Cari ragazzi
7 Aprile 2020
laFonteTV (3152 articles)
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Cari ragazzi

Cari ragazzi, il tempo è sospeso e non sappiamo quando rimetterà i piedi per terra e tornerà a camminare. Sembra non esserci più.
La piazza è vuota, le strade deserte, il bar è chiuso, come i negozi, la palestra… e la scuola. Lo zaino lo avevate appoggiato distrattamente nel solito angolo, mercoledì 4 marzo, all’ora di pranzo, rientrando a casa, prima di sentire alla tv quella notizia che ci ha fatto tremare i polsi: da domani tutti a casa fino al 15 marzo, poi fino al 3 aprile… e non è una vacanza, non c’è l’esultanza che accompagna la chiusura straordinaria e graditissima per la neve. No, c’è sgomento, silenzio, stupore.
Siamo a casa, ragazzi. Il mondo sta tremando. Si ferma il lavoro di tanti settori, il calcio, lo svago, il piccolo rito del parrucchiere della mamma, la messa, la passeggiata.
Vi immagino nelle più diverse reazioni a questa esperienza che vi cambierà la vita e che non dimenticheremo. Qualcuno dorme sicuramente un po’ di più (e fa bene), si gode la tv, un buon libro (chissà!), qualche ricetta golosa di mamma, dei momenti di inaspettata intimità con i propri cari, a casa. Per qualcun altro, però, forse la casa non è proprio un nido caldo dove raggomitolarsi in attesa che quest’incubo passi, forse no: magari c’è qualche convivenza un po’ forzata, qualche litigio di troppo, nervosismi legati alla “prigionia” o a problemi che la quarantena amplifica. Mi preoccupano le tensioni di cui potete soffrire in questi giorni particolari. Inutile illudersi che stare a casa sia piacevole per tutti.
E poi, eccovi a studiare. Vi vedo tra libri, classi virtuali, pc, connessione sì, connessione no, videolezioni, fotocamera e microfono. I vostri insegnanti cercano di esserci, in tutto questo. La didattica a distanza, le piattaforme con cui stanno cercando di familiarizzare (per voi e con voi) non vogliono replicare la quotidianità delle spiegazioni, delle interrogazioni, delle lezioni, non si può pretendere di forzarvi alla normalità laddove di normale non c’è più nulla. No ragazzi. La didattica a distanza è una mano tesa, vivetela così. Una carezza da lontano, da chi si occupa di voi con un amore che spesso, forse, non riesce a dimostrare.
È un filo sottile col quale tenervi legati a noi, col quale ritrovare i vostri sguardi un po’ smarriti ma sempre luminosi, carichi di futuro e di vita. Che ci mancano. Un filo col quale dirvi che ci siamo e ci stiamo inventando nuovi modi per fare gruppo, comunità.
Ragazzi, non sappiamo quando, ma un giorno alla tv ci diranno che il virus ha perso il braccio di ferro, che è stato sconfitto, che possiamo riaprire le porte. E scenderemo in strada, respireremo aria tiepida primaverile, il cielo non ci sarà mai sembrato così azzurro. O la pioggia così gradevole sul viso e sui vestiti. Niente ombrelli, ce la faremo scivolare addosso con rabbiosa grazia.
Ragazzi, non sappiamo quando, ma sarà così. Però il presente è adesso e, ciascuno nella propria condizione, siamo chiamati a viverlo bene, con coraggio, con saggezza.
Non ci salviamo da soli. Mai. Questa epidemia ci sta dando una grande lezione, che tutti i discorsi sui diritti umani non potranno eguagliare mai. Ci si salva insieme, nella vita. Io salvo te, tu salvi me. Noi salviamo l’altro, insieme. Mano nella mano. Il diritto alla vita si basa sulla reciprocità, su quella catena invisibile di rispetto, di attenzione e cura per l’altro, che si chiama amore. E l’amore non si sente, si sceglie. Contro l’egoismo, contro l’indifferenza.
Ragazzi, amate i vostri cari ma anche tutti quelli che non conoscete, state a casa per tutti quelli che, a causa di una vostra leggerezza, potrebbero non farcela. Amateli così, con un gesto silenzioso, anonimo, preziosissimo. Insieme ci si salva. Ci si salva insieme. La mia vita è intrecciata con la tua. Ciò che faccio ti riguarda sempre. Io dipendo da te, e tu dipendi da me. Non solo oggi, sempre.
Ragazzi, quando ci riabbracceremo, facciamolo così: col calore di chi ha capito quanto è importante portare la nostra goccia di bene nel mondo, instancabilmente.
Il tempo è sospeso. Ma ci guarda, ci si offre per rimetterci in discussione, per crescere. Spendiamolo bene.
A presto

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