F35 e Europa
3 Maggio 2014 Share

F35 e Europa

Il processo di integrazione europeo è partito, come sappiamo, dopo la seconda guerra mondiale come risposta all’Europa dei nazionalismi e delle guerre. Era una riposta indispensabile per evitare che nel continente scoppiassero nuove guerre. Non era una risposta di carattere economico bensì politico e ideale. I primi passi dell’integrazione europea, quindi, sono stati passi che tendevano ad affermare il principio della sopranazionalità, del superamento dell’Europa rispetto alle sovranità nazionali per evitare nuovi conflitti. Si calcola che tra il 1870 al 1945 ci siano stati in Europa almeno 100 tra guerre e conflitti. Era indispensabile mettere fine a questa situazione e l’unico modo era quello di superare l’idea che l’Europa fosse frammentata solo in Stati e unità nazionali.

Ad Oggi apparentemente sono stati effettuati importanti passi in avanti nel campo di una politica della difesa europea, la quale viene purtroppo privata di una vera politica per il disarmo, ma in realtà le resistenze nazionali (con iniziative politiche autonome, proprie forze armate, industria degli armamenti protetta) costituiscono ancora un ostacolo massiccio affinché l’UE possa essere un attore significativo e innovativo di pace e nonviolenza sulla scena mondiale. Basta pensare all’iniziativa francese nei confronti della Libia di Gheddafi, alla successiva guerra e al conseguente caos regnante oggi nel paese nordafricano, nonché alle diverse posizioni in merito all’ ipotizzato intervento militare in Siria (per fare solo due esempi). Va ricordato che le Forze Armate dei Paesi dell’UE assommano sulla carta a circa 1.500.000 uomini, una cifra analoga a quella degli Stati Uniti, costando circa 285 miliardi di dollari per la difesa nel 2012 (in flessione rispetto agli anni precedenti), poco meno della metà di quanto speso dal gigante USA. Infine, come ha rilevato ripetutamente lo stesso Consiglio Europeo dello scorso dicembre, la frammentazione e la duplicazione nel settore dell’industria europea costituisce un’intrinseca debolezza del settore, nonché un aggravio di spese in un ambito in cui – nel momento economico che si sta vivendo da tempo – tutti i governi stanno tagliando.

Né appare fuori luogo qui ricordare la discussa produzione dell’F35, oggetto di perplessità e di critiche tecniche anche in seno al Pentagono. La scelta di dotare le aeronautiche militari di alcuni Paesi europei di F35 appare, anche solo sotto l’aspetto economico, di fatto un siluro verso la stessa industria europea della difesa (che già produceva aerei quali l’Eurofighter) e l’indipendenza strategica dal colosso d’oltreoceano. Le elevate somme destinate all’F35 statunitense, inoltre, vanno a incidere su bilanci della difesa, per la verità già ridotti in anni di grave crisi economica e affamano i popoli europei ai quali viene chiesto di stringere la cinghia. Sorprendono, pertanto, ancora una volta le contraddizioni nell’ambito della politica europea della difesa.

Si potrebbe continuare a elencare altre diverse contraddizioni, ma è opportuno soffermarsi ad analizzare le richieste del Consiglio Europeo del dicembre 2013 in merito a cyberdifesa, sicurezza marittima, migrazioni clandestine, terrorismo, criminalità organizzata, sicurezza energetica, sfide complesse che non tutte richiedono necessariamente l’adozione di modelli di strategie di sicurezza con proiezioni sullo scacchiere mondiale, modelli che invece sembrano nei fatti prevalere largamente, ma senza un adeguato dibattito politico a livello europeo. Ci troviamo di fronte a un gigante dai piedi d’argilla armato, con truppe numerosissime e alti livelli complessivi di spesa, che, però, non conta nulla o quasi sulla scena mondiale proprio per la sua permanente frammentazione politica.

Non si può ancora aspettare una futura politica europea della difesa, occorre gettarne concretamente le basi oggi in una prospettiva non aggressiva e di cooperazione internazionale. Le prossime elezioni europee dovranno avere ad oggetto queste tematiche se vogliamo costruire in Europa un’economia di Pace giusta, disarmata e nonviolenta.☺

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