Bellezza e tormento
15 Novembre 2020
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Bellezza e tormento

Gian Lorenzo (Napoli 7-12-1598­­ – Roma 28-11-1680) è figlio d’arte. Suo padre Pietro  Bernini era scultore e fu grazie alle sue conoscenze che al giovane artista furono commissionate alcune opere. Le sue spiccate qualità fecero il resto.

Tra il 1604 e il 1605 la famiglia Bernini si trasferì da Napoli a Roma; qui l’attività arti- stica si avviò in ambito barocco ed il giovane divenne un maestro incontrastato del tempo tanto che la maggior parte delle opere s’ imposero come modello assoluto di bellezza e tormento nella Roma papalina.

L’Anima dannata

È un busto di marmo le cui misure sono indicativamente 40x29x35 cm. L’opera fu ideata dall’artista appena ventenne e rientra nelle opere giovanili. L’opera fu commissionata da Mons. Pedro De Foix Montoya che riscontrò il genio in quel giovane artista e lo lanciò all’attenzione dei suoi contemporanei.

Bernini fu considerato successore di Michelangelo per le sue qualità artistiche di scultore e architetto. La sua arte, inizialmente tormentata, subì l’influenza di Caravaggio. Nell’Anima dannata è facile riscontrare i tratti de Lo scudo con la testa di Medusa (1597), opera caravaggesca conservata presso la Galleria degli Uffizi a Firenze.

L’Anima dannata, per quanto scultura singola, in realtà è costituita da due busti in antitesi tra loro. Essa fa da contraltare all’Anima beata. Per i critici i due busti formano un’unica opera chiamata: ANIMAS. Le due sculture, in marmo, divennero parte della collezione di Pedro De Foix Montoya, nel palazzo oggi sede dell’Ambasciata Spagnola a Roma. Le opere furono realizzate di seguito, anche se non è dato sapere se avesse completato prima l’una e poi l’altra, o se il suo genio alternasse il lavoro. Le caratteristiche di quest’opera giovanile, per quanto stupende, non hanno niente a che vedere con l’espressione dell’Estasi di Santa Teresa, che l’artista scolpì tra il 1647-52 per la cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria a Roma.

L’Anima dannata, per quanto eseguita contemporaneamente all’Anima beata dimostra e trasmette maggiore impegno e trasporto emotivo: non a caso è la più conosciuta. I canoni della scultura barocca sono evidenziati nella ricerca del movimento, l’uso attento di luce e ombra, curve e spigoli, drammaticità e plasticità vibrante.

Gli occhi spalancati, quasi sporgenti, la bocca aperta in un urlo, capelli come saette elettriche e spigolose l’opera trasmette più che paura per la visione dell’inferno e del suo Re infernale, rabbia. Netta la somiglianza con lo Scudo di Medusa, ma un’altra opera del Caravaggio avrà ispirato il Bernini, la Flagellazione di Cristo (opera conservata nel Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli). Un dettaglio da questo dipinto richiama la scultura del Bernini: la figura del flagellatore, che con odio e sadico piacere colpisce un corpo martoriato. Lo sguardo rappresentato in pittura ritrova vita nel marmo bianco dell’Anima dannata.☺

 

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