Diritti e dispositivi
4 Settembre 2014 Share

Diritti e dispositivi

“Hanno creato dei re che io non ho designati; hanno scelto capi a mia insaputa.

Con il loro argento e il loro oro si sono fatti idoli ma per loro rovina.

Ripudio il tuo vitello, o Samaria! Esso è opera di un artigiano,

esso non è un dio: sarà ridotto in frantumi il vitello di Samaria.

E poiché hanno seminato vento raccoglieranno tempesta” (Osea, (8, 4-5.7).

Mi son chiesto come mai i governi dell’Italia e dell’Europa si agitano, dispongono e non risolvono oggi i problemi dei loro cittadini? Guidato da una riflessione di Giorgio Agamben vi invito a un miniviaggio, un po’ faticoso, dentro la mente ordinatrice e nel cuore della mega-macchina sociale denominata finanzcapitalismo. È una grande organizzazione gerarchica che usa masse di esseri umani come componenti o servo-unità, sviluppata allo scopo di massimizzare e accumulare, sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia dal maggior numero di esseri umani, sia dagli ecosistemi. Si riproduce, come vero cancro sociale, grazie ad una cultura che nei media ne scandisce e ne promuove gli aspetti concettuali performativi. L’integralismo del mercato è, infatti, una teoria del tutto, qualcosa che si avvicina ad una visione religiosa compiuta. Si tratta di un vero e proprio credo, di una forma di fede, di un sapere fideistico che affonda le sue radici nella teologia economica.

Nel primo cristianesimo trasmigrato da Gerusalemme a Roma, passando per Atene, l’espressione economia della salvezza altro non fu che l’espressione linguistica per la prima articolazione concettuale della Trinità cristiana. Se, dal punto di vista della essenza o natura (physis in greco, o substantia in latino) Dio è uno, quanto, invece, al modo in cui vive nelle relazioni intra-trinitarie (in casa = oikos)  e  opera con ordine (governo = nomos) per la  salvezza  dell’uomo e del mondo  (economia della salvezza), Dio si manifesta in “tre persone” distinte nel suo agire provvidenziale. Il temine oikonomia si andò specializzando per significare in particolare l’incarnazione del Figlio e l’economia della redenzione o della salvezza. I teologi si abituarono a poco a poco a distinguere fra una teo-logia “discorso (logos) su l’unico Dio” e un “discorso (logos) su l’economia della salvezza/redenzione”. L’oikonomia divenne il dispositivo attraverso cui il dogma trinitario e l’idea di un governo divino provvidenziale del mondo furono introdotti nella fede cristiana. Questo paradigma dopo un lungo periodo di quiescenza, riappare, in forme secolarizzate, in età moderna: nel Seicento con il dibattito leibniziano sulla teodicea e nel Settecento con la nascita della “economia politica” o “politica economica” da allora ai nostri giorni.

Luciano Gallino, con molti altri, afferma con chiarezza che il “carattere costitutivo del neoliberalismo è infatti quello di essere, nel fondo, una forma di fede”. L’economista Riccardo Petrella, nel libro Una nuova narrazione del mondo, ricompone la struttura teologica nascosta del “finanz- capitalismo”, in analogia alla Trinità, e svela la dinamica religioso-fideistica del mercato guidato dalla “TUC (Teologia Universale Capitalistica):

Il fondamento:  Il Padre = Il Capitale;  il Figlio = L’Impresa; lo Spirito Santo = Il Mercato.

La nuova arca di Noé: = Il Mercato Globale.

I Sei Comandamenti della “Nuova Alleanza”: 1.Tu non fermerai la globalizzazione perché è inevitabile. 2.Tu liberalizzerai tutti i mercati. La storia va verso l’ineludibile creazione di un mercato mondiale integrato. 3.Tu non lascerai più il potere di regolazione “politico” allo Stato. Bisogna promuovere la “governance mondiale”. 4.Tu privatizzerai tutto. 5.Tu devi innovare in continuazione sul piano tecnologico. La scienza e la tecnologia sono il principio di tutto. 6.Tu sarai il migliore, il vincente, il più competitivo. La tua sopravvivenza passa attraverso la tua competitività.

Le operazioni trinitarie («economia della salvezza»): Liberalizzazione; Deregolamentazione; Privatizzazione.

La Pentecoste: La tecno-logia, il logos universale.

La Grazia: la redditività.

La Salvezza: essere competitivo.

Il Peccato: non sottomettersi alle “regole” del mercato oligopolistico mondiale; ancor più la contestazione e la ribellione è “crimine”.

I Grandi Teologi: A. Smith, D. Riccardo.

I nuovi Evangelisti: i guru delle principali università degli USA, dell’Europa e del Giappone. I consulenti “ufficiali” delle grandi imprese multinazionali e i governi dell’ONU.

I luoghi di formazione dei “preti” della TUC: le scuole di Management e Business Administration. La proclamazione “quotidiana” del Nuovo Catechismo: “Financial Times”, “The Wall Street Journal”, “El Mundo”, “The Economist”, “Il Sole-24 Ore”, “Le Figaro”, “Frankfurte Allgemaine Zeitung” ….

Una riflessione del filosofo francese M. Foucault del 1977 analizzava, nel contesto in cui era e noi ancora siamo, il concetto di “dispositivo”. Diceva Foucault: “col termine dispositivo, intendo una specie, per così dire, di formazione che in un certo momento storico ha avuto come funzione essenziale di rispondere a un’urgenza. Il dispositivo ha dunque una funzione, eminentemente strategica, di un intervento razionale e concertato nei rapporti di forza, sia per orientarli in una  certa direzione, sia per bloccarli o per fissarli e utilizzarli. Il  dispositivo è appunto questo: un insieme di strategie di rapporti di forza che condizionano certi tipi di sapere e ne sono condizionati”.

Sostiene G. Agamben che ne ha ripescato il pensiero: in una società disciplinare, i dispositivi mirano attraverso una serie di pratiche e di discorsi, di saperi e di esercizi alla creazione di corpi docili, ma liberi, che assumono la loro identità e la loro “libertà” di soggetti nel processo stesso del loro assoggettamento. Non sarebbe probabilmente errato definire la fase estrema dello sviluppo capitalistico che stiamo vivendo come una gigantesca accumulazione e proliferazione di dispositivi.

Si intravedono chiari, con questa chiave di lettura, i fondamenti teorici del cosiddetto ordine giuridico del mercato europeo, ove “il legislatore – dichiarava Wilhelm Röpke uno dei sostenitori convinti – deve fornire solo norme per un quadro di riferimento efficace entro cui possono formarsi ordini auto-generantisi. L’ordinamento giuridico non ha qui alcun motivo di intralciare la competizione, di circoscriverne l’ambito, di negargli ciò che è lotta. Al contrario, ogni simile misura pregiudicherebbe la funzione selettiva ed ordinante della competizione stessa, ne falserebbe il risultato, la trasformerebbe in qualcosa di indeciso. Il compito dell’ordinamento giuridico è allora di proteggere la lotta, non la pace. Esso deve assicurare ubbidienza alla regola della competizione e deve impedire che il gioco regolato delle forze degeneri in lotta per il potere indifferente ai principi”.

Mentre le costituzioni del dopoguerra si stracciano (parlavano di “coopera- zione”), i diritti riconosciuti e proclamati si  accantonano (lacciuoli che frenano la macchina), si deprivano dei beni (cfr. acqua e altri) e dei mezzi le strutture di sostegno alle persone (scuola, salute, pensioni, ecc.) e alle comunità (vedi Cassa Depositi e Prestiti per i Comuni, Province e Regioni) si moltiplicano soggetti capaci di produrre “dispositivi” che condizionano la vita delle persone, delle istituzioni e dei governi che, maldestramente, ne hanno assunto acriticamente i principi e devono solo rigare dritto nell’applicarli.

L’Europa non è riuscita a produrre diritto costituzionale per i suoi cittadini, ma li inonda di “direttive” e, nel frattempo, lascia mano libera a tutti i “dispositivi” della BCE, del FMI, del WTO, del Mercato finanziario (banche e criminali associati), ecc. che dispongono in modo deciso e senza possibilità di salvaguardia del diritto, se non per quello residuale e marginale che ancora non sono riusciti a stralciare.☺

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