La rinascita della natura dopo il freddo dell’inverno veniva festeggiata ogni anno nelle antiche culture pagane, e per i Greci e i Romani era collegata al mito di Persefone (Proserpina in latino), rapita da Ade, divinità infernale che la voleva in sposa. La madre Demetra (identificata a Roma con Cerere, dea dell’agricoltura) la pianse e la cercò disperatamente, finché Zeus non intervenne con un compromesso: Persefone sarebbe rimasta con la madre per due terzi dell’anno; il tempo rimanente lo avrebbe trascorso negli Inferi con il marito. Il mito, interpretato in chiave naturalistica, rappresenta allegoricamente sia il tempo che il chicco di grano trascorre in inverno sotto la terra, dalla germinazione al pieno sviluppo della pianta, sia il ritorno della primavera, quale periodo di rinnovamento e di fertilità.
Sebbene oggi questo ritorno non sia più celebrato con riti e cerimonie, per tutti la primavera equivale alla promessa di giornate più lunghe e più calde, che rigenerano le forze, e che predispongono l’animo a nuove imprese. Ce lo ricorda il poeta tedesco Friedrich Hölderlin, in un breve passaggio del romanzo epistolare Iperione (1797): “Chi non aspira alle gioie dell’amore e a grandi cose, quando nell’occhio del cielo e nel seno della terra ritorna la primavera?”. E, più semplicemente, un frammento di Anna Karenina (1877), capolavoro di Lev Tolstoj: “La primavera è il momento di piani e di progetti”.
Molti sono poi gli autori che non hanno resistito alla tentazione di rappresentare metaforicamente quel risveglio della natura che è proprio della primavera. Valga per tutti l’esempio dello scrittore brasiliano Paolo Coelho: “Quando ci sentiamo affranti e deboli, tutto ciò che dobbiamo fare è aspettare. La primavera torna, le nevi dell’inverno si sciolgono e la loro acqua ci infonde nuova energia” (da Aleph, 2011): una metafora della vita, che a volte può sembrare un interminabile, rigido inverno. Ma per quanto questo inverno possa essere lungo e freddo, dopo c’è sempre la primavera a regalarci il suo tepore. Non conta dunque quando la primavera arriva, l’importante è che arrivi.
Filomena Giannotti
Congratulazioni alla nostra collaboratrice Filomena Giannotti per aver conseguito il 5 febbraio 2015 l’Abilitazione Nazionale all’insegnamento universitario come Professore Associato di Lingua e Letteratura latina.
La rinascita della natura dopo il freddo dell’inverno veniva festeggiata ogni anno nelle antiche culture pagane, e per i Greci e i Romani era collegata al mito di Persefone (Proserpina in latino), rapita da Ade, divinità infernale che la voleva in sposa. La madre Demetra (identificata a Roma con Cerere, dea dell’agricoltura) la pianse e la cercò disperatamente, finché Zeus non intervenne con un compromesso: Persefone sarebbe rimasta con la madre per due terzi dell’anno; il tempo rimanente lo avrebbe trascorso negli Inferi con il marito. Il mito, interpretato in chiave naturalistica, rappresenta allegoricamente sia il tempo che il chicco di grano trascorre in inverno sotto la terra, dalla germinazione al pieno sviluppo della pianta, sia il ritorno della primavera, quale periodo di rinnovamento e di fertilità.
Sebbene oggi questo ritorno non sia più celebrato con riti e cerimonie, per tutti la primavera equivale alla promessa di giornate più lunghe e più calde, che rigenerano le forze, e che predispongono l’animo a nuove imprese. Ce lo ricorda il poeta tedesco Friedrich Hölderlin, in un breve passaggio del romanzo epistolare Iperione (1797): “Chi non aspira alle gioie dell’amore e a grandi cose, quando nell’occhio del cielo e nel seno della terra ritorna la primavera?”. E, più semplicemente, un frammento di Anna Karenina (1877), capolavoro di Lev Tolstoj: “La primavera è il momento di piani e di progetti”.
Molti sono poi gli autori che non hanno resistito alla tentazione di rappresentare metaforicamente quel risveglio della natura che è proprio della primavera. Valga per tutti l’esempio dello scrittore brasiliano Paolo Coelho: “Quando ci sentiamo affranti e deboli, tutto ciò che dobbiamo fare è aspettare. La primavera torna, le nevi dell’inverno si sciolgono e la loro acqua ci infonde nuova energia” (da Aleph, 2011): una metafora della vita, che a volte può sembrare un interminabile, rigido inverno. Ma per quanto questo inverno possa essere lungo e freddo, dopo c’è sempre la primavera a regalarci il suo tepore. Non conta dunque quando la primavera arriva, l’importante è che arrivi.
Filomena Giannotti
Congratulazioni alla nostra collaboratrice Filomena Giannotti per aver conseguito il 5 febbraio 2015 l’Abilitazione Nazionale all’insegnamento universitario come Professore Associato di Lingua e Letteratura latina.
La rinascita della natura dopo il freddo dell’inverno veniva festeggiata ogni anno nelle antiche culture pagane, e per i Greci e i Romani era collegata al mito di Persefone (Proserpina in latino), rapita da Ade, divinità infernale che la voleva in sposa. La madre Demetra (identificata a Roma con Cerere, dea dell’agricoltura) la pianse e la cercò disperatamente, finché Zeus non intervenne con un compromesso: Persefone sarebbe rimasta con la madre per due terzi dell’anno; il tempo rimanente lo avrebbe trascorso negli Inferi con il marito. Il mito, interpretato in chiave naturalistica, rappresenta allegoricamente sia il tempo che il chicco di grano trascorre in inverno sotto la terra, dalla germinazione al pieno sviluppo della pianta, sia il ritorno della primavera, quale periodo di rinnovamento e di fertilità.
Sebbene oggi questo ritorno non sia più celebrato con riti e cerimonie, per tutti la primavera equivale alla promessa di giornate più lunghe e più calde, che rigenerano le forze, e che predispongono l’animo a nuove imprese. Ce lo ricorda il poeta tedesco Friedrich Hölderlin, in un breve passaggio del romanzo epistolare Iperione (1797): “Chi non aspira alle gioie dell’amore e a grandi cose, quando nell’occhio del cielo e nel seno della terra ritorna la primavera?”. E, più semplicemente, un frammento di Anna Karenina (1877), capolavoro di Lev Tolstoj: “La primavera è il momento di piani e di progetti”.
Molti sono poi gli autori che non hanno resistito alla tentazione di rappresentare metaforicamente quel risveglio della natura che è proprio della primavera. Valga per tutti l’esempio dello scrittore brasiliano Paolo Coelho: “Quando ci sentiamo affranti e deboli, tutto ciò che dobbiamo fare è aspettare. La primavera torna, le nevi dell’inverno si sciolgono e la loro acqua ci infonde nuova energia” (da Aleph, 2011): una metafora della vita, che a volte può sembrare un interminabile, rigido inverno. Ma per quanto questo inverno possa essere lungo e freddo, dopo c’è sempre la primavera a regalarci il suo tepore. Non conta dunque quando la primavera arriva, l’importante è che arrivi.
Filomena Giannotti
Congratulazioni alla nostra collaboratrice Filomena Giannotti per aver conseguito il 5 febbraio 2015 l’Abilitazione Nazionale all’insegnamento universitario come Professore Associato di Lingua e Letteratura latina.
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