Quando il sole è alto nel cielo non riesco a guardarlo. Ne seguo i raggi pensando che gli uomini, di tutte le grandi cose, possono vederne solo il finale o il riflesso, come in questo caso. Eppure tanta gente non si accorge neanche di quello. Mi affaccio alla finestra e vedo persone che corrono, formiche giganti. Ecco, uno è lì che guarda l’orologio mentre parla al telefono. Più in là ci sono due strade che si uniscono, le macchine che non danno la dovuta precedenza. Tutti verso una meta, la stessa. Tutti in corsa, a gara per chi arriva prima. Tutti migliori di tutti, tutti contro tutti. Attori di uno stesso film, formiche verso un unico formicaio. Mi chiedo cosa faranno una volta arrivati, se guarderanno indietro immaginando di fermarsi e dare precedenza o fare inversione di marcia per tornare a casa.
Mi affaccio alla finestra e vedo gli occhi con cui un padre guarda i suoi figli svolgere i compiti, occhi stanchi e tristi. Delusi. A volte lo dice alla moglie, ciò che pensa: “non è questo che desideravo per loro, e per te”, “non dovevo sposarmi”. E allora lei lo abbraccia, gli bacia il viso spostandogli i capelli. E c’è un contadino, non troppo lontano, che vende ciliege e verdura, e un vigile che cammina nella sua direzione. Il vigile, naturalmente, non conosce la fatica. Mentre io riesco a vederlo con scarponi sprofondati nella terra. Una zappa in mano, il verde intorno. E le zanzare, quelle che in estate pizzicano anche lui, il vigile. E quel contadino raccoglie fiori di pesco prima di rientrare a casa e li porta alla moglie, con le mani sporche e piene di rughe. Rientra in casa e li mette in vaso, vicino alla foto di lei che sorride. La terra si deposita in quelle rughe da cui scorre acqua scura, quando lava le mani. Neanche una di quelle zingare sul marciapiede riuscirebbe a leggere le linee della sua vita.
Guardo alla finestra e vedo un ragazzo in ospedale, terzo giorno di chemio. Non riesco a capire che tumore abbia, ma sento che nella notte recita poesie ad alta voce. A memoria. Nel buio. Fino a chiudere gli occhi. Fino ad addormentarsi. Vedo un bambino che al mattino cerca in casa la mamma che è già sveglia da qualche ora. Lei gli sorride, lo prende in braccio e gli bacia la fronte. Il marito è andato via da qualche tempo. Se guardassi più lontano, forse potrei vederlo, ma non mi va di sapere con chi è, cosa sta facendo. Mi affaccio alla finestra e vedo foto che bruciano in un fuoco, foglie che cadono dagli alberi, e il vento che le porta via. Vedo nuvole che corrono, pagine di diario, labbra che sorridono, occhi che piangono. E una spiaggia deserta, deve essere inverno.
Mi affaccio alla finestra e vedo te, immobile, che mi guardi prima di riprendere a camminare. Ed io ti seguo con lo sguardo fin quando non ti vedo più. Così chiudo le tende e mi giro verso la mia stanza, per rientrare nella mia vita. É l’alba. ☺
Quando il sole è alto nel cielo non riesco a guardarlo. Ne seguo i raggi pensando che gli uomini, di tutte le grandi cose, possono vederne solo il finale o il riflesso, come in questo caso. Eppure tanta gente non si accorge neanche di quello. Mi affaccio alla finestra e vedo persone che corrono, formiche giganti. Ecco, uno è lì che guarda l’orologio mentre parla al telefono. Più in là ci sono due strade che si uniscono, le macchine che non danno la dovuta precedenza. Tutti verso una meta, la stessa. Tutti in corsa, a gara per chi arriva prima. Tutti migliori di tutti, tutti contro tutti. Attori di uno stesso film, formiche verso un unico formicaio. Mi chiedo cosa faranno una volta arrivati, se guarderanno indietro immaginando di fermarsi e dare precedenza o fare inversione di marcia per tornare a casa.
Mi affaccio alla finestra e vedo gli occhi con cui un padre guarda i suoi figli svolgere i compiti, occhi stanchi e tristi. Delusi. A volte lo dice alla moglie, ciò che pensa: “non è questo che desideravo per loro, e per te”, “non dovevo sposarmi”. E allora lei lo abbraccia, gli bacia il viso spostandogli i capelli. E c’è un contadino, non troppo lontano, che vende ciliege e verdura, e un vigile che cammina nella sua direzione. Il vigile, naturalmente, non conosce la fatica. Mentre io riesco a vederlo con scarponi sprofondati nella terra. Una zappa in mano, il verde intorno. E le zanzare, quelle che in estate pizzicano anche lui, il vigile. E quel contadino raccoglie fiori di pesco prima di rientrare a casa e li porta alla moglie, con le mani sporche e piene di rughe. Rientra in casa e li mette in vaso, vicino alla foto di lei che sorride. La terra si deposita in quelle rughe da cui scorre acqua scura, quando lava le mani. Neanche una di quelle zingare sul marciapiede riuscirebbe a leggere le linee della sua vita.
Guardo alla finestra e vedo un ragazzo in ospedale, terzo giorno di chemio. Non riesco a capire che tumore abbia, ma sento che nella notte recita poesie ad alta voce. A memoria. Nel buio. Fino a chiudere gli occhi. Fino ad addormentarsi. Vedo un bambino che al mattino cerca in casa la mamma che è già sveglia da qualche ora. Lei gli sorride, lo prende in braccio e gli bacia la fronte. Il marito è andato via da qualche tempo. Se guardassi più lontano, forse potrei vederlo, ma non mi va di sapere con chi è, cosa sta facendo. Mi affaccio alla finestra e vedo foto che bruciano in un fuoco, foglie che cadono dagli alberi, e il vento che le porta via. Vedo nuvole che corrono, pagine di diario, labbra che sorridono, occhi che piangono. E una spiaggia deserta, deve essere inverno.
Mi affaccio alla finestra e vedo te, immobile, che mi guardi prima di riprendere a camminare. Ed io ti seguo con lo sguardo fin quando non ti vedo più. Così chiudo le tende e mi giro verso la mia stanza, per rientrare nella mia vita. É l’alba. ☺
Quando il sole è alto nel cielo non riesco a guardarlo. Ne seguo i raggi pensando che gli uomini, di tutte le grandi cose, possono vederne solo il finale o il riflesso, come in questo caso. Eppure tanta gente non si accorge neanche di quello.
Quando il sole è alto nel cielo non riesco a guardarlo. Ne seguo i raggi pensando che gli uomini, di tutte le grandi cose, possono vederne solo il finale o il riflesso, come in questo caso. Eppure tanta gente non si accorge neanche di quello. Mi affaccio alla finestra e vedo persone che corrono, formiche giganti. Ecco, uno è lì che guarda l’orologio mentre parla al telefono. Più in là ci sono due strade che si uniscono, le macchine che non danno la dovuta precedenza. Tutti verso una meta, la stessa. Tutti in corsa, a gara per chi arriva prima. Tutti migliori di tutti, tutti contro tutti. Attori di uno stesso film, formiche verso un unico formicaio. Mi chiedo cosa faranno una volta arrivati, se guarderanno indietro immaginando di fermarsi e dare precedenza o fare inversione di marcia per tornare a casa.
Mi affaccio alla finestra e vedo gli occhi con cui un padre guarda i suoi figli svolgere i compiti, occhi stanchi e tristi. Delusi. A volte lo dice alla moglie, ciò che pensa: “non è questo che desideravo per loro, e per te”, “non dovevo sposarmi”. E allora lei lo abbraccia, gli bacia il viso spostandogli i capelli. E c’è un contadino, non troppo lontano, che vende ciliege e verdura, e un vigile che cammina nella sua direzione. Il vigile, naturalmente, non conosce la fatica. Mentre io riesco a vederlo con scarponi sprofondati nella terra. Una zappa in mano, il verde intorno. E le zanzare, quelle che in estate pizzicano anche lui, il vigile. E quel contadino raccoglie fiori di pesco prima di rientrare a casa e li porta alla moglie, con le mani sporche e piene di rughe. Rientra in casa e li mette in vaso, vicino alla foto di lei che sorride. La terra si deposita in quelle rughe da cui scorre acqua scura, quando lava le mani. Neanche una di quelle zingare sul marciapiede riuscirebbe a leggere le linee della sua vita.
Guardo alla finestra e vedo un ragazzo in ospedale, terzo giorno di chemio. Non riesco a capire che tumore abbia, ma sento che nella notte recita poesie ad alta voce. A memoria. Nel buio. Fino a chiudere gli occhi. Fino ad addormentarsi. Vedo un bambino che al mattino cerca in casa la mamma che è già sveglia da qualche ora. Lei gli sorride, lo prende in braccio e gli bacia la fronte. Il marito è andato via da qualche tempo. Se guardassi più lontano, forse potrei vederlo, ma non mi va di sapere con chi è, cosa sta facendo. Mi affaccio alla finestra e vedo foto che bruciano in un fuoco, foglie che cadono dagli alberi, e il vento che le porta via. Vedo nuvole che corrono, pagine di diario, labbra che sorridono, occhi che piangono. E una spiaggia deserta, deve essere inverno.
Mi affaccio alla finestra e vedo te, immobile, che mi guardi prima di riprendere a camminare. Ed io ti seguo con lo sguardo fin quando non ti vedo più. Così chiudo le tende e mi giro verso la mia stanza, per rientrare nella mia vita. É l’alba. ☺
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