Il debito pubblico grava sul futuro del Paese: nasce un comitato per il suo annullamento
9 Ottobre 2016
La Fonte (351 articles)
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Il debito pubblico grava sul futuro del Paese: nasce un comitato per il suo annullamento

La carta di Genova, scritta a luglio di quest’anno, dopo un ampio lavoro ed in occasione del 15° anniversario dei fatti del G8, rappresenta il manifesto politico e sociale che ispira il Cadtm e sotto il quale si sono riconosciute oltre 130 persone e decine di organizzazioni anche nazionali. Trattasi di un evento, quello della nascita del Cadtm, che pochi giornali riporteranno e di cui non sentiremo parlare al telegiornale perché a nessun potere piace svelare cosa si nasconde dietro la grande truffa del debito pubblico italiano.

Il Cadtm è una rete internazionale che si è occupata fino a non molto tempo fa del debito del terzo mondo, ma che ora si interessa della condizione globale di sovraindebitamento di molti paesi cosiddetti del primo mondo, ossia di Europa, Usa, Giappone, Cina. L’aspetto inseparabile è quello dei debiti illegittimi privati che hanno assunto livelli elevatissimi nel mondo e spesso rappresentano il substrato su cui si formano i grandi debiti nazionali: ormai si consuma indebitandosi, ma se questo livello aumenta a dismisura e in gran parte gli stessi crediti/debiti diventano inesigibili, allora le banche o il sistema finanziario nel suo complesso, avranno in bilancio troppi crediti deteriorati per i quali gli stati interverranno aumentando il debito pubblico e scaricando su tutta la popolazione il peso delle operazioni di salvataggio delle banche medesime .il-debito-italiano

L’obiettivo è quello di sensibilizzare i popoli sulle conseguenze del debito sovrano (pubblico) e di far conoscere la sua natura, evoluzione e aspetti illegali (indagine sul debito o Audit). Spesso l’Audit nasce da istanze popolari che potrebbero essere accolte dai Governi nazionali o assunte direttamente da questi ultimi.

In Italia il momento è opportuno in quanto l’apparente conoscenza del fenomeno fa da schermo ad una situazione che formalmente appare sotto controllo, visti i bassi tassi di interesse e la incipiente difficoltà del sistema bancario, che solo episodi marginali come punte di un iceberg, lasciano intravedere.

Da dove partire? La priorità è mettere in campo la conoscenza collettiva e perseguire proposte concrete e filoni di intervento che facciano comprendere lo stretto nesso che c’è, ad esempio, tra sanità, privatizzazioni e debito. Anche le catastrofi naturali affrontate senza l’indispensabile prevenzione, sono causate dalla scarsità di investimenti, giustificata dalla presenza del debito. Le interconnessioni sono presenti anche tra le privatizzazioni di beni comuni come acqua, scuola, servizi postali e l’implicita giustificazione dell’assenza di risorse. E ancora, norme che limitano i diritti in campo lavorativo giustificate come necessari sacrifici per una economia globalizzata, flessibile e liquida che guarda ormai da molti anni alla finanza speculativa per aumentare i propri rendimenti: se ci sono meno regole per assumere e licenziare si presume si possa offrire più lavoro, mentre in realtà ciò favorisce la volatilità delle grandi aziende che mirano spesso a guadagnare sul breve periodo cercando di accantonare i loro patrimoni nei paradisi fiscali. E poi gli alti livelli di sfruttamento del territorio, dovuti spesso alla presunta carenza di fonti di energia e conseguente svendita degli spazi pubblici e privati a imprese irresponsabili e inquinanti che ritardano sempre l’ingresso delle nuove tecnologie nei settori dell’energia alternativa o che le sfruttano senza effettivi ritorni per la collettività. Ed infine gli scarsi livelli di investimenti nel campo della ricerca a favore della nostra “meglio gioventù” costretta a migrare per il suicidio politico di chi preordina anni di formazione senza offrire, come invece avviene in molti paesi europei, prospettive di lavoro in campi di azione ad alto valore tecnologico o di ricerca.

g8-genova-2001_-_debito Tutte queste carenze, miopie e scelte scellerate sono giustificate dal presunto e mai provato debito pubblico legittimo, ossia da pagare ad ogni costo. La parte illegittima invece alimenta continuamente la scarsità di risorse, per il sistema degli interessi che maturano su altri interessi determinando un circolo vizioso, e giustificano, a questo punto, l’irrinunciabile abdicare dello Stato al ruolo di regolatore dell’economia o gestore diretto di settori strategici che però sempre abbisognano del controllo democratico e partecipato.

A questo aggiungiamo le condizioni di criticità in cui versa la nostra politica incapace di affrontare piaghe sociali come la povertà e le disuguaglianze causate dall’ austerità e dai vincoli di bilancio ed imposte da governi compiacenti, spesso tecnici, raramente eletti o indicati dal popolo.

Anche la democrazia e le sue fondamentali fonti normative, vedi recente riforma costituzionale, potrebbero essere modificate perché apparentemente necessarie per il rilancio e la crescita. Queste modifiche invece nascondono sottrazioni di competenze locali strategiche per una partecipazione alle scelte fondamentali di un popolo, giustificate dal mantra della semplificazione e del risparmio che nascondono invece l’accentramento dei poteri in poche mani spesso facili da corrompere o disponibili verso multinazionali senza scrupoli o imprese poco inclini all’ interesse generale.

E se questo debito fosse il frutto di una scelta ragionata per imprigionare i popoli? E se il tutto fosse finalizzato ad impoverire i popoli asservendoli alle logiche dominanti della finanza e di un mercato neoliberista, ormai esanime, che distrugge posti di lavoro o uccide i lavoratori e il pianeta, la nostra casa comune?

Il percorso si fa naturalmente con chi si incammina ed ha il passo lento della condivisione, ma anche la visione profetica della liberazione dalle catene del debito illegittimo.☺

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