crisi e vibratore     di Cristina Muccilli
27 Marzo 2012 Share

crisi e vibratore di Cristina Muccilli

 

Hysteria di Tanya Wexler è un film lieve, una commedia che racconta la nascita di un'invenzione: la macchina che dà piacere alle donne.

Questo affresco dell'età vittoriana ha come punto focale la condizione femminile, la totale e inerme dipendenza della donna dal maschio e dalle sue leggi. Dipendenza fisica quanto psicologica ma… c'è Charlotte, della quale parlerò. Per fortuna c'è lei che si ribella alle convenzioni, alle autorità, si sottrae ad un modo di vivere secondo valori che non le appartengono, ha gli occhi grandi della consapevolezza.

Charlotte rinuncia ad un'esistenza protetta a rischio di se stessa non per fanatismo bensì per conseguenza. Sa infatti di non poter accettare modelli e stili che non le aderiscano, quindi se ne allontana. Semplicemente vive la sua scelta. Ed è questo che provoca lo scontro, inizialmente col padre, poi con le istituzioni. Non è vero che chi spende il proprio coraggio, chi non si attiene all'osservanza di un pensiero dominante, chi ritiene di dover rispondere alla propria etica, si scagli contro tutto ciò che non ha abbracciato, normalmente accade il contrario. Normalmente il potere che stabilisce regole, che disciplina le vite, che si arroga supremazia e ineluttabilità, si sente minacciato per il solo fatto che vengano attuate scelte non omologabili. Voglio dire che la ribellione è intesa come devianza a prescindere dalle forme in cui si manifesta. Sembra un concetto legato a modelli di società ormai in declino o appartenenti a epoche storiche del passato – appunto, l'ottocento del film – ma non è così. Esempio tra i più leggeri che riesca a trovare è costituito dall'allontanamento dalla RAI di tanti comici, i quali notoriamente sono pericolosi terroristi.

Ma torniamo al vortice di energia femminile di cui parlavo perché mi interessa sottolineare un altro significato. Le opzioni che lei (la protagonista) mette in atto sono estremamente faticose, la pressione a cui è sottoposta molto forte, eppure la regista ci restituisce un personaggio integro, non modificato dagli eventi negativi, in sintesi Charlotte continua a sorridere e a coinvolgere, lei la parte più debole, nonostante la sua ultima possibilità si riduca ad una punizione che prevede il carcere invece del manicomio criminale.

È questo il nodo del nostro tempo. Siamo al centro di uno sconvolgimento economico-sociale senza precedenti che richiederebbe una nostra partecipazione politica esplicita, senza risparmio e coraggiosa. Ma siamo disposti, noi cittadini, a mettere in discussione il pensiero unico dei sacrifici ineludibili (lacrime e sangue solo dei più deboli) che ci viene propinato come unica salvezza? Siamo disposti a difendere la nostra possibilità di vivere, lavorare, abitare una nazione conservando dignità e rispetto per le nostre convinzioni?

Se la risposta è sì dobbiamo serrare il più possibile le maglie di una rete che estenda il “disagio organizzato” dai più piccoli territori, come il nostro, a tutto il Paese. Se la risposta è sì chiediamoci quanto siamo disposti a perdere per queste convinzioni. Se la risposta è sì chiediamoci quanto siamo disposti ancora a sorridere rimanendo i più deboli.

Se la risposta è no continuiamo a tacere sulla devastante mutilazione della nostra regione, sul suo avvelenamento taciuto, sull'impoverimento dei servizi erogati, sullo sperpero di fondi della ricostruzione, sulla corruttela e sull'illegalità diffusa. E continuiamo a tacere sull'incapacità di risposte politiche alla crisi, sulla negazione del diritto di decidere del proprio territorio e di difenderlo e… ahimè la leggerezza del film non mi impedisce di avvertire tanta tensione e, nonostante rida in sintonia con l'intera sala, il malessere persiste.☺

cristina.muccilli@gmail.com

 

 

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