Decalogo degli insegnanti
26 Dicembre 2020
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Decalogo degli insegnanti

Ho scoperto Loretta Casalini per caso, come succede (quasi) sempre con le cose migliori. Insegnante in pensione da una decina d’anni, ci ha lasciato gustose, garbate pillole della sua esperienza in alcuni scritti e, in particolare, in due simpatici decaloghi speculari, dedicati agli studenti e agli insegnanti. Ecco, in sintesi, quello dedicato ai docenti: qualche minuto di riflessione ma anche di sorrisi bonari, insieme, per uno sguardo ironico ma concreto e vero su uno dei mestieri più complicati al mondo. Ehi prof. …

1) Attenti alla prima impressione!

Certo, credetemi, conta; non è ininfluente come vi presentate la prima volta. Lasciate un segno, quindi attrezzatevi; naturalmente i ruoli sono già definiti, ma molto ve lo giocate il primo giorno. Qualche sorriso, un saluto di benvenuto, una certa disponibilità a fare conoscenza, non sminuiranno di sicuro la vostra autorevolezza, ma al contrario vi faranno apparire come persona sensibile, e non come semplice controparte da temere, o, nel migliore dei casi, da sopportare.

2) Imparate a conoscere i vostri studenti

Sono tanti, non è un compito facile; immagino le obiezioni: “Si pretende troppo da noi, non siamo psicologi, non possiamo occuparci anche delle realtà che vanno al di là dell’ insegnamento”. Questo ragionamento non fa una grinza, ma con questi ragazzi ci convivete giorno dopo giorno, ed è opportuno, oltre che giusto, trattarli e considerarli oltre le abilità o i limiti legati alle attività didattiche. Attenti non fermatevi solo alle apparenze.

3) Rispetto: parola magica

Lo so, è normale e giusto che lo pretendiate. Due suggerimenti, scusate il modo molto diretto e forse un po’ brutale: dovete meritarlo e soprattutto darlo ai vostri ragazzi. Il rispetto non lo si può pretendere solo in forza dell’età e del ruolo, sarebbe solo un riconoscimento esteriore e sterile

4) La capacità degli insegnanti

C’è da sempre, all’interno della stessa categoria, un pregiudizio: il valore di un docente si misura sulla severità. Non mi sono francamente mai riconosciuta in questo profilo, ed ho rischiato di essere giudicata male, perché troppo… materna. In certi casi la fermezza, il richiamo ai doveri, porre dei paletti da non superare, sono scelte indispensabili, ma vanno accompagnate anche da pazienza e fiducia; a volte un atteggiamento più conciliante o un incoraggiamento ottengono risposte migliori. Non bisogna aver paura di apparire deboli, in questo modo. Attenti ad un altro aspetto: noi attribuiamo voti e giudizi, ma i nostri studenti non sbagliano nel valutare le nostre capacità professionali sul piano delle competenze. Non si può bleffare; e se capita che ci colgano impreparati, molto meglio riconoscerlo. Lo apprezzano certamente.

5) Studenti difficili, che fare?

Capita a tutti gli insegnanti di lavorare in classi difficili, per vari motivi: disciplinari, per la presenza di problematiche particolari, spesso senza essere supportati da colleghi e dalle famiglie degli studenti. Cerchiamo innanzitutto di non scoraggiarci, aggraveremmo la situazione, l’obiettivo principale è instaurare o recuperare il rapporto umano con i nostri studenti, è fondamentale per loro, ma soprattutto per noi. Facciamo il primo passo, provando ad ascoltarli.

6) Impegno

É lo stesso discorso fatto per il rispetto: non vale solo per i nostri studenti, ma anche per noi. Non basta essere in cattedra, abilitati, di ruolo, per essere automaticamente e definitivamente buoni insegnanti, pronti a vivere tutta la carriera come rendita di capacità acquisite una volta per tutte. Buoni insegnanti si diventa anno dopo anno, anche sbagliando, certo, ma con l’umiltà di ammetterlo, almeno a noi stessi. Il confronto con i colleghi non è solo una pratica fastidiosa, ma ci può dare spunti per “correggere il tiro”, naturalmente condizione base: non sentirsi troppo perfetti.

7) Attenzione non esistono materie inutili

Questo richiamo, importante per i ragazzi, vale in un certo senso, anche per i prof. Alzi la mano chi, almeno una volta, durante un consiglio di classe, o uno scrutinio, non ha guardato con sufficienza, o ascoltato con fastidio, giudizi di altri colleghi di materie ritenute meno importanti della propria.

8) Per non sbagliare la scelta: orientamento

Sapete qual è una grande difficoltà per i ragazzi? Essere consapevoli e riconoscere le proprie qualità; se guidati, sanno evidenziare e riconoscere errori e debolezze, ma i lati positivi, le potenzialità fanno fatica ad emergere. Proprio da qui occorre partire per scegliere la rotta giusta o modificarla in caso di riorientamento.

9) Tenere a bada la frustrazione

Sono molte le cause di frustrazione che un insegnante incontra nella sua carriera; sono originate da tutti i componenti del mondo della scuola: ragazzi, colleghi, dirigenti, genitori, personale vario.  Sbagliato accettare tutto come inevitabile e immutabile.  Soluzione? Non è facile, ma il mio consiglio è ancora questo: recuperare un clima vivibile sul piano dei rapporti interpersonali.

10) La motivazione

Domanda fondamentale e non scontata: perché si svolge questa professione? É stata davvero una scelta, o un ripiego, o altro? Comunque, una volta che ci troviamo in cattedra, se decidiamo di restarci, cerchiamo di non fare troppo male a chi ci viene affidato ed a noi stessi. Ci crediamo in quello che facciamo? Abbiamo consapevolezza dell’importanza della nostra professione? Certamente se ci fermiamo alle evidenti difficoltà che comporta, alla scarsa considerazione della pubblica opinione nei nostri confronti, o all’entità della retribuzione, è normale scoraggiarci. Abbiamo ricordato i problemi che incontriamo ogni giorno, vale la pena di pensare anche alle soddisfazioni: aiutare i giovani nel percorso di crescita, farli appassionare a temi ed argomenti, guidarli nelle scelte future, e percepire la loro riconoscenza, rimanere nei loro ricordi. Alcuni insegnanti non si dimenticano. Speriamo di essere, un giorno, fra questi.☺

 

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