In Italia è ormai legge il ritorno al nucleare. A nulla sono valsi gli appelli alla ragione da parte delle associazioni ambientaliste e i movimenti spontanei, tra cui spicca lo storico NO NUKE che si mobilitò negli anni settanta e che con la sua lotta portò la popolazione italiana al referendum del 1987. Voto che ha detto no al nucleare ma che il governo tenta di ignorare. I sondaggi parlano chiaro: la maggioranza dei cittadini è tutt'ora contraria e se le centrali venissero collocate nelle vicinanze delle loro città, la maggioranza diverrebbe totalità. Secondo gli accordi tra le parti interessate, entro il 2020 dovranno funzionare cinque delle undici centrali previste in siti già individuati che il Governo non menziona per non "inquinare" il voto di marzo 2010 per le amministrative. Una cosa è certa: i siti si concentreranno nelle zone vicine ai grandi fiumi e nei pressi delle coste a causa del notevole fabbisogno di acqua destinato al raffreddamento dei reattori; quindi, secondo indiscrezioni, il Molise figurerebbe in questa nuova mappa.
Sappiamo benissimo che di energia non ne produciamo abbastanza per il fabbisogno nazionale e che la importiamo; allora perché non continuare ad incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili? Secondo una ricerca dell'università la Sapienza e del Centro Ricerche per lo sviluppo sostenibile, dal 2002 al 2007 il numero degli impianti fotovoltaici, in Italia, ha registrato una crescita del 318%, destinato a proseguire grazie al "pacchetto clima ed energia" dell'Unione Europea, per raggiungere, nei prossimi 12 anni, un valore di 100 milioni di euro e un'occupazione di circa 250 mila unità. Per i nostri governanti queste "rosee" prospettive non sono degne di considerazione, imperterriti vanno avanti con metodi arroganti ed antidemocratici tant'è vero che hanno approvato una normativa che taglia fuori le regioni dalle decisioni in materia, in violazione dell'art 117 della Costituzione, e non ancora sazi, hanno modificato altresì le regole circa i ricorsi alla magistratura. Cosa c'è dietro? Viene facile rispondere che tutto questo nasconda gli interessi economico-finanziari delle "lobby nucleariste" che con le loro pressioni condizionano le scelte politiche dell'attuale governo tant'è che l'ultima legge finanziaria ha tagliato gli ecoincentivi. Con la fine dell'anno non si potranno più ottenere incentivi in caso di spese di ristrutturazioni ecocompatibili. Questo modo di fare e di pensare porterà il paese indietro di trent'anni, controcorrente, mentre altri paesi europei, smantellate le vecchie centrali, si dirigono verso una produzione "pulita"di energia. Chi ci governa dovrebbe imparare dalla Germania che in questo campo ha fatto passi da gigante nonostante la presenza del sole sia molto più ridotta che da noi.
Il nucleare è antieconomico e pericoloso: antieconomico perché i costi di investimento sono altissimi e l'uranio sta diventando sempre più merce rara come il petrolio, e poi una volta funzionanti, le centrali non daranno più del 5% dell'energia richiesta; pericoloso perché nessuno parla dei 30 mila metri cubi di rifiuti radioattivi che diventeranno 120 mila dopo lo smantellamento delle centrali spente (dismesse); inoltre secondo un calcolo probabilistico ogni 100 anni potrebbe accadere un incidente (lo afferma Carlo Rubbia), e più aumenta il numero delle centrali, più il numero degli anni si riduce.
Tenendo presente tutti questi fattori negativi possiamo dedurre che le centrali sono da mettere fuori da ogni competitività. Nel frattempo è bene che la popolazione cominci subito e dappertutto a lottare per un'altra energia e un'altra società, certamente migliore, nella prospettiva per il bene comune e non di pochi.☺
In Italia è ormai legge il ritorno al nucleare. A nulla sono valsi gli appelli alla ragione da parte delle associazioni ambientaliste e i movimenti spontanei, tra cui spicca lo storico NO NUKE che si mobilitò negli anni settanta e che con la sua lotta portò la popolazione italiana al referendum del 1987. Voto che ha detto no al nucleare ma che il governo tenta di ignorare. I sondaggi parlano chiaro: la maggioranza dei cittadini è tutt'ora contraria e se le centrali venissero collocate nelle vicinanze delle loro città, la maggioranza diverrebbe totalità. Secondo gli accordi tra le parti interessate, entro il 2020 dovranno funzionare cinque delle undici centrali previste in siti già individuati che il Governo non menziona per non "inquinare" il voto di marzo 2010 per le amministrative. Una cosa è certa: i siti si concentreranno nelle zone vicine ai grandi fiumi e nei pressi delle coste a causa del notevole fabbisogno di acqua destinato al raffreddamento dei reattori; quindi, secondo indiscrezioni, il Molise figurerebbe in questa nuova mappa.
Sappiamo benissimo che di energia non ne produciamo abbastanza per il fabbisogno nazionale e che la importiamo; allora perché non continuare ad incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili? Secondo una ricerca dell'università la Sapienza e del Centro Ricerche per lo sviluppo sostenibile, dal 2002 al 2007 il numero degli impianti fotovoltaici, in Italia, ha registrato una crescita del 318%, destinato a proseguire grazie al "pacchetto clima ed energia" dell'Unione Europea, per raggiungere, nei prossimi 12 anni, un valore di 100 milioni di euro e un'occupazione di circa 250 mila unità. Per i nostri governanti queste "rosee" prospettive non sono degne di considerazione, imperterriti vanno avanti con metodi arroganti ed antidemocratici tant'è vero che hanno approvato una normativa che taglia fuori le regioni dalle decisioni in materia, in violazione dell'art 117 della Costituzione, e non ancora sazi, hanno modificato altresì le regole circa i ricorsi alla magistratura. Cosa c'è dietro? Viene facile rispondere che tutto questo nasconda gli interessi economico-finanziari delle "lobby nucleariste" che con le loro pressioni condizionano le scelte politiche dell'attuale governo tant'è che l'ultima legge finanziaria ha tagliato gli ecoincentivi. Con la fine dell'anno non si potranno più ottenere incentivi in caso di spese di ristrutturazioni ecocompatibili. Questo modo di fare e di pensare porterà il paese indietro di trent'anni, controcorrente, mentre altri paesi europei, smantellate le vecchie centrali, si dirigono verso una produzione "pulita"di energia. Chi ci governa dovrebbe imparare dalla Germania che in questo campo ha fatto passi da gigante nonostante la presenza del sole sia molto più ridotta che da noi.
Il nucleare è antieconomico e pericoloso: antieconomico perché i costi di investimento sono altissimi e l'uranio sta diventando sempre più merce rara come il petrolio, e poi una volta funzionanti, le centrali non daranno più del 5% dell'energia richiesta; pericoloso perché nessuno parla dei 30 mila metri cubi di rifiuti radioattivi che diventeranno 120 mila dopo lo smantellamento delle centrali spente (dismesse); inoltre secondo un calcolo probabilistico ogni 100 anni potrebbe accadere un incidente (lo afferma Carlo Rubbia), e più aumenta il numero delle centrali, più il numero degli anni si riduce.
Tenendo presente tutti questi fattori negativi possiamo dedurre che le centrali sono da mettere fuori da ogni competitività. Nel frattempo è bene che la popolazione cominci subito e dappertutto a lottare per un'altra energia e un'altra società, certamente migliore, nella prospettiva per il bene comune e non di pochi.☺
In Italia è ormai legge il ritorno al nucleare. A nulla sono valsi gli appelli alla ragione da parte delle associazioni ambientaliste e i movimenti spontanei, tra cui spicca lo storico NO NUKE che si mobilitò negli anni settanta e che con la sua lotta portò la popolazione italiana al referendum del 1987. Voto che ha detto no al nucleare ma che il governo tenta di ignorare. I sondaggi parlano chiaro: la maggioranza dei cittadini è tutt'ora contraria e se le centrali venissero collocate nelle vicinanze delle loro città, la maggioranza diverrebbe totalità. Secondo gli accordi tra le parti interessate, entro il 2020 dovranno funzionare cinque delle undici centrali previste in siti già individuati che il Governo non menziona per non "inquinare" il voto di marzo 2010 per le amministrative. Una cosa è certa: i siti si concentreranno nelle zone vicine ai grandi fiumi e nei pressi delle coste a causa del notevole fabbisogno di acqua destinato al raffreddamento dei reattori; quindi, secondo indiscrezioni, il Molise figurerebbe in questa nuova mappa.
Sappiamo benissimo che di energia non ne produciamo abbastanza per il fabbisogno nazionale e che la importiamo; allora perché non continuare ad incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili? Secondo una ricerca dell'università la Sapienza e del Centro Ricerche per lo sviluppo sostenibile, dal 2002 al 2007 il numero degli impianti fotovoltaici, in Italia, ha registrato una crescita del 318%, destinato a proseguire grazie al "pacchetto clima ed energia" dell'Unione Europea, per raggiungere, nei prossimi 12 anni, un valore di 100 milioni di euro e un'occupazione di circa 250 mila unità. Per i nostri governanti queste "rosee" prospettive non sono degne di considerazione, imperterriti vanno avanti con metodi arroganti ed antidemocratici tant'è vero che hanno approvato una normativa che taglia fuori le regioni dalle decisioni in materia, in violazione dell'art 117 della Costituzione, e non ancora sazi, hanno modificato altresì le regole circa i ricorsi alla magistratura. Cosa c'è dietro? Viene facile rispondere che tutto questo nasconda gli interessi economico-finanziari delle "lobby nucleariste" che con le loro pressioni condizionano le scelte politiche dell'attuale governo tant'è che l'ultima legge finanziaria ha tagliato gli ecoincentivi. Con la fine dell'anno non si potranno più ottenere incentivi in caso di spese di ristrutturazioni ecocompatibili. Questo modo di fare e di pensare porterà il paese indietro di trent'anni, controcorrente, mentre altri paesi europei, smantellate le vecchie centrali, si dirigono verso una produzione "pulita"di energia. Chi ci governa dovrebbe imparare dalla Germania che in questo campo ha fatto passi da gigante nonostante la presenza del sole sia molto più ridotta che da noi.
Il nucleare è antieconomico e pericoloso: antieconomico perché i costi di investimento sono altissimi e l'uranio sta diventando sempre più merce rara come il petrolio, e poi una volta funzionanti, le centrali non daranno più del 5% dell'energia richiesta; pericoloso perché nessuno parla dei 30 mila metri cubi di rifiuti radioattivi che diventeranno 120 mila dopo lo smantellamento delle centrali spente (dismesse); inoltre secondo un calcolo probabilistico ogni 100 anni potrebbe accadere un incidente (lo afferma Carlo Rubbia), e più aumenta il numero delle centrali, più il numero degli anni si riduce.
Tenendo presente tutti questi fattori negativi possiamo dedurre che le centrali sono da mettere fuori da ogni competitività. Nel frattempo è bene che la popolazione cominci subito e dappertutto a lottare per un'altra energia e un'altra società, certamente migliore, nella prospettiva per il bene comune e non di pochi.☺
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