E’ dio che fa crescere
4 Giugno 2020
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E’ dio che fa crescere

“Né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro” (1Cor 3,7-8).
La Prima Lettera ai Corinzi, una delle lettere più note di Paolo, mostra il complesso dinamismo della vita della Chiesa e registra la vivacità dell’azione pastorale dell’Apostolo all’interno di una comunità che egli stesso ha fondato. Corinto era una città nota per la sua prosperità economica e la sua potenza politica, uno snodo commerciale importante, sede dei giochi istmici che ogni anno attiravano gente di ogni dove, città nota per il culto della dea Afrodite, per la presenza della prostituzione sacra e i culti misterici. Una città che, di primo acchito, sembrava del tutto impossibile da evangelizzare, impermeabile rispetto ad un annuncio che invitava a considerare il proprio corpo come realtà santa e non come una merce, a non fare discriminazioni tra ricchi e poveri, a mettere al centro, invece dell’ansia della gloria e del successo, “la parola della croce” (1Cor 1,18)
L’Apostolo giunge a Corinto al termine del suo secondo viaggio missionario, dopo aver evangelizzato Filippi, Tessalonica e Berea e aver parlato all’Areopago di Atene. A Corinto Paolo viene accolto da una coppia di coniugi, Aquila e Priscilla, che, espulsi da Roma, trasferiscono a Corinto la residenza e la loro bottega di fabbricatori di tende, dove lavorerà anche l’Apostolo. A Corinto Paolo si spende in una fervida attività di predicazione e molti aderiscono a Cristo e ricevono il battesimo.
Paolo dunque scrive ad una comunità che egli stesso ha fondato come “un saggio architetto” (1Cor 3,10), sperimentando poi anche il contributo di altri evangelizzatori: “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere” (1Cor 3,6-7). E poco prima chiarisce lo statuto dei predicatori del Vangelo: “Che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori (diákonoi), attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso” (1Cor 3,5). Questa comunità, santificata in Cristo Gesù mediante il battesimo, sperimenta che la sua santità è la sua vocazione più profonda (cf. 1Cor 1,1), ma al tempo stesso si trova a far fronte a innumerevoli problemi, primo tra tutti il pericolo di fare della chiesa un partito qualunque. Per questo Paolo invita i Corinzi a “essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni… ma… perfetta unione di pensiero e di sentire”. E denuncia l’inghippo, senza giri di parole: «a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “Io invece di Cefa”, “E io di Cristo”. È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?» (1Cor 1,10-13). La Chiesa è una realtà divina e al tempo stesso umana perciò fragile ed esposta a spaccature. Per questo Paolo ricentra i credenti sul fondamento che è Cristo e sulla sua opera redentrice realizzatasi attraverso il dono di sé sulla Croce.
Forte della centralità di Cristo, Paolo definisce la chiesa non solo “campo di Dio, edificio di Dio” (1Cor 3,9) ma anche “corpo di Cristo” (1Cor 12,27), una verità che il Risorto stesso gli aveva rivelato sulla via di Damasco: “Io sono Gesù, che tu perseguiti!” (At 9,5). Gesù si era identificato con la Chiesa in un solo soggetto. La Chiesa non è un gruppo qualunque che vuole promuovere certe cause. In essa si tratta della persona di Gesù Cristo, che anche da Risorto è rimasto “carne”. Egli ha un corpo, è personalmente presente nella sua Chiesa e “Capo e Corpo” formano un unico soggetto. Questo corpo è composto di tante membra che possono agire secondo il progetto salvifico divino quando danno una forma ben precisa al loro agire, una via che Paolo celebra al capitolo 13 descrivendola come se parlasse di Cristo stesso e che è l’amore che solo non avrà mai fine.
Tante volte è risuonato ai nostri orecchi lo slogan “Cristo sì, Chiesa no”, come se la Chiesa fosse un partito o un’associazione qualunque. Ma quanti conoscono davvero la Chiesa? La Chiesa è la sposa amata da Cristo, una madre feconda che cerca di amare i suoi figli con il cuore di Cristo. Ma è anche una comunione di uomini e donne che hanno bisogno continuamente di conversione, di dissetarsi alle sorgenti della misericordia, per non vivere per se stessi, sprigionare le fragranze del dono e rivelare con arte al mondo orfano di senso il volto bello e radioso del Padre.☺

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