abitare le nuvole   di Dario Carlone
8 Marzo 2013 Share

abitare le nuvole di Dario Carlone

 

Vanno/vengono/ogni tanto si fermano/e quando si fermano/sono nere come il corvo: dalla rappresentazione che poeticamente ne dava Fabrizio De Andrè le nuvole oggi sembrano aver lasciato il campo della meteorologia per invadere quello tecnologico e “condizionare” la nostra vita quotidiana.

Mi spiego. Quelli di noi più maturi sono abituati a vedersi davanti agli occhi scaffali con libri di diverse dimensioni e colori che trattengono, insieme alla polvere, anche un sapore di antico, scrivanie e tavoli ingombri, oltre che di libri, di cartelline multicolori, fogli e appunti sparsi, archivi disordinati … Per essere al passo coi tempi abbiamo aggiunto il comodo ed efficiente computer per catalogare e conservare i documenti, ricorrendo anche alle sue appendici meno ingombranti ma ugualmente efficaci come i CD, i DVD, le penne USB, e magari – per chi può – anche un e-book! È la rivoluzione tecnologica, ma non è mica finita qui! Oggi ci attende una nuova dimensione: possiamo “volare” col cloud [pronuncia: claud].

In termini semplificati il sistema cloud, “nuvola” in inglese, sostituisce qualsiasi oggetto fisico che possa contenere informazioni o documenti: basta semplicemente collegarsi alla rete dove questi dati possono trovare la loro collocazione. Non è più necessario quindi munirsi di attrezzature e di dispositivi – seppur minuscoli – in cui conservare i propri dati o semplicemente i brani musicali o i video preferiti; ciò che viene richiesto è affidarsi ad un esperto esterno, il fornitore di un servizio sulla rete Internet, servizio che è possibile condividere con altri utenti proprio come fosse pubblico.

Il futuro è nelle “nuvole”, non un oggetto fisico, ma un luogo virtuale “fatto di una sostanza tenue come l’aria” – direbbe un personaggio shakespeariano – raggiungibile da qualsiasi punto e perciò utilizzabile, soprattutto, con il telefono mobile, senza dover obbligatoriamente stare alla scrivania o in  ufficio!

Vanno/vengono/ritornano/e magari si fermano tanti giorni/che non vedi più il sole e le stelle/ e ti sembra di non conoscere più/il posto dove stai. Nuvole, metafora della distanza dai temi reali della classe politica contemporanea, al contempo evanescente e vuota di contenuti come di persone capaci. Nuvole come quadro deludente di un sistema sociale che rincorre la modernizzazione e l’efficienza delegando responsabilità e decisioni a chi pretende di saper gestire la vita di tutti. Nuvole, maschera edulcorata di una condizione drammatica che non si fatica a percepire ma che, attraverso abili manipolazioni della massa, diventa realtà – ahinoi! – condivisa e accettata, spesso con rassegnazione e stanchezza, perché non si riesce a contrapporre un orizzonte di speranza, di cambiamento.

Vanno/vengono/per una vera/mille sono finte. Il plauso alla rivoluzione tecnologica è innegabile: dematerializzazione è la direzione intrapresa nell’ottica di una riduzione degli sprechi. C’è da fidarsi? Forse nel mondo dell’informatica il risparmio sui costi sta portando a risultati positivi. E negli altri  campi? Possiamo sperare di vedere nel nuovo Parlamento una classe politica che prenda in carico le attese e le domande della società civile? E nel neoeletto consiglio regionale potremo accogliere amministratori attenti alla voce dei cittadini o piuttosto avventizi capitati per caso in posti di responsabilità ma per nulla consapevoli del “servizio” che stanno per compiere?

Il quadro che abbiamo davanti ai nostri occhi non è certamente incoraggiante. Il cantautore genovese – dal quale ho preso spunto – conclude così la sua ballata: e si mettono lì tra noi e il cielo/
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia. ☺

dario.carlone@tiscali.it

 

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