È uscito in estate, per i tipi di Mimesis, un libretto dal titolo “Ascoltare il dissenso”, a firma di Ester Tanasso, avvocato molisano, e Alessandro Tessari, docente di filosofia ed ex parlamentare radicale, che si son trovati d’accordo nel suggerire un’idea: quella di dare efficacia democratica al voto di protesta, attraverso le schede bianche.
Individuando, infatti, in questo tipo di voto l’indicazione di un dissenso esplicito da parte degli elettori nei confronti dei candidati, propongono di dargli efficacia nei risultati elettorali, riducendo il numero degli eletti in proporzione al numero di schede bianche.
Dopo aver chiarito, nella prima parte del saggio, il significato essenziale del voto come mezzo di convalida di una democrazia rappresentativa, ma anche giudizio ineludibile degli elettori sui candidati, gli autori sottolineano l’importanza dell’inclusione di tutti nel gioco democratico e ritengono, quindi, che il nostro ordinamento debba farsi carico di rappresentare anche il dissenso.
Infatti, a fronte degli scandali di questi anni, il forte astensionismo che viene oggi registrato parla di una disaffezione dei cittadini che non trova altra via di manifestarsi se non nel rifiuto del voto. In questo modo, però, fasce sempre più ampie di popolazione, spesso una cittadinanza critica che alza il tiro del confronto politico e una marginalità sociale che in maniera sempre più impellente necessita di risposte, vengono estromesse dal gioco democratico, avviando in tal modo un meccanismo di grave degenerazione della democrazia.
Il senso di questa proposta, allora, sta nel riportare il più ampio numero di cittadini al voto, con un monito forte ed efficace ai partiti di presentabilità dei candidati, di cui c’è quanto mai bisogno. ☺
È uscito in estate, per i tipi di Mimesis, un libretto dal titolo “Ascoltare il dissenso”, a firma di Ester Tanasso, avvocato molisano, e Alessandro Tessari, docente di filosofia ed ex parlamentare radicale, che si son trovati d’accordo nel suggerire un’idea: quella di dare efficacia democratica al voto di protesta, attraverso le schede bianche.
Individuando, infatti, in questo tipo di voto l’indicazione di un dissenso esplicito da parte degli elettori nei confronti dei candidati, propongono di dargli efficacia nei risultati elettorali, riducendo il numero degli eletti in proporzione al numero di schede bianche.
Dopo aver chiarito, nella prima parte del saggio, il significato essenziale del voto come mezzo di convalida di una democrazia rappresentativa, ma anche giudizio ineludibile degli elettori sui candidati, gli autori sottolineano l’importanza dell’inclusione di tutti nel gioco democratico e ritengono, quindi, che il nostro ordinamento debba farsi carico di rappresentare anche il dissenso.
Infatti, a fronte degli scandali di questi anni, il forte astensionismo che viene oggi registrato parla di una disaffezione dei cittadini che non trova altra via di manifestarsi se non nel rifiuto del voto. In questo modo, però, fasce sempre più ampie di popolazione, spesso una cittadinanza critica che alza il tiro del confronto politico e una marginalità sociale che in maniera sempre più impellente necessita di risposte, vengono estromesse dal gioco democratico, avviando in tal modo un meccanismo di grave degenerazione della democrazia.
Il senso di questa proposta, allora, sta nel riportare il più ampio numero di cittadini al voto, con un monito forte ed efficace ai partiti di presentabilità dei candidati, di cui c’è quanto mai bisogno. ☺
È uscito in estate, per i tipi di Mimesis, un libretto dal titolo “Ascoltare il dissenso”, a firma di Ester Tanasso, avvocato molisano, e Alessandro Tessari, docente di filosofia ed ex parlamentare radicale, che si son trovati d’accordo nel suggerire un’idea: quella di dare efficacia democratica al voto di protesta, attraverso le schede bianche.
Individuando, infatti, in questo tipo di voto l’indicazione di un dissenso esplicito da parte degli elettori nei confronti dei candidati, propongono di dargli efficacia nei risultati elettorali, riducendo il numero degli eletti in proporzione al numero di schede bianche.
Dopo aver chiarito, nella prima parte del saggio, il significato essenziale del voto come mezzo di convalida di una democrazia rappresentativa, ma anche giudizio ineludibile degli elettori sui candidati, gli autori sottolineano l’importanza dell’inclusione di tutti nel gioco democratico e ritengono, quindi, che il nostro ordinamento debba farsi carico di rappresentare anche il dissenso.
Infatti, a fronte degli scandali di questi anni, il forte astensionismo che viene oggi registrato parla di una disaffezione dei cittadini che non trova altra via di manifestarsi se non nel rifiuto del voto. In questo modo, però, fasce sempre più ampie di popolazione, spesso una cittadinanza critica che alza il tiro del confronto politico e una marginalità sociale che in maniera sempre più impellente necessita di risposte, vengono estromesse dal gioco democratico, avviando in tal modo un meccanismo di grave degenerazione della democrazia.
Il senso di questa proposta, allora, sta nel riportare il più ampio numero di cittadini al voto, con un monito forte ed efficace ai partiti di presentabilità dei candidati, di cui c’è quanto mai bisogno. ☺
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