Dedecisioni…all’amatriciana?
12 Marzo 2020
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Dedecisioni…all’amatriciana?

Mentre il Molise reale vive drammatiche emergenze come la mancanza di lavoro con il conseguente spopolamento, la sanità allo sfascio più totale, il progressivo deturpamento dell’ambiente, la risorsa più preziosa che ancora ci rimane, il Molise virtuale invece, quello del palazzo della politica per intenderci, è impegnato a rosolare a fuoco lento il presidente della giunta attraverso rivelazioni a orologeria non per sete di giustizia ma con lo scopo di tenerlo costantemente sotto scacco (ricattato) e impedire però che bruci completamente per non andare tutti a casa. L’ultimo affronto all’ ambiente sta per realizzarsi con la cessione di centinaia di ettari di buoni terreni (38 solo a Larino) a ditte del nord per mettere a terra pannelli solari quando si possono mettere sui tetti. Si ripete in altra versione la storia delle dodicimila vacche che dovevamo tenere a beneficio degli altri e a danno nostro. Non perché questi non siano cosa buona ma perché è iniquo sacrificare la terra fertile. Accadrà, se non ci mobiliteremo in massa, con forza e determinazione! Difendiamoci, subito, prima che sia troppo tardi, per non consegnare alle future generazioni una regione massacrata da politicanti indecorosi.

Marzo, con la giornata della donna – purtroppo da molti/e ridotta a semplice festa – ci impone di verificare a che punto sia la parità. I continui femminicidi attestano l’incapacità del maschio a porsi sullo stesso piano, ad accettare l’autodeterminazione delle donne, ad uscire dallo stereotipo dell’oggetto da possedere, ostentare e gestire a proprio piacimento. Restano purtroppo inspiegabili alcuni paradossi. Le elettrici sono più degli elettori, eppure la politica è ancora quasi esclusivamente al maschile. Non è questione di quote rosa, che sembrano tanto la salvaguardia dei panda in via di estinzione, ma di competenza e di coraggio per scommettere su una politica diversa, a cui neppure le donne sembrano credere. Se l’educazione familiare e la formazione scolastica è gestita in gran parte dalle donne, come madri e come insegnanti, come è possibile che il maschilismo continui a farla da padrone? Che l’otto (con l’apostrofo) marzo diventi veramente lotto (senza apostrofo) tutto l’anno, perché dalla competenza intorno ai fornelli si passi a cucinare una società a misura umana dove gli ingredienti siano libertà, uguaglianza e fraternità.

Un terzo motivo di riflessione è il referendum costituzionale (il quarto della nostra storia repubblicana) del 29 marzo per il taglio dei parlamentari. La riduzione da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori a prima vista sembra positiva sia per il risparmio sulla spesa pubblica sia per una più efficiente e veloce attività legislativa. In effetti a guardare certa gente che ingrassa alle nostre spalle, che difetta di compostezza e competenza, che cambia casacca per interessi propri, creando disaffezione per la classe politica, viene non solo lo sconforto ma la voglia di farne a meno, di cancellarla del tutto. A ciò si aggiunge il fatto che purtroppo siedono su quegli scranni più perché nominati dai segretari di partito che perché eletti da noi cittadini. Una riforma urgente necessiterebbe, ma si guardano bene dal proporla: sarebbe che noi elettori torniamo a scegliere chi deve rappresentarci e non i segretari dei partiti ad imporci i loro lacchè, misurati sulla fedeltà al capo più che su una visione del bene comune!

Ma torniamo alla domanda: sono veramente troppi 945 parlamentari? Quando fu approvata la Costituzione in Italia gli elettori erano 29 milioni, oggi siamo 46 milioni gli aventi diritto al voto, dunque la riduzione in termini di rappresentanza già c’è stata. La riduzione numerica dei parlamentari andrebbe anche a vantaggio della qualità? Ho il fondato sospetto che diminuirebbe ulteriormente il livello della classe politica, già oggi scarso. Per quanto riguarda invece il risparmio economico sono certo che il denaro speso effettivamente per la democrazia è sacrosanto e se proprio si vuole risparmiare si potrebbero tagliare emolumenti e intaccare gli stipendi in modo che primeggi l’onore di servire lo Stato! E poi, la riduzione del numero dei parlamentari non nuoce pure alla rappresentanza? Più che ai tagli bisognerebbe pensare al rilancio del ruolo: “Oggi per qualsiasi attività è necessaria un’ abilitazione. Per svolgere una funzione così rilevante come la politica nulla è richiesto. Anziché ridurre il numero dei parlamentari sarebbe necessario ridurre effettivamente il numero dei parlamentari incapaci e incompetenti” (Rocco Artifoni).

Il voto di ognuno può essere determinante perché non c’è un quorum da raggiungere. Con il NO si lascia l’attuale numero di parlamentari, con il SÌ vengono ridotti. Non si tratta di decidere se per una buona amatriciana sono migliori gli spaghetti o i bucatini, il guanciale o la pancetta: è in gioco il nostro futuro.☺

 

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