considerazioni in si bemolle
2 Febbraio 2011 Share

considerazioni in si bemolle

 

Per un musicista oggi la composizione pare un esercizio obsoleto o un’azione senza corrispondenza. Come un messaggio del naufrago affidato alla bottiglia e alle onde del mare. La tecnologia ti permette il fai da te: suoni campionati, software di editing audio, loop, mixaggi digitali. Poi pian piano ti accorgi che ti manca il rapporto con gli interpreti, la relazione con l’altrui conoscenza, lo scambio fra progettazione e artificio. Ti manca soprattutto la comunanza di intenti, il contributo dell’individuo all’opera di individui. Certo guadagni tempo e denaro evitando turni in sala di registrazione e compensi ai musicisti, ma ne perdi in forza propulsiva e fisicità: del suono, innanzitutto, poiché il suono altro non è che vibrazione di corpo sonoro e propagazione di onde nello spazio, di idea che prende forma, non solo dal tuo immaginario ma dal riconoscimento dei segni che anche altri interpretano come un materializzarsi di codici segreti e misteriosi, di fiducia nell’altra competenza, di affidamento trepidante  per la verifica che ne uscirà. Ascolto. Stupore. Meraviglia. E se l’altro si limita a leggere lo spartito solfeggiandolo virtuosisticamente tu lo fermi e gli fai sentire come deve essere eseguito e lo fai con tanto tenero rispetto che lui o lei ti segue e si avvicina al comparire della forma armonica, ritmica, al carattere della partitura.

Gli artisti sono mortali, non dei. La musica può essere divina ma il costo dei pomodori, come dice Marquez, ti tira per la manica e ti spinge nel punto più stretto del guado.

Il costo dei pomodori è anche il consumo “usa e getta” della musica riprodotta: file mp3 dove le frequenze sono tagliate (per occupare meno spazio) e credi di “sentire”, in realtà ascolti e basta. Il sottofondo odioso che ti insegue nei luoghi di contemporanea alienata socializzazione, ipermercati e piazze virtuali dei centri commerciali, mezzi pubblici delle metropoli, bar, ristoranti, beauty farm ecc. Musica sciorinata come spray deodoranti per far scorrere ieraticamente sui tapis roulant il cittadino consumatore e obbediente. Narcotici culturali, “tavor” digitale terrestre,  Ipod carnali, cellulari tatuati sull’orecchio. Niente di nuovo. Il consumo musicale si affianca al degrado generale. Non ascoltiamo ormai se non brani che durino massimo tre minuti. Oltre sarebbe un problema andare, per gli autori e per il fruitore. Raccontini di quotidianità in salsa sonora. Ben fatti. Al top naturalmente. E noi non rischiamo più di innamorarci, ridere, soffrire, scontrarci, incontrarci, impegnarci nella conoscenza reciproca, nell’accettazione dell’abbandono. Noi ci ascoltiamo Nannini o I Negroamaro che scoppiano di passione e mangiamo pistacchi sullo stereo di casa, rigorosamente soli, naturalmente. Non toccatemi e non baciatemi, vado in chat. Chi ha preso i miei auricolari? GRRRRR.☺

fiorella.petronici@alice.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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