Ieri, 13 novembre 2015, a Parigi ci sono stati tre attentanti. Ieri a Parigi e gli altri giorni nel resto del mondo. Tra le righe dei giornali se ne trovano tanti. Di attentati, di omicidi, di morti.
“Certo che è assurdo… basta un attimo e non ci sei più” (Ghost-Fantasma). O forse non è assurdo, ma è la vita. Che è strana e incomprensibile. Dicono che la vita viene e va. Come, non lo dicono. Come, non si sa. Allora tu non ci sarai più o non ci sarà più una persona che ami. E non si sa se è meglio restare o andarsene. Ci aveva visto bene chi insegnava il carpe diem. Vivere ogni attimo come fosse l’ultimo perché basta un attimo per non esserci più. Per lasciare tutto in sospeso.
La notte dello scorso 25 ottobre, alle due ho ricevuto un messaggio: “tra un’ora sarà di nuovo quest’ora”. Io ero a letto. In quell’ora avrei voluto fare tutto ciò che poi avrei potuto annullare.
Ti ho pensato. A volte, ti riesco persino a sognare. Tra poco arriva dicembre. Dicembre è il mese dell’ascolto. È il mese delle alternative, delle ambizioni. Dicembre è il mese dell’istinto, delle azioni. Il mese della frenesia e della malinconia. “Adesso mi alzo e ti chiamo”. Dicono di quanto sia importante, quando si sta con una persona, chiudere gli occhi e ascoltarla. Far attenzione anche ai pensieri, quello non lo dicono. A me piace la tua voce. Ti chiamerei per dirti ciò che non sai, ciò che non ti ho detto mai.
Dicembre è il mese dei regali, delle sorprese. È il mese delle novità e delle richieste. È il mese in cui l’orgoglio viene sostituito dalla vicinanza. Forse ti ho dato troppa importanza. “Mi raggiungi?” Dicono che i treni passano una volta sola e che se ci si trova su due binari diversi, ci si raggiunge in base allo scorrere del tempo. Anche in base alla velocità del treno, ma non lo dicono. Nelle attese e nelle sofferenze il tempo passa lentamente.
Dicembre è il mese del divino, ma gli uomini sono fatti di carne. E la carne è debole. Gli uomini hanno paura. Si fermano a osservare. Dicembre è il mese dell’accoglienza e delle accettazioni. Gli uomini decidono di andare. “Mi arrendo.” Dicono che quando perdi la speranza inizi un po’ a morire. Che significa, quello non lo spiegano. E già sperare è sopravvivere perché non equivale a credere.
Dicembre è il mese delle riflessioni, dei turbamenti. Dicembre è il mese della neve. Che cade ed eguaglia tutto. È il mese dell’uniformità che non è equilibrio. Quando è tutto uguale ci si confonde. Come quando pensi troppo. “Adesso mi addormento e ti perdo.” Dicono che se pensi troppo non arrivi mai. A cosa, non lo spiegano. Dicono che la bellezza degli ospedali sta nel sentirsi tutti uguali. Vorrei vederti in pigiama. Vorrei vederti dormire.
Dicembre è il mese più adatto per soffrire. Dicono che capita spesso di piangere quando si è felici. Per cosa, non lo svelano. Per paura che la felicità finisca, forse. Se stesse arrivando la fine del mondo, vorrei aspettarla tra le tue braccia, che è il posto più accogliente del mondo. La brutta notizia sta nella certezza di non poter tornare indietro e nell’incertezza di poter andare avanti. Basta un attimo per non esserci più. Basta un attimo perché il mondo finisca. Riesci a capire cosa vorrei che tu capisca?
Dicembre è il mese delle domande e l’unico in cui ci si dà anche risposte. Dicono che si fa un uso sbagliato delle tabelline che insegnano a scuola. Moltiplichiamo l’indifferenza, dividiamo i sogni, addizioniamo gli sbagli, sottraiamo le persone. Il totale, quello non lo svelano.
Tra poco arriva dicembre. Dicembre è il mese delle conclusioni. Ma tu non aspettare dicembre. Basta un attimo per non esserci più. E l’attimo non è raro. Tu non aspettare dicembre per prendermi la mano. Basta un errore, un rumore, un’esplosione. Tu non aspettare dicembre per un’emozione. A dicembre potrebbe essere tardi per l’amore.☺
Ieri, 13 novembre 2015, a Parigi ci sono stati tre attentanti. Ieri a Parigi e gli altri giorni nel resto del mondo. Tra le righe dei giornali se ne trovano tanti. Di attentati, di omicidi, di morti.
“Certo che è assurdo… basta un attimo e non ci sei più” (Ghost-Fantasma). O forse non è assurdo, ma è la vita. Che è strana e incomprensibile. Dicono che la vita viene e va. Come, non lo dicono. Come, non si sa. Allora tu non ci sarai più o non ci sarà più una persona che ami. E non si sa se è meglio restare o andarsene. Ci aveva visto bene chi insegnava il carpe diem. Vivere ogni attimo come fosse l’ultimo perché basta un attimo per non esserci più. Per lasciare tutto in sospeso.
La notte dello scorso 25 ottobre, alle due ho ricevuto un messaggio: “tra un’ora sarà di nuovo quest’ora”. Io ero a letto. In quell’ora avrei voluto fare tutto ciò che poi avrei potuto annullare.
Ti ho pensato. A volte, ti riesco persino a sognare. Tra poco arriva dicembre. Dicembre è il mese dell’ascolto. È il mese delle alternative, delle ambizioni. Dicembre è il mese dell’istinto, delle azioni. Il mese della frenesia e della malinconia. “Adesso mi alzo e ti chiamo”. Dicono di quanto sia importante, quando si sta con una persona, chiudere gli occhi e ascoltarla. Far attenzione anche ai pensieri, quello non lo dicono. A me piace la tua voce. Ti chiamerei per dirti ciò che non sai, ciò che non ti ho detto mai.
Dicembre è il mese dei regali, delle sorprese. È il mese delle novità e delle richieste. È il mese in cui l’orgoglio viene sostituito dalla vicinanza. Forse ti ho dato troppa importanza. “Mi raggiungi?” Dicono che i treni passano una volta sola e che se ci si trova su due binari diversi, ci si raggiunge in base allo scorrere del tempo. Anche in base alla velocità del treno, ma non lo dicono. Nelle attese e nelle sofferenze il tempo passa lentamente.
Dicembre è il mese del divino, ma gli uomini sono fatti di carne. E la carne è debole. Gli uomini hanno paura. Si fermano a osservare. Dicembre è il mese dell’accoglienza e delle accettazioni. Gli uomini decidono di andare. “Mi arrendo.” Dicono che quando perdi la speranza inizi un po’ a morire. Che significa, quello non lo spiegano. E già sperare è sopravvivere perché non equivale a credere.
Dicembre è il mese delle riflessioni, dei turbamenti. Dicembre è il mese della neve. Che cade ed eguaglia tutto. È il mese dell’uniformità che non è equilibrio. Quando è tutto uguale ci si confonde. Come quando pensi troppo. “Adesso mi addormento e ti perdo.” Dicono che se pensi troppo non arrivi mai. A cosa, non lo spiegano. Dicono che la bellezza degli ospedali sta nel sentirsi tutti uguali. Vorrei vederti in pigiama. Vorrei vederti dormire.
Dicembre è il mese più adatto per soffrire. Dicono che capita spesso di piangere quando si è felici. Per cosa, non lo svelano. Per paura che la felicità finisca, forse. Se stesse arrivando la fine del mondo, vorrei aspettarla tra le tue braccia, che è il posto più accogliente del mondo. La brutta notizia sta nella certezza di non poter tornare indietro e nell’incertezza di poter andare avanti. Basta un attimo per non esserci più. Basta un attimo perché il mondo finisca. Riesci a capire cosa vorrei che tu capisca?
Dicembre è il mese delle domande e l’unico in cui ci si dà anche risposte. Dicono che si fa un uso sbagliato delle tabelline che insegnano a scuola. Moltiplichiamo l’indifferenza, dividiamo i sogni, addizioniamo gli sbagli, sottraiamo le persone. Il totale, quello non lo svelano.
Tra poco arriva dicembre. Dicembre è il mese delle conclusioni. Ma tu non aspettare dicembre. Basta un attimo per non esserci più. E l’attimo non è raro. Tu non aspettare dicembre per prendermi la mano. Basta un errore, un rumore, un’esplosione. Tu non aspettare dicembre per un’emozione. A dicembre potrebbe essere tardi per l’amore.☺
Ieri, 13 novembre 2015, a Parigi ci sono stati tre attentanti. Ieri a Parigi e gli altri giorni nel resto del mondo. Tra le righe dei giornali se ne trovano tanti. Di attentati, di omicidi, di morti.
“Certo che è assurdo… basta un attimo e non ci sei più” (Ghost-Fantasma). O forse non è assurdo, ma è la vita. Che è strana e incomprensibile. Dicono che la vita viene e va. Come, non lo dicono. Come, non si sa. Allora tu non ci sarai più o non ci sarà più una persona che ami. E non si sa se è meglio restare o andarsene. Ci aveva visto bene chi insegnava il carpe diem. Vivere ogni attimo come fosse l’ultimo perché basta un attimo per non esserci più. Per lasciare tutto in sospeso.
La notte dello scorso 25 ottobre, alle due ho ricevuto un messaggio: “tra un’ora sarà di nuovo quest’ora”. Io ero a letto. In quell’ora avrei voluto fare tutto ciò che poi avrei potuto annullare.
Ti ho pensato. A volte, ti riesco persino a sognare. Tra poco arriva dicembre. Dicembre è il mese dell’ascolto. È il mese delle alternative, delle ambizioni. Dicembre è il mese dell’istinto, delle azioni. Il mese della frenesia e della malinconia. “Adesso mi alzo e ti chiamo”. Dicono di quanto sia importante, quando si sta con una persona, chiudere gli occhi e ascoltarla. Far attenzione anche ai pensieri, quello non lo dicono. A me piace la tua voce. Ti chiamerei per dirti ciò che non sai, ciò che non ti ho detto mai.
Dicembre è il mese dei regali, delle sorprese. È il mese delle novità e delle richieste. È il mese in cui l’orgoglio viene sostituito dalla vicinanza. Forse ti ho dato troppa importanza. “Mi raggiungi?” Dicono che i treni passano una volta sola e che se ci si trova su due binari diversi, ci si raggiunge in base allo scorrere del tempo. Anche in base alla velocità del treno, ma non lo dicono. Nelle attese e nelle sofferenze il tempo passa lentamente.
Dicembre è il mese del divino, ma gli uomini sono fatti di carne. E la carne è debole. Gli uomini hanno paura. Si fermano a osservare. Dicembre è il mese dell’accoglienza e delle accettazioni. Gli uomini decidono di andare. “Mi arrendo.” Dicono che quando perdi la speranza inizi un po’ a morire. Che significa, quello non lo spiegano. E già sperare è sopravvivere perché non equivale a credere.
Dicembre è il mese delle riflessioni, dei turbamenti. Dicembre è il mese della neve. Che cade ed eguaglia tutto. È il mese dell’uniformità che non è equilibrio. Quando è tutto uguale ci si confonde. Come quando pensi troppo. “Adesso mi addormento e ti perdo.” Dicono che se pensi troppo non arrivi mai. A cosa, non lo spiegano. Dicono che la bellezza degli ospedali sta nel sentirsi tutti uguali. Vorrei vederti in pigiama. Vorrei vederti dormire.
Dicembre è il mese più adatto per soffrire. Dicono che capita spesso di piangere quando si è felici. Per cosa, non lo svelano. Per paura che la felicità finisca, forse. Se stesse arrivando la fine del mondo, vorrei aspettarla tra le tue braccia, che è il posto più accogliente del mondo. La brutta notizia sta nella certezza di non poter tornare indietro e nell’incertezza di poter andare avanti. Basta un attimo per non esserci più. Basta un attimo perché il mondo finisca. Riesci a capire cosa vorrei che tu capisca?
Dicembre è il mese delle domande e l’unico in cui ci si dà anche risposte. Dicono che si fa un uso sbagliato delle tabelline che insegnano a scuola. Moltiplichiamo l’indifferenza, dividiamo i sogni, addizioniamo gli sbagli, sottraiamo le persone. Il totale, quello non lo svelano.
Tra poco arriva dicembre. Dicembre è il mese delle conclusioni. Ma tu non aspettare dicembre. Basta un attimo per non esserci più. E l’attimo non è raro. Tu non aspettare dicembre per prendermi la mano. Basta un errore, un rumore, un’esplosione. Tu non aspettare dicembre per un’emozione. A dicembre potrebbe essere tardi per l’amore.☺
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