Chiesa e debito
28 Aprile 2017
La Fonte (351 articles)
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Chiesa e debito

A distanza di pochissimi giorni la chiesa italiana, anche su spinta dell’ assemblea nazionale svoltasi a Roma e organizzata dal Cadtm Italia (comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi), e i suoi principali organi di informazione, Avvenire e Famiglia Cristiana, si sono occupati del tema del debito e di come il sistema che lo alimenta tiene in pugno una consistente parte dell’umanità e perfino l’Europa. Un famoso filosofo francese, Jean-Clet Martin, ha scritto recentemente L’asservimento del debito, in cui spiega perché la filosofia deve occuparsi del debito asserendo anche che ormai l’entità Stato è stata asservita dalla schiavitù del debito. Anche la Santa Sede sta conducendo una trattativa importante affinché La Corte Internazionale dell’Aja si esprima sui debiti illegittimi degli stati poveri o di quelli caduti nella morsa della Usurocrazia. Che cosa sta accadendo? Sta accadendo che ciò che è stato coperto e nascosto sta per essere svelato: una buona parte dei debiti delle nazioni è illegittimo e non va pagato.
Sempre più attuale, anche per l’Italia, rimane la famosa Carta di Sant’Agata de’ Goti – “Dichiarazione su usura e debito internazionale”, che ha fatto praticamente il giro del mondo. Essa è approdata nel Parlamento italiano con la l. 25.07.2000 n. 209 il cui art. 7, rimasto inattuato, statuisce che il Governo, nell’ambito delle istituzioni internazionali competenti (principalmente l’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite), propone l’avvio delle procedure per la richiesta di parere alla Corte Internazionale di Giustizia sulla coerenza tra le regole internazionali che disciplinano il debito estero dei Paesi in via di sviluppo (ma è opinione comune che si potrebbe oggi far riferimento al debito tout court, includendovi i Paesi impoveriti o a rischio default) e il quadro dei principi generali del diritto e dei diritti dell’uomo e dei popoli. Il testo di questa Carta è stato così aggiornato nel 2015: “Considerato a) che la povertà è determinata in gran parte dalla struttura usurocratica dell’economia planetaria; b) che la speculazione finanziaria ha preso il sopravvento sull’economia reale, determinando la crescita del debito “aggre- gato” nei Paesi poveri o c.d. a rischio ; c) che il crescente potere del “sistema bancario ombra” è in flagrante violazione dei diritti dell’uomo e dei popoli; d) che le fonti private di credito, a prescindere da quelle pubbliche, sono responsabili della crescente finanziarizzazione del debito, sempre più a usura; e) che il valore delle materie prime, nei Paesi del Sud del mondo, è condizionato dalla speculazione finanziaria, dalle fluttuazioni incontrollate dei mercati monetari e da regole del commercio internazionale sicuramente pregiudizievoli o addirittura inesistenti, in pratica da un mercato senza regole, cioè all’insegna della deregulation, chiedono che, con il sostegno sempre più incisivo della Santa Sede e anche dei Governi dei Paesi coinvolti nella grave crisi economico-finanziaria mondiale, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite giunga a formulare l’auspicata richiesta di parere alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja sui princìpi e sulle regole applicabili al debito internazionale, nonché al debito pubblico e privato, al fine della rimozione delle cause delle perduranti violazioni dei princìpi generali del diritto e dei diritti dell’ uomo e dei popoli, cogenti, come risultanti specialmente dalla menzionata Carta e dalle citate risoluzioni dell’Assemblea generale”.
Ma l’Italia sarebbe interessata da una simile procedura di illegittimità del debito? Certo! Teniamo conto il debito pubblico non è solo colpa degli italiani. Il rapporto debito/pil è stato aggravato per almeno il 30% dagli attacchi speculativi. Nelle sedi europee non servono né l’ottimismo di maniera né la classica voce grossa. In quelle sedi non solo bisogna evidenziare che il nostro Paese, a seguito dei ripetuti attacchi speculativi, ha subìto un aggravamento del rapporto debito/pil non inferiore al 30%, ma soprattutto far comprendere che è il momento di decidere che gli investimenti non possono essere sottoposti ad un irrazionale principio di austerità che, anziché lenire, aggrava i malanni di un Paese.
Insomma la recente assemblea del Cadtm Italia, svoltasi a Roma, e che ha visto protagonisti alcuni degli autori di questo giornale, ha colto nel segno ed ha unito e coordinato gruppi di lavoro che a vario titolo si occupano del debito dei paesi poveri o a rischio default, come l’Italia. Nulla può essere spiegato delle attuali ingiustizie globali senza attraversare questo terreno oscuro del debito a causa del quale i nostri servizi essenziali, i nostri beni comuni, il lavoro, la sanità ed il futuro delle generazioni verrà preso in ostaggio definitivamente. Questa è la lotta necessaria che tutti dovremmo fare senza lasciare i nostri percorsi di rivendicazione e di tutela del territorio.
Tenetevi sempre informati leggendo le pagine di questo mensile di resistenza che nel suo piccolo ha avuto ed ha le intuizioni rivoluzionarie che cambiano il modo di pensare, di lottare e di migliorare la nostra esistenza.

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