cambiare si deve
30 Maggio 2011 Share

cambiare si deve

 

A Nord si è alzato un vento di cambiamento che pone fine al ventennio berlusconiano e apre una nuova stagione politica. Un ex-parlamentare di Rifondazione Comunista ha rischiato di vincere al primo turno nella roccaforte del PDL, battendosi a mani nude contro un sistema di potere vischioso e una Letizia Moratti che ha messo sul piatto della campagna elettorale 20 milioni di euro. Torino ha eletto Fassino con ampio margine e anche a Bologna e in altre città il centrosinistra ha vinto al primo turno. La Lega Nord arretra e paga l’alleanza sempre più imbarazzante con Silvio Berlusconi. La base leghista è scossa dai comportamenti indecenti del Cavaliere, non gradisce le crociate contro i Magistrati e boccia il mercato del sottogoverno con logiche da basso impero che cozzano con le parole d’ordine del loro movimento. Il PDL arranca ovunque e non riesce a sfondare nemmeno a Napoli dove si illudeva di sbaragliare gli avversari. L’Italia è stanca delle eterne promesse sulle riforme liberali, sull’abbassamento delle tasse, sul rilancio degli investimenti, sull’apertura di nuovi cantieri e su tante altre amenità sventolate da decenni, e che restano perennemente nel libro dei sogni.

La realtà è diversa. Il “Sistema Paese” non riparte come mostra la crescita del nostro Prodotto Interno Lordo dell’1% a fronte di un tendenziale che in Germania sfiora un più 5%. Il taglio degli investimenti sulla ricerca scientifica, sull’innovazione tecnologica, sulla scuola e sull’università minano alla base la competitività futura delle nostre imprese. Il debito pubblico è aumentato e il disavanzo primario è cresciuto ai livelli allarmanti del 1992-93 quando il Governo Amato prima, e quello presieduto da Carlo Azeglio Ciampi dopo, dovettero varare manovre pesantissime per evitare la bancarotta.

Il Governo non ha utilizzato questi margini di indebitamento per realizzare infrastrutture, rilanciare l’edilizia e migliorare la competitività del sistema produttivo. Al contrario i cantieri sono fermi e si assiste a progressive pose della prima pietra per le stesse opere pubbliche con annunci ripetuti di natura meramente propagandistica. Le fasce medie scivolano verso un impoverimento progressivo. La casa resta un miraggio per le giovani coppie e per i cittadini meno abbienti che da decenni attendono politiche di sovvenzioni per l’edilizia convenzionata e popolare. Curarsi, viaggiare e studiare costa sempre di più. Il lavoro si precarizza e il potere d’acquisto dei salari scende a livelli insopportabili con un costante spostamento di ricchezza che privilegia un’élite sempre più ristretta di notabili, professionisti, imprenditori e manager, che dichiarano al fisco redditi risibili e invece dispongono, tramite società prestanome, di ville lussuose, barche e macchinoni che sembrano aeroplani. La giustizia sociale è stata sepolta, l’uguaglianza dei cittadini è un pallido ricordo ottocentesco, le pari opportunità di partenza tra territori e tra persone non sono più perseguite, il divario tra Nord e Sud è scomparso dall’agenda politica e gli unici obiettivi pervicacemente sostenuti dall’asse PDL-Lega Nord è l’asservimento della Magistratura al Governo, l’impunità dei potenti e il federalismo degli egoismi che salva le valli bergamasche e abbandona al declino l’osso appenninico e le aree meridionali. Gli italiani non ne possono più di un Governo che brucia il futuro, ci umilia sul proscenio mondiale e non è in grado di costruire una prospettiva di benessere generale.

Il cambiamento stenta ad attecchire in Molise che è sempre lento nel recepire i mutamenti politici nazionali. La greppia di potere che tiene in ostaggio i molisani ha costruito una macchina del consenso degna delle stagioni più oscure della democrazia italiana. Nonostante il controllo scientifico dell’elettorato tramite gli Enti di Sottogoverno regionale, il PDL è riuscito a vincere grazie all’incestuosa alleanza col FLI dell’odiato Fini. Senza i consensi di Pallante l’armata di De Matteis si sarebbe fermata sotto la soglia del 50% e sarebbe stato necessario il ballottaggio. Una vittoria a metà, frutto della sapiente regia di un Michele Iorio che rischia di rimanere disarcionato da un decreto attuativo del federalismo che vieta la ricandidatura ai governatori che hanno causato i disavanzi nella sanità. Secondo la legge del contrappasso l’unico leader italiano del PDL che continua a vincere viene pensionato d’ufficio da un provvedimento del suo partito. Il centrosinistra in una tale eventualità non esclude la possibilità di moltiplicare le sue incomprensibili divisioni per permettere all’asse Di Giacomo-Patriciello di sconfiggere l’alleanza Vitagliano-Frattura.

Nell’auspicio che prima o poi prevalga il buonsenso e i dirigenti molisani del centrosinistra aprano le finestre per far entrare una ventata di aria fresca nel grigiore delle loro stanze, è opportuno mobilitarsi con telefonate, incontri, messaggi e iniziative per sostenere anche da lontano l’affermazione di Giuliano Pisapia. Parteciperò direttamente ad eventi promossi da giovani del Molise che lavorano a Milano la prossima settimana con la consapevolezza che non si svuota l’oceano con un secchiello, ma si è partecipi di un movimento di liberazione utile al futuro di quella città e dell’Italia. ☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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