e io pago
29 Marzo 2010 Share

e io pago

 

Non è facile rivendicare i propri diritti, sia perché molti lungo la strada, tutta in salita, si demotivano e lasciano perdere, sia perché la giustizia spesso è lenta e farraginosa, se arriva. La cooperativa Nardacchione, nonostante la fatica delle spese legali, è costretta ad andare avanti perché gli amministratori di Casacalenda, non leggendo quello che scrivono e firmano, si sono rimangiati anni di accordi.

Da quando qualcuno ha fatto capire loro che una casa di riposo può essere trasformata in un centro di gestione clientelare dal quale controllare operatori, anziani e famiglie degli uni e degli altri, si sono trovati un imprenditore e si sono detti: questa è “cosa nostra”.

Siamo stati costretti, per bloccare ogni loro possibile illegalità, a ricorrere al TAR che ci ha dato pienamente ragione, sentenziando: “ACCOGLIE la domanda cautelare della parte ricorrente, con la prescrizione per la cooperativa ricorrente e per il Comune di procedere, con celerità, ad una nuova negoziazione (anche a titolo oneroso) dell’accordo per l’uso dell’immobile comunale”.

Il loro avvocato, con artifizi bizantini, nell’appello al Consiglio di Stato ha chiesto che venisse annullata la sentenza sostenendo che al TAR non competeva entrare nel merito della rinegoziazione di un accordo già stipulato.

Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello emettendo una sentenza tale che neppure la sibilla cumana poteva fare di meglio. Testualmente dice: “Considerato che l’appello appare assistito da sufficienti elementi di fondatezza con riguardo alla impossibilità di pervenire ad un progetto assistenziale differente da quello inoltrato ed approvato a suo tempo dalla Regione e ciò neanche per il tramite della negoziazione imposta in via cautelare dal giudice di prime cure; P.Q.M. Accoglie l'appello (Ricorso numero: 1107/2010) e, per l'effetto, in riforma dell'ordinanza impugnata, respinge l'istanza cautelare proposta in primo grado”.

Letto in italiano sembrerebbe dar torto alla cooperativa, ma giuridicamente, avendo riportato una frase dell’appello dice che il contratto resta quello stipulato all’inizio e non può essere cambiato. Tutto questo al geometra glielo avrà senz’altro spiegato la moglie competente sia in lettere che in diritto, ma non gli avrà detto che è appunto quello che anche la cooperativa chiede.

E così ora testardamente ma non in buona fede il comune indirà l’appalto, noi chiederemo la sospensiva e un nuovo giro di valzer partirà. Al solito prezzo. Come cooperativa paghiamo i nostri avvocati e come contribuenti paghiamo gli avvocati del comune. Mentre gli irresponsabili messi a governare continueranno a giocare e tramare.☺

 

 

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