Bonefro in fiore
4 Giugno 2020
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Bonefro in fiore

Caro Gildo,
consentimi questo discorrere amichevole che caratterizza le nostre relazioni più che ventennali. Innanzitutto grazie per aver raccolto l’invito a collaborare alla realizzazione della rivista la fonte in modo gratuito, costante e competente, fin dai primi numeri. Oggi con immenso piacere vedo finalmente raccolti tutti i tuoi scritti in un bel volume di facile consultazione.
Il periodico la fonte, nato a seguito del terremoto del 31 ottobre 2002 che lesionò, forse irreparabilmente, muri e coscienze di diversi centri del basso Molise, si pose come obiettivo l’impegno e lo sprone per la ricostruzione non solo materiale, che procede ancora lenta e interminabile a causa di pastoie burocratiche e incapacità amministrative, ma anche e soprattutto per ridestare la consapevolezza di un patrimonio culturale e ambientale che rischia costantemente di andare perduto. All’interno di una rivista che ha la pretesa di fare cultura in senso lato e che non passa inosservata nel panorama molisano e non solo, in cui si fondono armoniosamente politica e fede, letteratura ed economia, valore delle parole e innovazione scolastica, riscatto delle donne e “frammenti” di saggezza secolare, rispetto dell’ambiente e sviluppo compatibile, per citare solo alcuni temi portanti, non poteva mancare una rubrica che facesse apprezzare “le nostre erbe”, affidata alla tua indubbia competenza e soprattutto passione.
Caro Gildo, in questi tre lustri sei riuscito a radicare le piante, che di mese in mese vai trattando, non solo al nostro suolo ma il più possibile anche allo scorrere delle stagioni. Una pagina sempre più frequentata dai lettori che vi trovano consigli utili, ricordi ancestrali, amore per la nostra terra e, non poche volte, conoscenze trascurate per una idea sbagliata di sviluppo e di progresso. Aiutandoci a conoscere e riconoscere le nostre piante ci leghi al territorio, impedisci che un patrimonio culturale e tradizionale vada disperso. In fondo la lotta per la tutela dell’ambiente nasce dalla conoscenza e dalla bontà delle cose che ci circondano. I tuoi scritti ci ricordano la freschezza delle parole del capo indiano Seattle (1854): “Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all’uomo ma è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono legate come i membri di una famiglia sono legati da un medesimo sangue. Tutte le cose sono legate. Tutto ciò che accade alla terra accade anche ai figli. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita: egli ne è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso”; e al contempo aprono all’odierna ondata ambientalista che vede nella giovane Greta Thunberg un’indiscussa leader. Tu, ostinatamente, ad ogni pagina ci ripeti, pur senza scriverlo: senza legame con la terra non c’è futuro.
Parafrasando e saccheggiando una parabola evangelica, con chiare allusioni botaniche, potremmo dire che i tuoi interventi sono simili “a un granello di senape che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi, ma quando è cresciuto, è il più grande di tutte le piante dell’orto: diventa un albero, tanto grande che gli uccelli vengono a fare il nido in mezzo ai suoi rami” (Mt.13,31-32). Hai scritto pagine snelle, diventate finalmente un bel volume indispensabile per quanti vogliono conoscere “le nostre erbe”.
Del lavoro che hai fatto e continuerai a fare ti sono grato a titolo personale, a nome del periodico che dirigo, e come molisano innamorato della nostra realtà, certo che anche i lettori del volume sapranno apprezzare la passione certosina che continui a profondere instancabilmente in questo servizio umile e indispensabile alla comunità e ai posteri.
Con simpatia.
Antonio Di Lalla

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