Campeggiare ai tempi del corona
10 Ottobre 2020
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Campeggiare ai tempi del corona

Si può campeggiare al mare o in montagna, in tenda o in camper, in strutture attrezzate o semplicemente viaggiare bivaccando (in modo consapevole) in luoghi dove questa forma di turismo non sia espressamente vietata. Rispetto ad altri modi di fare vacanza, andare in campeggio nell’anno del “Corona” ha i suoi pro e contro: vivere all’aperto riduce le possibilità di contagio mentre l’uso di servizi comuni potrebbe aumentarle. A questo proposito, la scelta del periodo, forse mai come quest’anno, è stata importante per ridurre i rischi associati alla pandemia: piano ferie permettendo, meglio muoversi a giugno o a settembre per evitare la calca di luglio e agosto, re- gola che di questi tempi vale del resto per il turista di ogni ordine e grado.

Gli interminabili mesi di letargo forzato protrattosi quest’anno fino a ridosso dell’estate hanno alimentato un’irresistibile voglia di uscire, di riscoprire la natura, di socializzare e dunque, in una parola sola, di fare campeggio. Dal mare alla montagna, dal camperista buontempone al cicloturista taciturno il campeggio non è solo voglia di evadere dalle mura di casa in cerca di aria fresca e di avventura ma anche un’esperienza di scoperta della diversità e della ricchezza del genere umano.

C’è chi arriva la sera che è già buio e non ha tempo di socializzare perché intento a preparare cena e giaciglio secondo gesti rituali; c’è chi arriva con animali domestici e indugia sulla scelta della piazzola più adatta alle proprie esigenze; c’è chi occupa lo stesso posto da anni magari in attesa degli amici di una vita che stanno per arrivare.

Scelto il posto, chi ha una tenda stende innanzitutto il telo per proteggerla dalle asperità o dall’umidità del terreno sottostante. Quindi inizia la costruzione vera e propria, una piccola impresa familiare dove ciascuno fa il suo dal più piccolo al più grande. Per chi non ha una casa di proprietà, è un assaggio di quello che sarà possedere un tetto più stabile in futuro. Osservare una massa informe di telo, tessuto, e cerniere lampo prendere rapidamente forma sotto l’azione meccanica di corde, aste e picchetti fa sempre un certo effetto sia per il neofita che per il campeggiatore più esperto.

Montata la struttura, si arredano gli interni: ognuno prepara il proprio giaciglio con tanto di materassino, sacco lenzuolo e sacco a pelo, sistemando un libro o un oggetto di conforto oltre all’immancabile torcia accanto al cuscino. Intanto, all’esterno, qualcun altro tende una cima tra gli alberi per stendere panni e asciugamani e magari per avere un pizzico di privacy in più.

Essere campeggiatore significa ingegnarsi di continuo per recuperare spazio e guadagnare tempo, una ricerca costante di leggerezza e praticità, una rinuncia consapevole del superfluo inclusa qualche innegabile comodità. Niente fronzoli, a partire dal cibo semplice e nutriente come una pasta al tonno e limone cucinata velocemente su un fornellino a propano o ad alcool denaturato in gavette e padelle d’alluminio o di titanio che poi scompaiono magicamente una dentro l’altra quando bisogna fare fagotto e ripartire, consumata a gambe incrociate su una stuoia o seduti su una pietra o un tronco d’albero se non ci si può concedere il lusso di sgabelli e tavolino.

In questo anno straordinario forse abbiamo tutti bisogno di un po’ di campeggio per riavvicinarci con cautela e rispetto alla natura e ai nostri simili.☺

 

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