Emendamenti o tradimenti? Torah e Costituzione a confronto
3 Settembre 2016
La Fonte (351 articles)
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Emendamenti o tradimenti? Torah e Costituzione a confronto

Quando pensiamo alla Legge nell’Antico Testamento, probabilmente ci facciamo influenzare da quello che ne viene detto apparentemente nel Nuovo Testamento, sia da Gesù che sembra criticarla, sia da Paolo che sembra rinnegarla. Al di là di questi sbrigativi pregiudizi (peraltro falsamente attribuibili al primo pensiero cristiano), la legge di Mosè si presenta come un organismo vivente, in continua evoluzione, capace di adattarsi alle mutate circostanze storiche, in un continuo affinamento della comprensione della dignità e dei diritti dell’uomo.

Anche la Bibbia prevedeva che la legge fosse adattata ai tempitorah1

La particolarità della legge biblica sta nel fatto che le diverse legislazioni che si succedono rimangono insieme, a testimoniare al lettore la dinamica del processo, lo sforzo di andare in una direzione sempre più liberante per l’uomo. Ovviamente, come in tutti i processi storici non mancano le contraddizioni e le involuzioni ma ciò che è interessante è il processo stesso, la mancanza di staticità o fossilizzazione che impedirebbe il contatto con la vita umana reale. Se poi si guarda a tutta la bibbia, ai profeti e agli altri scrittori, fino al Nuovo Testamento, si vede che il processo continua in un dialogo incessante con le proprie radici ma in una continua tensione verso il presente e il futuro. Un esempio concreto, tornando alla Torah (nome ebraico della Legge di Mosè), è la condizione della donna, che nella legislazione biblica occupa un posto apparentemente secondario, ma nonostante tutto evolve nel tempo. Due luoghi, in particolare ce lo mostrano: i comandamenti e la legge sugli schiavi. Oggi sappiamo che la Torah è frutto di una continua attività di redazione e riscrittura per cui abbiamo in Es 20-23 la forma più antica del codice legislativo, mentre in Dt 12-26 (e Dt 5 per i comandamenti), una riscrittura successiva. Per ciò che riguarda la donna, in particolare, troviamo un cambiamento nell’ultima parte dei comandamenti: in Es 20,17 la moglie fa parte delle proprietà del marito, è compresa nella “casa” dell’uomo, insieme con gli schiavi (uomini o donne) e gli animali da lavoro. In Dt 5,21 invece la moglie precede la casa e tutto il resto. Ha un posto unico, non è riducibile alla proprietà. La stessa cosa si trova nella legge sull’affrancamento degli schiavi: in Es 21,7ss la donna ebrea ridotta in schiavitù, al settimo anno non è automaticamente affrancata come l’uomo perché potrebbe essere concubina del padrone o di suo figlio. Solo se non si verificano alcune condizioni può andarsene libera. Invece in Dt 15,12 uomo e donna sono posti sullo stesso piano: “Se un tuo fratello ebreo o una ebrea si vende a te, ti servirà per sei anni, ma al settimo lo lascerai andare via libero da te”. Si coglie qui la difficoltà del testo che in realtà parla originariamente solo del maschio; nella redazione finale però c’è la donna alla quale non si dedica, come in Esodo, un comma a parte, essendo equiparata in tutto all’uomo.torah-2

Dal fascismo alla Costituzione repubblicana

La bibbia ci dice che le leggi non restano immutate, ma possono, anzi devono, cambiare nel tempo. Il vero problema è la direzione del cambiamento, in meglio o in peggio. Quando Mussolini prese il potere, calpestò quel poco di sapore liberale dello Statuto Albertino, abolendo la Camera dei Deputati e creando la Camera dei Fasci al soldo di un solo uomo. Quando è nata la Costituzione italiana, si usciva proprio dal triste ventennio e si pensò a una carta fondamentale che potesse evitare l’instaurazione di una dittatura presentata come soluzione ai problemi dell’Italia attraverso la propaganda. I padri costituenti sapevano che quella costituzione poteva cambiare nel tempo, ma sempre nella prospettiva di migliorare l’attuazione del suo spirito in opposizione ad ogni forma di larvata dittatura.

Efficienza o sopruso? I rischi per la nostra Costituzione

Se cambiamento ci può essere, per rispettarne lo spirito, deve andare nella direzione di una maggiore attuazione della democrazia che è esattamente il contrario di quella ricerca di efficienza nelle decisioni che, se portata all’estremo, fa invocare necessariamente l’uomo solo al comando che non deve interpellare nessuno giungendo in tempi strettissimi all’efficienza di governo. Ma è questo che ispira la nostra Costituzione che invece ha voluto allargare al massimo gli spazi per il confronto democratico in cui le idee di tutti avessero importanza, non solo quelle di una maggioranza resa tale dai trucchi della legge elettorale? Se poi è vecchia la Costituzione italiana, che dire di quella americana? I padri fondatori degli Stati Uniti fecero in modo che non potesse mai essere stravolta, ma solo “emendata”, in modo da renderla al passo con i tempi, ispirandosi in questo proprio alla bibbia che non getta il passato, bensì lo rende base imprescindibile per il presente. Leggere la bibbia per noi cittadini italiani credenti significa anche questo: andare a scuola di coloro che, quando hanno accolto il cambiamento è perché allargava la sfera dei diritti, non perché portava all’efficienza che facilmente può tradursi in sopruso.☺

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