Attentare al cambiamento
9 Aprile 2016
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Attentare al cambiamento

Il caos è l’elemento che distingue, in questo periodo, la nostra regione. Non abbiamo più una sola situazione che rientri nei parametri della normalità o che non sia sospesa in un nebuloso limbo di incertezza. Dalla sanità al numero di componenti la giunta regionale, dalle macerie della viabilità alla metropolitana leggera, dalla conservazione della Corte d’Appello allo smantellamento della protezione civile, per non parlare della riorganizzazione legislativa in merito all’acqua come bene comune e quindi pubblico o delle inesistenti politiche per la promozione del lavoro. Tantomeno, i nostri chiarissimi amministratori parlano dei terremotati o della promessa devastazione del territorio per mezzo delle piccole biomasse e dei grandi inceneritori; men che mai di trivelle in mare e sulla terra ferma. Voci, rumors, dichiarazioni estemporanee di questo o quello ma null’altro. Nessuna linea politica, nessuna programmazione, nessuna idea a monte o a valle. E nessun alleato politico per il governatore se non, si intende, vincoli parentali e antiche amicizie nelle “avverse schiere” unitamente ai nuovi accoliti procacciati grazie alla profusione di incarichi ed elemosine affini. Insomma il panorama solito del nostro micro cosmo politico, come solita è la risposta a tutto ciò: il silenzio (ovviamente non di tutti).

Sarà per tale stato di fatto, sarà perché gliela tirano, da più parti giungono voci di una prematura chiusura della legislatura regionale. Personalmente non credo ad una simile possibilità sia per il supino atteggiamento di recezione del consiglio sia per la inesistente risposta di protesta diffusa. La minoranza consiliare si attiene ad un canovaccio desueto di dichiarazioni preoccupate alle quali non sono associate le categorie di memoria e vergogna. Rimangono i due consiglieri Cinque stelle, pochini.

Ma supponiamo che i miracoli possano avvenire, oppure proiettiamoci semplicemente al termine naturale di questi cinque anni di governo, noi gruppi di opinione, movimenti, associazioni e quant’altro qualifichi il mondo lontano dalla sfera Frattura-Fanelli – Ruta-Leva abbiamo una proposta intellettualmente onesta e praticabile da offrire? Un piccolo inciso per i Cinque stelle, per quanto mi riguarda sono apprezzabilissimi e attenti, ma la mia idea di Movimento si discosta molto dalla loro, tutto qui.

E torniamo al nostro quesito, cosa possiamo immaginare, cosa programmare, quali nomi possiamo indicare? A questa domanda rispondo con altre domande: siamo stati capaci di aggregare persone e gruppi, siamo stati capaci di unire i vari movimenti in un’unica prospettiva di riscatto per il nostro territorio, siamo stati capaci di far comprendere che le varie emergenze della regione hanno una matrice unica? Siamo stati capaci di dimostrare che per raggiungere dei risultati bisogna unire i bisogni? La risposta è di una evidenza mortificante: no, no e no. Ciò che affiora nella nostra piccola realtà è una miriade di individualità, c’è chi si distingue in un ambito, chi in un altro, manca uno sforzo di coagulazione. Manca la consapevolezza che insieme si può attentare al cambiamento, se avessimo avuto questa cognizione delle cose avremmo già mandato a casa Frattura e prima di lui Iorio e ci saremmo sbarazzati di tutti gli altri attori politici che infestano la  scena. Di chi le responsabilità? Nostre? Sì. Del periodo storico? Sì. Del nostro DNA? Sì.

Immagino già la reazione del nostro amatissimo (e dico sul serio) Direttore “…e mentre noi facciamo queste chiacchiere altri si organizzano e vengono eletti” oppure “se ci mettiamo in tre siamo capaci di far venire fuori tre nomi diversi da candidare e nessuno approverebbe quello dell’altro!”. Verità vere, ma in questo disgregato panorama civile e politico non vedo strade percorribili. E poi al Nostro io ripeto sempre che ciò che dobbiamo individuare e amalgamare sono i bisogni, le criticità,  i sogni che vorremmo realizzare. Se potessimo riunirci intorno ad in ideale tavolo di programmazione collettiva e individuare le priorità, lo troveremmo un nome che si faccia carico di quanto previsto, credo. Viceversa partire dal nome per arrivare alla programmazione sarebbe una prassi affatto democratica, che inevitabilmente scontenterebbe questo o quello, insomma prassi da vecchio partito e da attuali leggi elettorali; noi siamo altro.

Noi dovremmo essere altro, dovremmo mettere insieme lo sfacelo della sanità con l’inceneritore di Pozzilli, la mancanza di lavoro col degrado del territorio e questo con l’inesistente programmazione  sul turismo e sull’agricoltura, e ancora collegare il benessere dei cittadini all’istallazione delle oscene pale eoliche e delle trivelle e così di seguito.

Il territorio è unico le aggressioni molteplici, la lotta deve comprenderle tutte.☺

 

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