Conservare e utilizzare i mari
4 Aprile 2019
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Conservare e utilizzare i mari

Inquinamento e sfruttamento eccessivo dei nostri oceani sono la causa di sempre maggiori problemi, quali una grave minaccia per la biodiversità, l’acidificazione degli oceani e l’aumento dei rifiuti di plastica. Oltre alla pesca industriale e l’utilizzo commerciale delle risorse marine, il cambiamento climatico sta mettendo gli ecosistemi marini sempre più sotto pressione. Una continua crescita della popolazione mondiale sarà ancora più legata al problema delle risorse marine in futuro. L’Obiettivo 14 mira a ridurre in modo significativo tutti i tipi di inquinamento marino, riducendo al minimo l’acidificazione degli oceani entro il 2025, affrontando  in modo sostenibile la gestione e la protezione degli ecosistemi marini e costieri. Esso mira inoltre, entro il 2020, a regolamentare la raccolta in modo efficace e a bloccare la pesca eccessiva, ponendo fine alla pesca illegale e non regolamentata e alle pratiche di pesca distruttive. Inoltre, l’obiettivo tende a vietare determinati tipi di sovvenzioni alla pesca.

L’obiettivo si articola nei seguenti punti:

[14.1]: Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo l’inquinamento marino di tutti i tipi, in particolare partendo dalle attività terrestri, compresi rifiuti marini e l’inquinamento. [14.2]: entro il 2020,  gestire in modo sostenibile e proteggere gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi, anche rafforzando la loro capacità di recupero, e agire per la loro rivitalizzazione al fine di raggiungere uno stato degli oceani sano e produttivo. [14.3]: Ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell’acidificazione degli oceani, anche attraverso una maggiore cooperazione scientifica a tutti i livelli. [14.4]: Entro il 2020, regolare efficacemente la raccolta e la pesca eccessiva, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, e le pratiche di pesca distruttive e mettere in atto i piani di gestione su base scientifica, al fine di ricostituire le specie ittiche nel più breve tempo possibile, almeno a livelli in grado di produrre la massima crescita sostenibile in base alle diverse caratteristiche biologiche. [14.5]: Entro il 2020, preservare almeno il 10% delle zone costiere e marine, nel rispetto del diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili. [14.6]: Entro il 2020, vietare certe forme di sovvenzioni alla pesca che contribuiscono alla sovraccapacità e pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, e astenersi dall’introdurre nuove sovvenzioni di questo tipo, considerando che un trattamento speciale e differenziato, adeguato ed efficace per lo sviluppo dei paesi meno sviluppati, dovrebbe essere parte integrante dell’Organizzazione mondiale del commercio – sussidi alla pesca. [14.7]: Entro il 2030, aumentare i benefici economici alle piccole isole dei paesi in via di sviluppo per l’uso sostenibile delle risorse marine, anche mediante una gestione sostenibile della pesca, l’acquacoltura e il turismo. [14.a]: aumentare la conoscenza scientifica, sviluppare la capacità di ricerca e di trasferimento tecnologico marino, tenendo conto dei criteri e orientamenti della Commissione oceanografica intergovernativa al fine di migliorare la salute dell’oceano e per migliorare il contributo della biodiversità marina nei paesi in via di sviluppo, in particolare dei piccoli Stati insulari e paesi meno sviluppati. [14.b]: Fornire l’accesso alle risorse e ai mercati marini per i piccoli pescatori artigianali. [14.c]: Migliorare la conservazione e l’uso sostenibile degli oceani e delle loro risorse per attuare la normativa internazionale che si riflette nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare che fornisce il quadro giuridico per l’utilizzo e la conservazione sostenibile degli oceani e delle loro risorse, come ricordato al punto 158 di “il futuro che vogliamo”.

In Italia, il rapporto SDGs 2018 (Informazioni statistiche per l’Agenda 2030) rivela che gli indicatori utilizzati per il Goal 14 sono sei riferiti a due dei dieci target; in particolare quattro circa il 14.4 (pesca eccessiva) e due circa il 14.5 (preservare almeno il 10% delle aree marine). Dal Rapporto si evince che la superficie delle aree marine protette è pari a 3.020,5 Km2; i tre quarti però sono concentrati in tre regioni: Sardegna, Sicilia e Toscana. La percentuale delle coste balneari sul totale della linea litoranea è pari al 67%. Ma le variazioni nel corso degli anni sia della estensione delle aree marine protette, sia della percentuale balneabile sono molto lievi, soprattutto se valutate come media nazionale (p. 197 -198).☺

 

 

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