Chi viaggia impara
18 Dicembre 2015
laFonteTV (3191 articles)
Share

Chi viaggia impara

Sono reduce (mi piace questa espressione italiana) da un convegno internazionale su Tina Modotti, organizzato dall’università di Udine. Volevo scrivere su questo tema, ma il viaggio di ritorno da Udine a Bonefro mi ha fatto cambiare idea. La giornata del 21 novembre 2015, passata quasi totalmente su treni e in stazioni ferroviarie, mi ha regalato diverse esperienze che mi hanno fatto pensare molto. Mi ha aiutato anche il fatto che facevo il viaggio insieme al mio compagno Giorgio, che è molto più comunicativo e socievole di me, e forse, senza di lui, non avrei fatto queste esperienze.

  1. Sul treno da Udine a Venezia-Mestre. Accanto a me, di fronte a Giorgio, sta seduto un uomo di circa 30 anni, e quando ci chiede se il treno ferma a Treviso, è chiaro che non è italiano. Arriva il controllore e vede che il biglietto di quel passeggero non è stato convalidato. Ma, invece di fargli una multa, si prende 5 minuti di tempo per spiegare e rispiegare come, perché e dove si deve convalidare un biglietto per non avere problemi sul treno. È bello cominciare la giornata incontrando una persona cosi amabile e paziente con uno straniero.
  2. A Mestre abbiamo il tempo per uscire dalla stazione e fumare una sigaretta. Ci si avvicina un uomo che, per il colore della sua pelle, mostra di essere un “extracomunitario”. Ci chiede una sigaretta, Giorgio gliene offre due e comincia a fargli delle domande. L’uomo viene dal Bangladesh, un suo “amico” che “lavora” a Mosca gli ha pagato il viaggio fino in Italia, e dopo essere arrivato sano e salvo nel paese dei suoi sogni, lui ha dovuto restituire all’amico 3.000 dollari. Ha legalizzato il suo soggiorno in Italia e spera di prendere la cittadinanza italiana l’anno prossimo. Ma non ha lavoro. Ma non ha perso la speranza. Giorgio segnala il cielo con il dito e dice che “quello lassù” sicuramente lo aiuterà a trovare un lavoro, e dopo gli chiede quale è il suo Dio. “Allah”, dice l’uomo, e si vede come lo stupisce il fatto che non vede sulle nostre facce né timore, né stupore, e che non facciamo qualche passo per allontanarci da lui. Dopo, con un grande sorriso sul viso, dice che c’è un solo Dio e che non importa come lo chiamiamo noi.
  3. Dopo che l’uomo del Bangladesh si è allontanato, ci si avvicina una ragazzina piccola, timida, sui 20 anni, e ci chiede qualche spicciolo per comprarsi da mangiare. Naturalmente Giorgio chiede subito da dove viene, e con nostra grande sorpresa è spagnola, di Saragozza. Con due euro che vanno di mano in mano si apre un dialogo, perche vogliamo sapere come mai ha pensato che può trovare lavoro in Italia. Non è in grado di darci una risposta convincente, e si vede, nel corso della conversazione, che lei stessa si stupisce della sua scelta. Ma neanche in Spagna ha trovato lavoro, e forse è stata spinta della stessa speranza che provava l’uomo del Bangladesh. Si allontana lentamente, nelle orecchie i nostri auguri di “buena suerte”, buona fortuna.
  4. Dopo questi incontri con stranieri residenti in Italia che ci hanno fatto toccare con mano i loro problemi esistenziali, mi aspetta, a Bologna, l’incontro con una giovane italiana che è cosi onesta, cosi priva di ogni furbizia, che mi domando dove sia cresciuta e dove vive. Voglio andare al bagno, ma l’accesso è bloccato con una catena, il bagno è “chiuso per pulizia”. Il mio organismo non conosce ragioni e trovo il modo di entrare, lo stesso. C’è una ragazza giovane, anche lei sui 20 anni, che pulisce il pavimento. Dietro di me viene un italiano sui 40, anche lui dice che “gli scappa”, e la ragazza ci spiega che ci deve dare un scontrino, sotto, al piede della scala, e che dobbiamo aspettare che finisce il lavoro. Ma ci dà il permesso di entrare. Io non capisco niente: uno scontrino per l’utilizzo del bagno? In vita mia non ho visto una cosa del genere. Quando voglio scendere la scala per pagare e prendere lo scontrino, la ragazza mi dice che l’uomo che stava dietro di me aveva già pagato per noi due, e che lei ancora gli deve dare 40 centesimi. Mi dà le due monete da 20 e mi chiede di cercare quell’uomo e di aspettarla giù per lo scontrino. Scendo e per fortuna trovo quell’uomo italiano, gli voglio dare gli 80 centesimi che spettano a me, ma lui non li vuole e non vuole neanche i 40 che la ragazza doveva restituire. Aspettando la ragazza cominciamo a parlare e dico che mi stupisce che quella ragazza, che fa uno dei lavori meno rispettati e meno pagati, abbia insistito per darci gli scontrini. Facilmente avrebbe potuto prendersi il denaro e metterlo in tasca sua, non c’era nessuno che osservava la scena che si era svolta nel bagno. “Questa ragazza mi ha regalato una bella giornata”, mi dice l’italiano. “Mi ha restituito la fiducia nell’essere umano. C’è ancora gente onesta”. Mi augura buon viaggio e si allontana velocemente. Nella mia mano rimangono i suoi 40 centesimi e lo scontrino che conservo e che chiamo “lo scontrino dell’onestà”.☺

 

laFonteTV

laFonteTV