contrastare il femminicidio  di Loredana Alberti
3 Settembre 2013 Share

contrastare il femminicidio di Loredana Alberti

 

Di fronte a un fenomeno così grave come lo stalking e la violenza in ambito familiare l'attenzione del legislatore era doverosa. Ma all'indomani dell'approvazione del decreto legge sul femminicidio non sono pochi gli avvocati matrimonialisti e i giuristi che si interrogano sulle novità introdotte, soppesandone pro e contro. A dare voce alle luci e alle ombre di questo provvedimento sono il presidente dell'Associazione avvocati matrimonialisti, Gian Ettore Gassani, e l'avvocato Antonella Tomassini, del foro di Roma. Gassani è il più critico, tanto da arrivare ad auspicare che il presidente Napolitano “non firmi il decreto” o che vi sia una radicale modifica del testo in sede parlamentare. Specialmente su tre punti: l’anonimato della denuncia (è vietata dall’art.333 del codice di procedura penale); l’intervento delle forze dell’ordine per l’allontanamento urgente del coniuge o familiare ritenuto violento (i maltrattamenti devono essere verificati dal magistrato); infine l’irrevocabilità della querela delle persone vittime di atti persecutori.

Di tutt’altro avviso l’avvocatessa Tomassini: “Questa legge ha molti aspetti positivi, come l’arresto in flagranza in caso di stalking. Un segnale andava assolutamente dato. Per mia esperienza gli interventi delle forze dell’ordine spesso sono tardivi. Nel frattempo, a farne le spese sono le donne”.

Intanto alla prima convocazione sul decreto legge, due giorni fa erano presenti 104 deputati unico leader di partito presente: Guglielmo Epifani. Governo rappresentato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini.

“Il presidente della Camera ha ricordato che la seduta di oggi è prevista dall'articolo 77 della Costituzione: Ci sono precedenti di convocazioni durante la pausa estiva o natalizia per l'annuncio della presentazione di decreti legge. Questi sono i fatti e le polemiche che sono seguite sono state del tutto pretestuose. Non c'è nulla di vanto, solo un fatto”.

Botta e risposta in aula tra Laura Boldrini e Gianluca Buonanno (Lega) che nel suo intervento afferma: “Dalla sue parole la presidente mi ricorda donna Prassede, una che pensava di avere il monopolio del bene e poi le cose stavano diversamente”, riferendosi al personaggio, esemplarmente bigotto, de I Promessi Sposi e provocando qualche mugugno in aula. “Sappiamo bene che lei non sa esprimersi senza offendere” risponde piccata Boldrini. “Non è un'offesa, si legga I Promessi Sposi” replica Buonanno.

“Quanto costa agli italiani la convocazione "formale" del Parlamento di oggi? Tra i 150 e i 200 mila euro” si è lamentato il deputato M5S, Walter Rizzetto che avrebbe preferito donarli a qualche centro di assistenza. Boldrini ha subito replicato: “Ma lei ha capito che questo è un obbligo? Di cosa parla? Di sprechi? Questo è un esercizio democratico”.

“Per contrastare il fenomeno del femminicidio occorre intervenire sul piano culturale iniziando dalle scuole: non basta la sola repressione del fenomeno” ha detto Boldrini dopo la presentazione del decreto legge sul femminicidio.

Le reazioni di femministe e studiose del fenomeno sono anch’esse differenziate. Per il Centro di Bologna ci sono segnali positivi anche se c’è da lavorare molto, per altre (leggi Lipperini-Murgia-de Gregorio) è negativo:

Non mi piace perché è un decreto repressivo. E molte di noi hanno detto e ripetuto che nessuna repressione e nessun giro di vite porterà a risultati se non si insiste sulla prevenzione. Scuola. Formazione degli educatori. Libri di testo delle elementari. Educazione al genere, all’affettività, alla sessualità. Da subito. Di questo non si parla.

Non mi piace perché non si parla di centri antiviolenza, e tantomeno della loro moltiplicazione e finanziamento, da quanto è dato almeno capire. Non si  parla di centri di ascolto per uomini abusanti. Non si cerca di capire, formare e prevenire, ma si  pigia sul pedale della guerra fra i sessi, fornendo a chi ancora sputa la parola femminicidio come una caramella mal masticata ottimi argomenti per parlare di espediente securitario.

Non mi piace perché glissa sugli strumenti fondamentali: un osservatorio che monitori i femminicidi, dicendoci quanti sono e come avvengono. Fin qui, le indagini statistiche, come detto centinaia di volte, sono incomplete e generiche.

Non mi piace perché, come ha dichiarato Michela Murgia, la non revocabilità della querela “è una grande responsabilità che lo Stato si assume perché chi impedisce alla vittima di revocare la denuncia deve poter garantire che l’inasprimento degli abusi non ci sarà. O che se ci sarà, la donna verrà protetta. Lo dico perché nella stragrande maggioranza dei casi dal momento della querela le cose per chi ha subìto violenze cominciano a peggiorare”. Non solo, aggiunge Michela, “io ho sempre creduto che una donna debba avere la libertà di decidere se vuole o meno denunciare. Per questo non sono molto d’accordo con la procedibilità d’ufficio che prevede anche che possa essere il pronto soccorso a inviare una segnalazione a polizia e carabinieri. Questo vale ancora di più oggi: se una donna, a un certo punto, non se la sente di continuare l’iter processuale, deve poter fare un passo indietro. Non è giusto trasferire questo diritto alle forze dell’ordine. È un’ulteriore sottrazione che si fa a chi di violenze già ne ha subìte parecchie”.

Non mi piace perché, come ha scritto Concita De Gregorio, “dire che la pena sarà di un terzo più severa nel caso in cui le vittime siano incinte o mogli o compagne o fidanzate del carnefice è comprensibile, dal punto di vista del legislatore, perché sì che battere una donna che aspetta un bambino o che ha un vincolo di fiducia con chi la aggredisce è più grave. Ma stabilisce anche una discriminazione culturalmente delicatissima verso le donne che non fanno figli e non hanno legami con un uomo”.☺

 ninive@aliceposta.it

 

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