Il salto da sudditi a sovrani non è facile, dipende esclusivamente da noi. C’è chi la sovranità l’ha nel dna, chi ha bisogno di essere accompagnato verso la consapevolezza, chi vive beatamente in una situazione di dipendenza, sempre pronto ad obbedire agli ordini pur di non assumersi mai la più piccola responsabilità. Così come l’ultimo furbo sparirà solo quando non ci sarà più alcun fesso, allo stesso modo padroni e padrini si estingueranno solo quando ogni coscienza si affrancherà dalla dipendenza. Un suggestivo testo di sapienza orientale recita: “Un capo famiglia incontra talvolta, tra i suoi figli o amici, un generoso che paga i suoi debiti. Mai troverà un sostituto che rompa le catene della sua propria schiavitù. Il forte dolore provocato dalla giara pesante che porti in testa può essere alleggerito da un altro. Se soffri la fame o la sete, nessuno all’infuori di te potrà estinguerla. Un malato, per guarire, deve seguire un appropriato regime e prendere i medicamenti prescritti. Non avrà alcun miglioramento se altri prenderanno per lui le medicine” (Sri Sankharasarya).
Convinti che democrazia è partecipazione abbiamo impegnato la rivista nel referendum contro le trivelle. Anzi per l’occasione finalmente è uscita dal cantiere, anche se ancora non entra in mare aperto per immergersi finalmente nell’oceano dell’informazione, lafonte.tv offrendo un paio di bei servizi di approfondimento, ben motivati, sulle ragioni del Sì. La sonora e netta sconfitta anziché farci demordere, ci rafforza sulla necessità di migliorare la comunicazione al servizio di quanti hanno bisogno di supporti per avere la certezza che il loro parere, il loro voto, la loro scelta sono determinanti per le sorti del Paese, e prima ancora indispensabili per stare bene con se stessi. Il passaggio da bruco a farfalla purtroppo solo in natura è consequenziale!
Nel settantesimo anniversario del suffragio universale una nuova sfida ci attende. Il parlamento ha appena avallato quello che per noi è uno stravolgimento della Costituzione, nata soprattutto grazie al sudore e al sangue di quanti hanno lottato per liberare l’Italia dal fascismo. Più che riforma è una schiforma. Sui contenuti avremo modo di tornarci, ma sarà necessaria una corretta informazione perché a ottobre saremo chiamati ad esprimerci pro o contro le modifiche. Ancora un referendum per manifestare il nostro convincimento. Questa volta non occorre il quorum e non potrà esserci l’invito irresponsabile a disertare le urne per non disturbare il manovratore. Il “sì” significherà mi piace la riforma, il “no” non mi stanno bene le modifiche che una banda di nominati con un capo non eletto hanno apportato a una delle migliori costituzioni, frutto dell’incontro del pensiero laico, cattolico e comunista. Rimarremo spettatori, magari sfastidiati, o ci comporteremo da popolo sovrano che sceglie responsabilmente il proprio futuro?
Mentre scrivo si fa la conta delle centinaia di persone risucchiate dal mare. Su fragili barconi tentavano di fuggire da morte certa nelle loro patrie, divenute polveriere grazie alle nostre armi. Contemporaneamente a Genova si tenta doverosamente di ripulire dal petrolio, che ha inquinato terra e acqua, le disgraziate bestie che avevano l’unico torto di vivere dove è accaduta l’ennesima irresponsabile catastrofe. Come custodi del creato, non dovremmo avere la stessa premura verso tutti gli abitanti del pianeta siano essi persone, animali o piante? Una sintesi mirabile la leggo in un compito di un bambino: “Sia noi che la famiglia vicina abbiamo una gatta con i gattini. La loro è morta e la nostra ora allatta anche gli altri gattini perché tutti possano vivere. Tra gli umani perché non accade la stessa cosa?”. Il gesto del papa a Lesbo è eclatante. Ma è l’unica strada possibile: accogliere, come solo i poveri sanno fare, e nello stesso tempo fermare le guerre, le devastazioni, l’arricchimento di pochi a scapito di tutti. Fino a quando non ci comporteremo da popolo sovrano, legittimando palesi ingiustizie?
Molti uomini affranti dal lavoro, dalle preoccupazioni e dalle ingiustizie si rifugiano in casa per trovare pace e invece magari trovano una moglie schizzata e attaccabrighe. È quello che accade a noi molisani! Vorremmo che nella nostra piccola regione ci fosse tranquillità e invece il governatore, in combutta col gatto e la volpe (Ruta e Leva), gioca con la sanità, alla faccia dei poveri disgraziati che per curarsi o vanno fuori o si rimettono nelle mani di qualche santo in vena di fare miracoli. Ora si litiga se fare attraversare la regione dall’autostrada – progetto dell’ex governatore Iorio, che si è rivolto a Cantone per denunciare sperperi! – o dalla metropolitana leggera – progetto del governatore Frattura. Vogliono entrambi assicurarsi una via di fuga, ma noi ostinatamente restiamo per chiedere giustizia per i terremotati di cui né prima né ora ci si occupa più di tanto. Smantellata l’agenzia, che nei tempi d’oro nutriva anzitutto se stessa, ora non si riesce a pagare lo stato di avanzamento dei lavori. Si aspetta l’estinzione delle imprese e delle vittime del sisma per risolvere alla radice il problema! Un’anticipazione: una famiglia di Bonefro non è stata inserita nella prima fascia di ricostruzione perché non ha chiesto l’autonoma sistemazione quando ha dovuto abbandonare la casa inagibile. Della serie: se non hai bisogno di denaro per sopravvivere puoi fare a meno della casa per vivere! Quando il popolo uscirà dal letargo, si scuoterà dal torpore, si scoprirà sovrano, come il bruco in farfalla☺
Il salto da sudditi a sovrani non è facile, dipende esclusivamente da noi. C’è chi la sovranità l’ha nel dna, chi ha bisogno di essere accompagnato verso la consapevolezza, chi vive beatamente in una situazione di dipendenza, sempre pronto ad obbedire agli ordini pur di non assumersi mai la più piccola responsabilità. Così come l’ultimo furbo sparirà solo quando non ci sarà più alcun fesso, allo stesso modo padroni e padrini si estingueranno solo quando ogni coscienza si affrancherà dalla dipendenza. Un suggestivo testo di sapienza orientale recita: “Un capo famiglia incontra talvolta, tra i suoi figli o amici, un generoso che paga i suoi debiti. Mai troverà un sostituto che rompa le catene della sua propria schiavitù. Il forte dolore provocato dalla giara pesante che porti in testa può essere alleggerito da un altro. Se soffri la fame o la sete, nessuno all’infuori di te potrà estinguerla. Un malato, per guarire, deve seguire un appropriato regime e prendere i medicamenti prescritti. Non avrà alcun miglioramento se altri prenderanno per lui le medicine” (Sri Sankharasarya).
Convinti che democrazia è partecipazione abbiamo impegnato la rivista nel referendum contro le trivelle. Anzi per l’occasione finalmente è uscita dal cantiere, anche se ancora non entra in mare aperto per immergersi finalmente nell’oceano dell’informazione, lafonte.tv offrendo un paio di bei servizi di approfondimento, ben motivati, sulle ragioni del Sì. La sonora e netta sconfitta anziché farci demordere, ci rafforza sulla necessità di migliorare la comunicazione al servizio di quanti hanno bisogno di supporti per avere la certezza che il loro parere, il loro voto, la loro scelta sono determinanti per le sorti del Paese, e prima ancora indispensabili per stare bene con se stessi. Il passaggio da bruco a farfalla purtroppo solo in natura è consequenziale!
Nel settantesimo anniversario del suffragio universale una nuova sfida ci attende. Il parlamento ha appena avallato quello che per noi è uno stravolgimento della Costituzione, nata soprattutto grazie al sudore e al sangue di quanti hanno lottato per liberare l’Italia dal fascismo. Più che riforma è una schiforma. Sui contenuti avremo modo di tornarci, ma sarà necessaria una corretta informazione perché a ottobre saremo chiamati ad esprimerci pro o contro le modifiche. Ancora un referendum per manifestare il nostro convincimento. Questa volta non occorre il quorum e non potrà esserci l’invito irresponsabile a disertare le urne per non disturbare il manovratore. Il “sì” significherà mi piace la riforma, il “no” non mi stanno bene le modifiche che una banda di nominati con un capo non eletto hanno apportato a una delle migliori costituzioni, frutto dell’incontro del pensiero laico, cattolico e comunista. Rimarremo spettatori, magari sfastidiati, o ci comporteremo da popolo sovrano che sceglie responsabilmente il proprio futuro?
Mentre scrivo si fa la conta delle centinaia di persone risucchiate dal mare. Su fragili barconi tentavano di fuggire da morte certa nelle loro patrie, divenute polveriere grazie alle nostre armi. Contemporaneamente a Genova si tenta doverosamente di ripulire dal petrolio, che ha inquinato terra e acqua, le disgraziate bestie che avevano l’unico torto di vivere dove è accaduta l’ennesima irresponsabile catastrofe. Come custodi del creato, non dovremmo avere la stessa premura verso tutti gli abitanti del pianeta siano essi persone, animali o piante? Una sintesi mirabile la leggo in un compito di un bambino: “Sia noi che la famiglia vicina abbiamo una gatta con i gattini. La loro è morta e la nostra ora allatta anche gli altri gattini perché tutti possano vivere. Tra gli umani perché non accade la stessa cosa?”. Il gesto del papa a Lesbo è eclatante. Ma è l’unica strada possibile: accogliere, come solo i poveri sanno fare, e nello stesso tempo fermare le guerre, le devastazioni, l’arricchimento di pochi a scapito di tutti. Fino a quando non ci comporteremo da popolo sovrano, legittimando palesi ingiustizie?
Molti uomini affranti dal lavoro, dalle preoccupazioni e dalle ingiustizie si rifugiano in casa per trovare pace e invece magari trovano una moglie schizzata e attaccabrighe. È quello che accade a noi molisani! Vorremmo che nella nostra piccola regione ci fosse tranquillità e invece il governatore, in combutta col gatto e la volpe (Ruta e Leva), gioca con la sanità, alla faccia dei poveri disgraziati che per curarsi o vanno fuori o si rimettono nelle mani di qualche santo in vena di fare miracoli. Ora si litiga se fare attraversare la regione dall’autostrada – progetto dell’ex governatore Iorio, che si è rivolto a Cantone per denunciare sperperi! – o dalla metropolitana leggera – progetto del governatore Frattura. Vogliono entrambi assicurarsi una via di fuga, ma noi ostinatamente restiamo per chiedere giustizia per i terremotati di cui né prima né ora ci si occupa più di tanto. Smantellata l’agenzia, che nei tempi d’oro nutriva anzitutto se stessa, ora non si riesce a pagare lo stato di avanzamento dei lavori. Si aspetta l’estinzione delle imprese e delle vittime del sisma per risolvere alla radice il problema! Un’anticipazione: una famiglia di Bonefro non è stata inserita nella prima fascia di ricostruzione perché non ha chiesto l’autonoma sistemazione quando ha dovuto abbandonare la casa inagibile. Della serie: se non hai bisogno di denaro per sopravvivere puoi fare a meno della casa per vivere! Quando il popolo uscirà dal letargo, si scuoterà dal torpore, si scoprirà sovrano, come il bruco in farfalla☺
Pronti per una nuova campagna referendaria, quella per la Costituzione.Il “sì” significherà mi piace la riforma, il “no” non mi stanno bene le modifiche che una banda di nominati con un capo non eletto hanno apportato a una delle migliori costituzioni, frutto dell’incontro del pensiero laico, cattolico e comunista. Rimarremo spettatori, magari sfastidiati, o ci comporteremo da popolo sovrano che sceglie responsabilmente il proprio futuro?
Il salto da sudditi a sovrani non è facile, dipende esclusivamente da noi. C’è chi la sovranità l’ha nel dna, chi ha bisogno di essere accompagnato verso la consapevolezza, chi vive beatamente in una situazione di dipendenza, sempre pronto ad obbedire agli ordini pur di non assumersi mai la più piccola responsabilità. Così come l’ultimo furbo sparirà solo quando non ci sarà più alcun fesso, allo stesso modo padroni e padrini si estingueranno solo quando ogni coscienza si affrancherà dalla dipendenza. Un suggestivo testo di sapienza orientale recita: “Un capo famiglia incontra talvolta, tra i suoi figli o amici, un generoso che paga i suoi debiti. Mai troverà un sostituto che rompa le catene della sua propria schiavitù. Il forte dolore provocato dalla giara pesante che porti in testa può essere alleggerito da un altro. Se soffri la fame o la sete, nessuno all’infuori di te potrà estinguerla. Un malato, per guarire, deve seguire un appropriato regime e prendere i medicamenti prescritti. Non avrà alcun miglioramento se altri prenderanno per lui le medicine” (Sri Sankharasarya).
Convinti che democrazia è partecipazione abbiamo impegnato la rivista nel referendum contro le trivelle. Anzi per l’occasione finalmente è uscita dal cantiere, anche se ancora non entra in mare aperto per immergersi finalmente nell’oceano dell’informazione, lafonte.tv offrendo un paio di bei servizi di approfondimento, ben motivati, sulle ragioni del Sì. La sonora e netta sconfitta anziché farci demordere, ci rafforza sulla necessità di migliorare la comunicazione al servizio di quanti hanno bisogno di supporti per avere la certezza che il loro parere, il loro voto, la loro scelta sono determinanti per le sorti del Paese, e prima ancora indispensabili per stare bene con se stessi. Il passaggio da bruco a farfalla purtroppo solo in natura è consequenziale!
Nel settantesimo anniversario del suffragio universale una nuova sfida ci attende. Il parlamento ha appena avallato quello che per noi è uno stravolgimento della Costituzione, nata soprattutto grazie al sudore e al sangue di quanti hanno lottato per liberare l’Italia dal fascismo. Più che riforma è una schiforma. Sui contenuti avremo modo di tornarci, ma sarà necessaria una corretta informazione perché a ottobre saremo chiamati ad esprimerci pro o contro le modifiche. Ancora un referendum per manifestare il nostro convincimento. Questa volta non occorre il quorum e non potrà esserci l’invito irresponsabile a disertare le urne per non disturbare il manovratore. Il “sì” significherà mi piace la riforma, il “no” non mi stanno bene le modifiche che una banda di nominati con un capo non eletto hanno apportato a una delle migliori costituzioni, frutto dell’incontro del pensiero laico, cattolico e comunista. Rimarremo spettatori, magari sfastidiati, o ci comporteremo da popolo sovrano che sceglie responsabilmente il proprio futuro?
Mentre scrivo si fa la conta delle centinaia di persone risucchiate dal mare. Su fragili barconi tentavano di fuggire da morte certa nelle loro patrie, divenute polveriere grazie alle nostre armi. Contemporaneamente a Genova si tenta doverosamente di ripulire dal petrolio, che ha inquinato terra e acqua, le disgraziate bestie che avevano l’unico torto di vivere dove è accaduta l’ennesima irresponsabile catastrofe. Come custodi del creato, non dovremmo avere la stessa premura verso tutti gli abitanti del pianeta siano essi persone, animali o piante? Una sintesi mirabile la leggo in un compito di un bambino: “Sia noi che la famiglia vicina abbiamo una gatta con i gattini. La loro è morta e la nostra ora allatta anche gli altri gattini perché tutti possano vivere. Tra gli umani perché non accade la stessa cosa?”. Il gesto del papa a Lesbo è eclatante. Ma è l’unica strada possibile: accogliere, come solo i poveri sanno fare, e nello stesso tempo fermare le guerre, le devastazioni, l’arricchimento di pochi a scapito di tutti. Fino a quando non ci comporteremo da popolo sovrano, legittimando palesi ingiustizie?
Molti uomini affranti dal lavoro, dalle preoccupazioni e dalle ingiustizie si rifugiano in casa per trovare pace e invece magari trovano una moglie schizzata e attaccabrighe. È quello che accade a noi molisani! Vorremmo che nella nostra piccola regione ci fosse tranquillità e invece il governatore, in combutta col gatto e la volpe (Ruta e Leva), gioca con la sanità, alla faccia dei poveri disgraziati che per curarsi o vanno fuori o si rimettono nelle mani di qualche santo in vena di fare miracoli. Ora si litiga se fare attraversare la regione dall’autostrada – progetto dell’ex governatore Iorio, che si è rivolto a Cantone per denunciare sperperi! – o dalla metropolitana leggera – progetto del governatore Frattura. Vogliono entrambi assicurarsi una via di fuga, ma noi ostinatamente restiamo per chiedere giustizia per i terremotati di cui né prima né ora ci si occupa più di tanto. Smantellata l’agenzia, che nei tempi d’oro nutriva anzitutto se stessa, ora non si riesce a pagare lo stato di avanzamento dei lavori. Si aspetta l’estinzione delle imprese e delle vittime del sisma per risolvere alla radice il problema! Un’anticipazione: una famiglia di Bonefro non è stata inserita nella prima fascia di ricostruzione perché non ha chiesto l’autonoma sistemazione quando ha dovuto abbandonare la casa inagibile. Della serie: se non hai bisogno di denaro per sopravvivere puoi fare a meno della casa per vivere! Quando il popolo uscirà dal letargo, si scuoterà dal torpore, si scoprirà sovrano, come il bruco in farfalla☺
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