonio Matticola, ci hanno parlato in un’assemblea del ginnasio spiegandoci di cosa si occupavano, ma soprattutto per cosa si battevano giorno per giorno, ricordandoci le molteplici persone che hanno sacrificato la loro vita per combattere le mafie, sperando in un’Italia migliore. Ovviamente quell’assemblea non ci ha lasciati indifferenti; perciò ci siamo attivati subito, informandoci su come avremmo potuto iscriverci e far parte anche noi dell’Associazione. Ebbene il 16 giugno, grazie anche a Maria Giovanna Mustillo, Cristina Muccilli e Maria Concetta Barone – presenti anche loro all’incontro -, 19 ragazzi della nostra classe hanno aderito all’invito ad iscriversi. Il 14 dicembre, invece, siamo riusciti ad ottenere grazie al nostro preside un’assemblea speciale fra noi 19 iscritti e alcuni rappresentanti di Libera Molise. Tutti hanno preso la parola, esprimendo con grande soddisfazione la felicità di avere al proprio fianco dei giovani. E proprio in questa assemblea ci è stato suggerito di assistere alla rappresentazione teatrale la Zattera di Gabriella Antonelli, che si sarebbe tenuta il 28 dicembre al teatro Savoia. Prima di spiegare come si è articolata la nostra serata del 28 dicembre, vorrei ricordare in sintesi le problematiche affrontate nello spettacolo. Isabella Astorri, Nicola D’Ascanio, Giuliano Camposarcuno e Maria Sollazzo, su un palcoscenico essenziale e scarno, mentre sullo sfondo scorrevano immagini suggestive e per noi ricche di dolorose sorprese, hanno raccontato la drammatica esperienza dell’emigrazione, leggendo documenti sconvolgenti, che riguardavano sia noi italiani da emigranti, sia gli immigrati extracomunitari che oggi chiedono asilo in Italia, dando così voce a chi non ha voce. L’attore Vittorio Del Cioppo ha interpretato le più note canzoni napoletane sul tema dell’emigrazione, accompagnato dai musicisti del Duo MichelAngelo.

Ma l’emozione più grande per tutto il pubblico del Savoia c’è stata quando sono saliti sul palco tanti ragazzi di etnie diverse, recitando o intonando canzoni religiose o preghiere tipiche del loro luogo di provenienza. Ognuno con una storia difficile da raccontare; ognuno con negli occhi ancora la paura e lo smarrimento di una fuga dolorosa dal proprio paese di origine, perché spinto dalla povertà o da persecuzioni politiche, perché non libero di esprimere le proprie idee; ognuno con il repertorio spontaneo di una gestualità tipica del proprio paese di origine.

Alla fine dello spettacolo, carichi di emozione e di una nuova e inaspettata energia positiva, grazie anche alla regista Gabriella Antonelli, siamo riusciti a intervistare tre dei ragazzi immigrati, Shambo Paul, Sumon Hawolader e Riday Das, tutti provenienti dal Bangladesh. I ragazzi hanno raccontato del loro viaggio sul barcone per arrivare in Italia, giorni interminabili trascorsi sul mare senza mangiare e bere; ma ancora più avvincente e speciale ci è apparsa la storia di Shambo, che tutti credevano morto durante il viaggio, e quindi destinato ad essere gettato in mare, secondo la “legge” del barcone. Grazie però all’opposizione di alcuni suoi amici che non avevano alcuna intenzione di separarsi da lui, Shambo è riuscito a salvarsi. Come ci ha detto lui, “Grazie a Dio, ve lo posso raccontare”.

Sono stati momenti davvero commoventi; soprattutto siamo riusciti ad apprendere cose che non avremmo mai immaginato. Abbiamo capito che non è giusto il fatto che, solamente perché siamo nati in un paese in cui abbiamo libertà di parola e in cui tutte le sere e tutte le mattine possiamo coricarci e svegliarci con tranquillità, non dovremmo attivarci per annullare tutte le ingiustizie che quotidianamente vengono consumate in ogni parte del mondo. Questa è la dimostrazione che chi ha la possibilità di cambiare le cose (in questo caso noi) non deve assolutamente starsene comodo fra le quattro mura della propria casa, al caldo; bisogna sempre aiutare chi si trova in difficoltà, condividendone le tensioni all’emancipazione. Noi pensiamo che il 28 dicembre al Savoia sia avvenuta una profonda modificazione della nostra lettura della storia contemporanea. Ci sentiamo orgogliosi di aver contribuito con la nostra presenza a infondere maggiore fiducia anche nei confronti di noi giovani che, anche se con una piccola mano e con un sorriso, siamo apparsi diversi da come normalmente siamo raffigurati, cioè distratti e indifferenti. Questo è quello che ci ha insegnato Libera Molise, a non avere mai paura di niente e di nessuno, perché col bene, ma soprattutto con la forza di volontà, abbiamo la capacità di cambiare le cose e dare voce agli ultimi.

E non c’è dubbio che tutto questo ci farà sentire meglio con noi stessi! “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola” – Paolo Borsellino.☺

Camillo Barone,

a nome di tutti i miei compagni iscritti a Libera della I B del Liceo Classico “Mario Pagano” di Campobasso.

 

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