Fame zero
7 Marzo 2018
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Fame zero

Dal 2015 gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) opereranno sull’eredità lasciata dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs – 2005-2015), facendo tesoro di esperienze maturate per più di dieci anni (2000-2015): la nutrizione aveva già destato l’attenzione mondiale ed è rimasta, per molti partner dello sviluppo, un punto importante dell’agenda. Un certo numero di iniziative internazionali, procedimenti e impegno degli attori coinvolti hanno incrementato questa ondata. Ricordiamo lo Scaling Up Nutrition Movement (2009), il Global Nutrition for Growth Compact (2013), la Sfida Fame Zero del Segretario Generale delle Nazioni Unite (2012) e, soprattutto, la Seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione (ICN2), tenutasi nel novembre 2014 a Roma ed organizzata insieme dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità); 170 Stati Membri convocati per affrontare le diverse sfide dovute alla malnutrizione.

La Conferenza ha prodotto due documenti, la Dichiarazione di Roma sulla nutrizione, la quale delinea le attuali sfide e si impegna ad affrontarle nel decennio a venire, e il Quadro d’Azione integrativo, in cui si elencano 60 azioni tra le quali i paesi possono scegliere per guidare le strategie nazionali sulla nutrizione. Viene anche la consapevolezza/messaggio che, in tutto il mondo, il sistema alimentare sta cambiando rapidamente e sta diventando più complesso. Le recenti evoluzioni dell’industrializzazione, globalizzazione e commercializzazione hanno forti ripercussioni sugli alimenti prodotti, sul livello nel quale vengono lavorati e su come le persone li consumano. Cresce la preoccupazione circa l’impatto e la sostenibilità degli attuali schemi di consumo e di produzione. Sebbene la commercializzazione e la specializzazione nella produzione agricola, la lavorazione e la vendita al dettaglio hanno potenziato l’efficienza in tutto il sistema alimentare globale, aumentando, per tutta la durata dell’anno la disponibilità e l’accessibilità a varie categorie alimentari, è sempre più diffuso il peso della malnutrizione “raddoppiata” o “triplicata”. Oggigiorno, la maggior parte degli stati patiscono alcune combinazioni contrapposte: quelle dell’arresto della crescita, anemia, e/o quelle dell’obesità e sovrappeso. Associati a questi modelli del sistema alimentare risultano presenti effetti ambientali negativi tra cui, ad esempio, degrado del terreno, uso non sostenibile dell’acqua, utilizzo esagerato di pesticidi e fertilizzanti. Sono fonte di considerevole preoccupazione non solo per il loro evidente impatto ecologico, ma per il rischio crescente dell’insicurezza alimentare e della povertà, con insidiose implicazioni per la nutrizione e la salute.

Cibo e nutrizione

Il fatto che l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile “fame zero” includa disposizioni sulla nutrizione e che il nutrimento venga inserito nel contesto della sicurezza alimentare e dell’agricoltura sostenibile è una conquista, poiché riconosce il ruolo fondamentale  svolto dagli approcci basati sul cibo e nutrizione. Inoltre, consolidare la nutrizione, la sicurezza del cibo e l’agricoltura, all’interno dello stesso obiettivo, aumenta la responsabilità degli impatti sulla salute e sull’ambiente delle pratiche produttive agricole e sui sistemi di sviluppo del cibo.

Da due indicatori possiamo trarre speranza che la nutrizione non venga messa in secondo piano, entrambi basati sul presupposto che la considerazione della qualità alimentare (rispetto alla quantità) è fondamentale. Primo, la produttività agricola deve porre attenzione agli alimenti ricchi di nutrienti. Secondo, gli Stati devono riconoscere che ci sono molti punti d’accesso verso una nutrizione migliore attraverso l’agricoltura e il sistema alimentare. Ci sono molti modi per migliorare la qualità degli alimenti disponibili in un dato ambiente alimentare. È un campo inesplorato che offre opportunità senza precedenti per affrontare una varietà di sfide circa gli attuali sistemi alimentari. In particolare il supporto in crescita ai piccoli produttori alimentari migliora la sostenibilità dell’ambiente, aumenta la capacità di ripresa nelle pratiche di produzione e riduce lo spreco e le perdite di alimenti. C’è un equivoco non sciolto nel concetto di “migliore nutrizione”, qualora il fine sottoscritto della “riduzione della fame” abbia un focus solo sulla “quantità” del cibo e disponibilità di “energia calorica” a livello nazionale, invece di guardare alla qualità del cibo disponibile e all’accesso a fonti di nutrimento sia a livello familiare che individuale. Questo è, nella trattazione della sicurezza alimentare, un problema comune. La definizione originale della sicurezza alimentare, già dal Vertice Mondiale sull’Alimentazione del 1996, affermava di “assicurare, per l’intera durata dell’anno, un accesso a degli alimenti adeguati, sicuri, vari e ricchi di nutrienti per tutti”. Negli anni la concezione è stata ridotta, a una disponibilità di calorie.

Misurare il progresso

Un gruppo di indicatori, raccomandato dal Comitato Permanente sulla Nutrizione dell’ONU (UNSCN), includono l’arresto della crescita, il deperimento, il sovrappeso, l’allattamento esclusivo, il livello di neonati sottopeso e la diffusione di anemia nelle donne in età riproduttiva. Questi indicatori sono inclusi anche nella serie consigliata nel Minimum Dietary Diversity – Women (MDD-W), per le donne, in età fertile, tra i 15 e 40 anni. Quelle che consumano almeno 5 di 10 determinati gruppi alimentari hanno una maggior probabilità di trovare il loro fabbisogno di micronutrienti. Una domanda crescente e una disponibilità degli indicatori – regolarmente raccolti ed equi a livello globale – circa l’adeguatezza della dieta sono necessari per tendere a degli standard più alti e più focalizzati sulla salute, sull’agricoltura e sul sistema alimentare. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 2 offre un’eccezionale opportunità a questo proposito. ☺

 

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