don pino puglisi di Franco Novelli
30 Ottobre 2013 Share

don pino puglisi di Franco Novelli

 

Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, intorno alle 20.45, viene ucciso nel quartiere Brancaccio di Palermo padre Pino Puglisi – noto a tutti i palermitani col nomignolo di 3P . 3P viene assassinato con un colpo alla nuca, sparato da Salvatore Grigoli, in seguito pentitosi e divenuto collaboratore di giustizia, con una pistola, calibro 7.65, munita di silenziatore. Gaspare Spatuzza, anche lui in seguito collaboratore di giustizia, che fa parte del “gruppo di fuoco”, nel buio della strada, alle 20.45 circa,  gli afferra il borsello e sotto voce gli sussurra: “Padre, è una rapina”. 3P ha appena il tempo di rispondere, sorridendo, “Me l’aspettavo” che Grigoli alle sue spalle gli spara sotto l’orecchio sinistro, facendolo cadere supino.

È quella del 1993 un’estate molto calda e piena del sangue delle stragi mafiose a Roma – San Giovanni in Laterano e San Giorgio a Velabro -, a Firenze – Via dei Georgofili -, a Milano – Via Palestro… È l’estate del 1993 successiva a quella nel corso della quale muoiono Giovanni Falcone (con la moglie, magistrato anche lei, Francesca Morvillo), Paolo Borsellino e gli uomini delle loro scorte.

Nel 1993 Berlusconi organizza Forza Italia che – lo apprendiamo anche dai processi succedutisi in questi venti anni – sostituisce la DC di Giulio Andreotti, di Ignazio e Salvo Lima come punto di riferimento per la mafia siciliana.

È il 1993,  e la “trattativa” fra lo Stato e la mafia ha già avuto inizio da un anno e questa “trattativa” è una ferita ancora aperta, molto dolorosa, dai contorni pieni di complessa ambiguità, inferta alla vita democratica del nostro Paese; e la cicatrice ancora non si è formata… Ma qual è (stato) il motivo scatenante dell’assassinio di questo sacerdote mite, sereno ma rigorosamente impegnato nella quotidianità di servizio nella sua parrocchia, del suo apostolato sacerdotale in genere, del suo impegno civile al fianco di quanti soffrivano o erano gli ultimi della società civile?

Dalle indagini è emerso il motivo vero della fine violenta di 3P, cioè la sua attività pastorale ed evangelica e la sua severa contrapposizione al clima di terrore, al regime di sopraffazione, di violenza gratuita e infine di morte che la mafia impone, comunque, a quanti diventano suoi succubi e di conseguenza complici.

Padre Pino Puglisi, oltre a esprimere avversione e a dare fastidio ai boss di Brancaccio, i fratelli Graviano, e a quanti erano a loro legati da affari illegali e loschi, rappresentava agli occhi di Cosa Nostra e alla luce dello stragismo collegato con Leoluca Bagarella un obiettivo concreto e percepibile di intimidazione alla Chiesa siciliana e al suo crescente e progressivo impegno nella lotta a tutte le mafie. Viene colpito 3P per dare un segnale di forte intimidazione alla Chiesa romana e questo da quando, il 9 maggio del 1993, il pontefice Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento ha scagliato il suo violento “anatema” contro la mafia e la cultura della violenza e della illegalità che essa rappresenta e conclama.

In quel periodo a Palermo si diceva che padre Puglisi con la sua attività al Centro di accoglienza Padre Nostro in via Conte Federico potesse nascondere persone non controllabili – per l’andirivieni del Centro – dalla mafia; che 3P fosse sospettato dagli ambienti mafiosi vicini ai fratelli Graviano di ospitare “sbirri” che in questo modo potevano controllare i movimenti di quanti stavano coprendo, salvaguardando, la latitanza di boss feroci e spietati, come appunto erano i fratelli Graviano. Di qui, il Centro di accoglienza Padre Nostro, fondato da 3P, doveva non esistere più, allo scopo di eliminare un potenziale pericolo alla latitanza dei Graviano. Dal momento che la mafia aveva bisogno per la sua quotidiana operatività di pianificare il regime di sicurezza per sé e per i suoi adepti, essa esigeva l’annientamento di tutti coloro che si impegnavano nella costruzione di un argine civile alle illegalità di ogni tipo, alla prassi della violenta sopraffazione, a quella della deroga da qualsiasi regola, a quella della diffusione abnorme del clima di illegalità su cui Cosa Nostra alimenta il suo potere e la sua capacità di eliminazione di ogni ostacolo. Di qui, l’esecuzione – il 15 settembre, alle ore 20.45 circa, di 3P da parte di quel “gruppo di fuoco” (Antonino Mangano, Gaspare Spatuzza, Cosimo di Nigro, Luigi Giacalone, Salvatore Grigoli) che nello stesso anno si rende protagonista di azioni stragiste, come quelle di Roma, di Firenze e di Milano. E Milano forse è l’anello che manca al processo contro gli assassini e i mandanti della violenta morte di padre Pino Puglisi. Infatti, non è a Milano che i fratelli Graviano sono stati arrestati, mentre mangiavano in un lussuoso ristorante del centro? Sì, proprio lì, nella capitale lombarda del debole e esangue capitalismo italiota! A questo punto qual è la considerazione amara che ricaviamo dall’assassinio di 3P, da poco, dal mese di maggio di quest’anno, conclamato dalla Chiesa “Beato”?

Deduciamo un dato semplice ma essenziale, che, se  lo Stato e la Chiesa fossero stati vicini e solidali con 3P più di quanto non abbiano fatto, probabilmente la sua morte violenta si sarebbe potuta evitare. Ma questa è un’altra storia che esiste solo nella sua virtualità, e perciò nella sua assoluta inconsistenza. Difatti, 3P è morto, le stragi ci sono state con le loro decine di morti innocenti, lo Stato ha condotto la trattativa di “resa” con Cosa Nostra, la nostra democrazia e la nostra economia (ma su questo torneremo!) sono nelle mani di mafiosi, alcuni dei quali, eletti dal popolo, siedono ancora nel nostro Parlamento. ☺

bar.novelli@micso.net

 

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