“Ti benedico, Padre, che ti nascondi a chi si crede grande e ti fai conoscere a chi si sente piccolo” (Mt 11,25).
Inizia un nuovo anno e… s’invecchia. Terrore per la società dell’immagine e dei consumi che fa guerra al tempo e rigetta la vecchiaia! Una triade di donne mi viene incontro mentre apro le pagine del Vangelo di Luca: una vergine, Maria, una donna adulta, Elisabetta, e una ultraottuagenaria, Anna. Luminose perché donne al naturale, tutte “acqua e sapone”. Le immagino ciascuna coi tratti del viso consoni alla propria età: fresca la pelle della prima, molto matura la seconda, piena di rughe la terza. Come sono diverse dalle donne di oggi che spesso sono tutte uguali (tanto da non saper più distinguere chi sia la figlia, chi la madre, chi la nonna!), cloni di una bellezza di plastica, senz’anima. Maria, Elisabetta ed Anna, no. La loro cosmesi è diversa. Sono donne della lode e dell’ annuncio: le giubilatrici. Sono madri che hanno fatto spazio alla vita, accogliendo quel Dio grande che fa concepire una vergine, che rende feconda la sterile, che fa di una donna che è avanti negli anni la sentinella del riscatto di un intero popolo, colei che nella carne di un bambino vede il germoglio di Davide che fa fiorire i deserti interiori ed esteriori. Belle di una bellezza vera, non virtuale o “gonfiata”: non sono trottole che girano su se stesse, ma girasoli che ruotano verso Dio con la forza rivoluzionaria di quella debolezza che con l’acqua e il sapone confonde i potenti imbrattati di stucchevoli compromessi.
“Ti benedico, Padre, che ti nascondi a chi si crede grande e ti fai conoscere a chi si sente piccolo” (Mt 11,25).
Inizia un nuovo anno e… s’invecchia. Terrore per la società dell’immagine e dei consumi che fa guerra al tempo e rigetta la vecchiaia! Una triade di donne mi viene incontro mentre apro le pagine del Vangelo di Luca: una vergine, Maria, una donna adulta, Elisabetta, e una ultraottuagenaria, Anna. Luminose perché donne al naturale, tutte “acqua e sapone”. Le immagino ciascuna coi tratti del viso consoni alla propria età: fresca la pelle della prima, molto matura la seconda, piena di rughe la terza. Come sono diverse dalle donne di oggi che spesso sono tutte uguali (tanto da non saper più distinguere chi sia la figlia, chi la madre, chi la nonna!), cloni di una bellezza di plastica, senz’anima. Maria, Elisabetta ed Anna, no. La loro cosmesi è diversa. Sono donne della lode e dell’ annuncio: le giubilatrici. Sono madri che hanno fatto spazio alla vita, accogliendo quel Dio grande che fa concepire una vergine, che rende feconda la sterile, che fa di una donna che è avanti negli anni la sentinella del riscatto di un intero popolo, colei che nella carne di un bambino vede il germoglio di Davide che fa fiorire i deserti interiori ed esteriori. Belle di una bellezza vera, non virtuale o “gonfiata”: non sono trottole che girano su se stesse, ma girasoli che ruotano verso Dio con la forza rivoluzionaria di quella debolezza che con l’acqua e il sapone confonde i potenti imbrattati di stucchevoli compromessi.
“Ti benedico, Padre, che ti nascondi a chi si crede grande e ti fai conoscere a chi si sente piccolo” (Mt 11,25).
“Ti benedico, Padre, che ti nascondi a chi si crede grande e ti fai conoscere a chi si sente piccolo” (Mt 11,25).
Inizia un nuovo anno e… s’invecchia. Terrore per la società dell’immagine e dei consumi che fa guerra al tempo e rigetta la vecchiaia! Una triade di donne mi viene incontro mentre apro le pagine del Vangelo di Luca: una vergine, Maria, una donna adulta, Elisabetta, e una ultraottuagenaria, Anna. Luminose perché donne al naturale, tutte “acqua e sapone”. Le immagino ciascuna coi tratti del viso consoni alla propria età: fresca la pelle della prima, molto matura la seconda, piena di rughe la terza. Come sono diverse dalle donne di oggi che spesso sono tutte uguali (tanto da non saper più distinguere chi sia la figlia, chi la madre, chi la nonna!), cloni di una bellezza di plastica, senz’anima. Maria, Elisabetta ed Anna, no. La loro cosmesi è diversa. Sono donne della lode e dell’ annuncio: le giubilatrici. Sono madri che hanno fatto spazio alla vita, accogliendo quel Dio grande che fa concepire una vergine, che rende feconda la sterile, che fa di una donna che è avanti negli anni la sentinella del riscatto di un intero popolo, colei che nella carne di un bambino vede il germoglio di Davide che fa fiorire i deserti interiori ed esteriori. Belle di una bellezza vera, non virtuale o “gonfiata”: non sono trottole che girano su se stesse, ma girasoli che ruotano verso Dio con la forza rivoluzionaria di quella debolezza che con l’acqua e il sapone confonde i potenti imbrattati di stucchevoli compromessi.
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