clean economy   di Giovanni Di Stasi
3 Settembre 2013 Share

clean economy di Giovanni Di Stasi

 

Ci è capitato più volte di sottolineare che nella vita democratica di una collettività il posto centrale spetta ai cittadini, ai quali, tuttavia, proprio da questa centralità deriva il compito di partecipare attivamente alla vita pubblica, anche oltre il fondamentale esercizio del diritto di  voto.

Ne consegue, tra l'altro, che nella difficile congiuntura socio-economica che stiamo attraversando i cittadini non possono limitarsi a chiedere improbabili, ancorché urgenti, cambiamenti di rotta alle classi dirigenti e alle istituzioni, ma devono assumere direttamente l'iniziativa di avanzare proposte, di confrontarsi e di contribuire a trovare le soluzioni più appropriate.

In quest'ottica abbiamo ragionato nel circolo molisano di Libertà e Giustizia ed abbiamo deciso di proporre al governo regionale del Molise un progetto concreto e fattibile per irrobustire nella nostra regione quelle attività economiche che sono indissolubilmente legate al nostro territorio e alla nostra cultura, ma che possono, nel contempo, essere organizzate con criteri di grande innovazione, facendo ricorso a precisi strumenti normativi e finanziari. Dagli incontri che abbiamo avuto con il governo regionale sono emersi importanti elementi di condivisione e riteniamo che a breve si possa procedere alla organizzazione di una conferenza stampa congiunta per render pubbliche le finalità e le modalità operative da seguire per l'attuazione del progetto.

In questa sede ci limitiamo ad anticipare che si punta a  mettere in campo inedite modalità di interconnessione tra attività produttive relative a turismo, beni culturali, commercio, pesca ed agroalimentare, partendo proprio da  un  Contratto di Sviluppo agroalimentare.

La proposta è quella di:

– chiamare tutti ad una forte assunzione di responsabilità per alleviare le sofferenze derivanti dalla grave crisi economica ed occupazionale che stiamo vivendo;

– promuovere una progettualità che renda riconoscibili e metta in rete le risorse peculiari della nostra realtà regionale per trasformarle in opportunità strutturali e durature per i cittadini e per le imprese;

– adottare un metodo partecipativo che assegni al tessuto sociale e culturale il compito di creare le condizioni generali necessarie per il pieno successo di un progetto la cui attivazione ricade interamente nella sfera di responsabilità degli imprenditori.

A scanso di equivoci è bene precisare che se, da una parte, gli imprenditori devono essere i protagonisti principali dell'iniziativa, dall'altra essi non devono essere lasciati soli. La società civile, le associazioni degli imprenditori (industriali, agricoli, della pesca, del commercio, del turismo, della cultura) gli istituti di credito e le istituzioni territoriali devono accompagnare e sostenere l'iniziativa, contribuendo anche  a definirne le caratteristiche portanti.

La procedura che proponiamo di seguire discende direttamente dalla natura dal progetto in questione che chiama in causa, per il suo successo, la piena assunzione di responsabilità dell'intera collettività regionale in materia di rispetto di condizioni fondamentali che vanno dalla salvaguardia della sostenibilità ambientale delle produzioni all'incremento dei livelli occupazionali e alla trasparenza dei processi di gestione delle risorse umane e finanziarie.

Stiamo lavorando ad un'idea di clean economy che non si limiti a richiamare solo il principio della sostenibilità ambientale, seppur scevra da ogni estremismo ambientalista, ma anche quello della dimensione sociale dello sviluppo economico di un territorio, che presuppone il coinvolgimento della collettività ed il suo sostegno nella promozione e nella realizzazione dei progetti.

Qualche precedente lo troviamo in Francia dove è stata istituita, con la legge Barnier del 1995, una autorità amministrativa indipendente denominata Commission nationale du débat public (CNDP) che promuove un confronto pubblico su progetti di grande rilevanza ambientale e socio-economica. La CNDP opera in situazioni e per finalità molto diverse da quelle che intendiamo attivare nel nostro Molise, ma è comunque interessante leggere ciò che ha dichiarato di recente il suo vicepresidente, Patrick Legrand, sul cambiamento introdotto in Francia con il Débat Public:  “È un cambiamento che attiene alla cultura imprenditoriale, tecnica e scientifica. L’aspetto più dirompente è che il débat public autorizza dei non tecnici, a priori incompetenti, a dare il loro avviso su un progetto tecnico. Ciò significa che nessun tema tecnico è strettamente tecnico. Si cerca di costruire nella testa delle imprese e dei suoi manager che ogni tema è socio-tecnico e non solo tecnico: la dimensione sociale del progetto deve essere integrata nel progetto stesso”.

Si potrebbe obiettare che il Débat Public francese non ha molto a che fare con il nostro progetto, ma ci piace tenerlo a mente.☺

giovanni.distasi@gmail.com

 

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