dal pensiero all’azione    di Sabrina Del Pozzo
8 Marzo 2013 Share

dal pensiero all’azione di Sabrina Del Pozzo

 

Tempo addietro un caro professore mi suggerì un suo articolo scientifico dal titolo “Le conseguenze dell’appartenenza ad un gruppo di basso status”. Sottolineava la definizione di basso status come un confronto sociale negativo tra l’ingroup  (il tuo gruppo di appartenenza) e l’outgroup (gli altri); evidenziava come i gruppi non siano di alto o basso status in senso assoluto, ma acquistino una posizione quando entrano in relazione agli altri gruppi analizzandone le conseguenze affettive, comportamentali e percettive e le strategie per fronteggiare la ‘minaccia’ di appartenere ad un gruppo minore. Nel proseguire nell’analisi dello stesso incorro nelle seguenti parole: “i membri di gruppi di basso status, si pensi ad esempio agli immigrati, solitamente (e direi anche di più), hanno meno accesso alle risorse materiali ed alle opportunità presenti nel panorama sociale”.

Citare termini come risorse e/o opportunità potrebbe farvi sobbalzare dalla sedia  di questi tempi, (avrei potuto utilizzare il termine poltrona, ma mi fa pensare ad altro ed ho preferito di no), ma concedetemi di utilizzarli, a me piace credere in cose giuste. Ogni qual volta qualcuno mi pone domande circa la mia passione, i miei impegni, il lavoro che quotidianamente insieme a molte altre persone svolgo sono esposta ad affermazioni più o meno sempre uguali: “non c è lavoro per noi italiani, tutti gli immigrati devono andarsene, ci rubano il lavoro” (e poi sono gli stessi che preferiscono uno straniero perché con molta probabilità più facilmente sfruttabile!). Personalmente non sono d’accordo. Con questo non voglio schierarmi in categorie pro/contro-immigrato, ma sottolineare aspetti di cui forse non tutti sono a conoscenza, perché non interessati ma anche non obbligati ad esserlo; addove lo fossero, forse la smetterebbero di esprimersi in maniera così primitiva dimenticando di essere ‘esseri umani’ come gli altri e di non essere padroni del mondo soltanto perché più fortunati, più fortunati non solo di un uomo che è costretto e che tenta una vita migliore altrove, oggi, ma più fortunati anche degli stessi nonni e bisnonni che hanno abbandonato il proprio paese in cerca di un futuro e che hanno avuto la possibilità di imparare quanto meno una lingua, vivendo nel luogo quotidianamente, (aspetto fondamentale per conoscere i propri diritti ad esempio).

Nascere in un luogo piuttosto che in un altro non significa diventare proprietario di quel luogo ma ospite dello stesso. Definire ancora oggi l’immigrazione come un problema e non come una tematica che va affrontata o come una risorsa che può arricchire è follia. Sì follia. Sono convinta, riguardo al genere umano, che esso sia caratterizzato da un elevato intelletto, ma consapevole purtroppo al tempo stesso di un suo frequente insuccesso e riguardo al tema dell’immigrazione questi insuccessi sono frequenti. Ora, perché i nostri politici, i detentori di quel “potere’’ e della “visibilità’’ tanto ambita si rifiutano di diventare un buon esempio? Buon esempio di tolleranza, integrazione, promozione, sostegno e per ultimo, ma non meno importante di intelligenza?

Concordo con la proposta stilata dall’Associazione Primo Marzo in merito all’approvazione di una Legge regionale che preveda strumenti e risorse finalizzati all’integrazione sociale dei cittadini immigrati; io agirei prendendo vie trasversali, strade lunghe, complesse, tortuose, ma con possibilità di applicazione in tempi relativamente più brevi. Credo che una delle motivazioni che spesso mette l’immigrato di fronte ad un rifiuto della cittadinanza sia anche la paura che costui tolga qualcosa a noi stessi. Se fossimo a conoscenza di quelli che vengono definiti ad esempio “Fondi europei per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi”, cioè finanziamenti che hanno lo scopo  di soddisfare le condizioni di soggiorno e sostenere l’integrazione nelle società ospitanti, potremmo soddisfare i bisogni primari degli stessi attraverso l’attuazione e la messa in campo di idee e progetti che permetterebbero di usufruirne, senza privare nessuno del proprio pane e dell’acqua per dissetarsi (è stato già qualcun altro che ha tentato di privarci anche di quest’ultima, ma questa è un’altra storia). Denaro stanziato a tali scopi a prescindere, che permette una reale opportunità di integrazione e di usufruire dei diritti  ad ognuno.

Un testo con il quale sono cresciuta e che continuo a considerare fonte di insegnamento e riflessione ancor oggi e che sorprendentemente trova sempre un suo spazio nelle più disparate tematiche è Il piccolo principe di Antoine de Saint Exupery. Il piccolo principe: “creare legami?”. La volpe: “certo …io non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me, ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo”.  Dopo ciò non posso che fermarmi e non scrivere nient’altro. A chi pensa e non riesce a non agire. ☺

 sabrinadp@hotmail.it

 

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