con la schiena dritta
19 Febbraio 2010 Share

con la schiena dritta

Una volta per bestemmiare si andava al bar o in cantina: oggi si va in chiesa. È accaduto a Casacalenda nel giorno dell’Immacolata Concezione; l’occasione è stata quella dell’ingresso del nuovo parroco. La chiesa era gremita di persone felici di accogliere il nuovo parroco al quale alcune signore, poco prima della cerimonia, si erano rivolte per chiedere aiuto. Le operatrici della Cooperativa Nardacchione avevano sostato davanti alla chiesa per tutto il pomeriggio, nella speranza di poter chiedere al Vescovo di intervenire in loro difesa. Rischiano il posto di lavoro quelle donne. In paese le conoscono tutte; sono quelle che da trent’anni si occupano dei nostri anziani. Sarebbe il caso di ringraziarle per quello che hanno fatto, le sfortunate. Se una Piazza avesse bisogno di una memoria, senza per questo cadere nella retorica, i miei compaesani dovrebbero dedicarla a loro. Trent’anni fa, quando nessuno nel mezzogiorno d’Italia sapeva cosa fosse l’assistenza domiciliare agli anziani, le donne di questo paese decisero di coniugare due dignità, quella che ti conferisce il lavoro, rendendoti libero e forte, con quella che leggi negli occhi di chi soffre per difenderla. In realtà combattevano due solitudini; quella che ti procura la disoccupazione e quella che ti causa la vecchiaia.

Il paese veniva preso ad esempio per ciò che quelle donne facevano per gli anziani e poi per i “matti”, altro che politiche progressiste a costo zero; erano loro ad essere la sinistra, quella che paga in proprio, quella che fatica tutti i giorni per portare  il pane a casa, quella che pretende i propri diritti, non li elemosina. È questo che ai padroni del vapore non va giù. La gente con la schiena dritta, quella che ti guarda negli occhi quando le parli, quella che si è inventata un lavoro per non mendicarlo, quella che ha a che fare tutti i giorni con la morte e non ha perciò paura della vita, anche quando ominicchi e quaquaraquà impiegano il loro tempo per renderla grama. Basta guardarle mentre lavorano per capire che non si arrenderanno facilmente, così come non si sono arrese quando i padroni del vapore, sempre loro, hanno preferito che imprenditori di fuori si occupassero dei nostri anziani. Anche allora gli anziani, rinunziando al contributo comunale, hanno scelto le donne della Nardacchione. È da oltre cinque anni che gli anziani non ricevono contributi pubblici per questo servizio, né vi è un’offerta sociale di tipo diverso, laddove il terremoto, più che le case, ha sconvolto i rapporti sociali.

Ma chi si occupa degli anziani in questo paese? Gli amministratori comunali fanno finta di non sapere che il risparmio economico realizzato dal Comune in questi anni viene interamente sostenuto dalla cooperativa Nardacchione e, neanche questo è bastato a illuminarli, perché mai  tanto cinismo? Perché si rinunzia al finanziamento a fondo perduto di circa mezzo miliardo delle vecchie lire? La risposta sta in una bestemmia fatta sul pulpito per conto del Cristo: “Stiamo creando dodici posti di lavoro e lo facciamo nella legalità, altrimenti il Signore mi avrebbe mandato un segno”. L’unto ha deciso, con un atto formale, di affidare la gestione del Centro sociale  Mater Dei, attraverso una gara pubblica. La domanda sorge spontanea: come fa a sapere che il futuro gestore utilizzerà dodici persone? Conosce il futuro gestore? Ha discusso con lui i particolari? Conosce anche i futuri operatori? O si è inventato tutto? Perché se conosce già l’imprenditore che dovrà gestire il Centro ancora prima di fare la gara, non ha solo bestemmiato.

Da uno studio fatto dall’ufficio amministrativo della Cooperativa Nardacchione, che a differenza dell’“unto” fa questo mestiere, é risultato che dodici operatori, pagati a tariffa sindacale, costano 27.000 euro al mese; vitto, gas, acqua, luce materiali di pulizia costano 8.000 euro ogni mese, a tutto ciò va aggiunto che, “giusto per venire incontro agli anziani,” la giunta comunale, nelle persone di Gagliardi Marco, Tozzi Piero, Fiore Giuseppe, Maiorano Nicola e Masciantonio Marco, ha deciso di percepire dagli stessi l’affitto, e si arriva alla soglia dei 40.000 euro al mese. Considerato che il Centro può contenere fino a 24 ospiti, il conto è fatto: circa 1700 euro per la retta mensile. Ora due sono le cose: o si sta operando per aprire una casa per anziani ricchi, o invece l’imprenditore che investirà mezzo miliardo di vecchie lire è a conoscenza di cose che noi non sappiamo. Ma è certo: né per i lavoratori  né per gli ospiti si prospetta niente di buono.☺

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