Famiglie abramitiche fraterne?
15 Dicembre 2021
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Famiglie abramitiche fraterne?

Non è facile parlare di fratellanza nel mondo delle religioni monoteiste. Quelli che oggi, con disinvoltura chiamiamo “fratelli”, con metafora legata all’idea di essere tutti “figli di Dio”, nel corso dei secoli sono stati chiamati nemici, visti come avversari della vera fede, infedeli o eretici o miscredenti, da perseguitare e convertire, non certo da amare e rispettare nella loro legittima diversità (184). Scrive il rabbino inglese Jonathan Sacks, in un suo studio sulla violenza religiosa: “È evidente perché ebraismo, cristianesimo e islam sono stati stretti da un abbraccio violento, talvolta fatale, così a lungo. La loro relazione è stata quella di una rivalità tra fratelli, carica di desiderio mimetico, il desiderio per la stessa cosa: la promessa di Abramo… Sono fratelli in competizione, perciò ciascuno ha visto nell’altro una grave minaccia esistenziale”. Condividere una medesima eredità è sempre difficile; per non farsi guerra reciprocamente occorre una grande maturità, un’ identità solida e pacificata in se stessi e un ancor più grande senso della giustizia. Solo con queste virtù se ne viene fuori senza che scattino gelosie e risentimenti, rivendicazioni e accuse: purtroppo questo è avvenuto per secoli nella sfera delle relazioni interreligiose. Occorre una rilettura più attenta e più profonda delle narrazioni tradizionali in una prospettiva teologica capace di rispetto delle diversità e della pluralità antropologica. L’elezione degli uni non significa mai la maledizione o il rifiuto degli altri; rivela vocazioni diversificate, persino rivelazioni/alleanze diverse con linguaggi diversi per popoli diversi da parte dell’unico Dio che per tutti i discendenti di Abramo è ad un tempo il nostro Dio e il Signore dell’universo,particolare e intimo per ognuno senza perdere la sua universalità e trascendenza.

Ma se tutti gli uomini sono fratelli da dove viene il gesto omicida di Caino? Come rileggere il racconto del primo fratricidio della storia umana? È proprio del monoteismo ricordare che il primo peccato umano fuori dal paradiso sia il fratricidio: l’uomo assassinato è il fratello ma anche l’assassino è il fratello. I legami di sangue sono conosciuti ma non riconosciuti nel loro significato etico. Si tratta di una sfida relazionale perenne che è sempre davanti all’umanità. Papa Francesco invoca una alleanza educativa o un patto educativo globale: “Mai come ora, c’è bisogno di unire le forze in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni, e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna. Tale alleanza, radice di un nuovo umanesimo, si fa portatrice di un’alleanza tra tutte le componenti della persona: tra lo studio e la vita; tra le generazioni; tra i docenti, gli studenti, le famiglie e la società civile con tutte le sue componenti ed espressioni. Un’alleanza generatrice di pace, giustizia e accoglienza tra tutti i popoli della famiglia umana nonché del dialogo tra le religioni”.

L’antropologia soprannaturale che anima le religioni genera anche una fenomenologia interreligiosa come dichiara il Documento sulla fratellanza umana firmato da Francesco e dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb nel febbraio 2019. Si afferma infatti che “la fede religiosa porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e  amare poiché è la fede in un Dio che ha creato uguali – nei doveri, nei diritti e nella dignità – tutti gli esseri umani e li ha chiamati a convivere tra loro come fratelli… i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune; a ristabilire la saggezza, la giustizia e la carità, e a risvegliare il senso religioso tra i giovani per difendere le nuove generazioni dal dominio del pensiero materialistico, dal pericolo delle politiche dell’avidità e dell’ indifferenza, basate sulla legge della forza e non sulla forza della legge”.

La fraternità, nonché l’amicizia sociale e politica comportano più oneri che onori, ossia obblighi e doveri di corresponsabilità e di solidarietà che rompono le barriere naturali o convenzionali e si allargano ai doveri verso ogni creatura. “Amerai il tuo prossimo” significa “riconosci di avere dei doveri verso i tuoi simili ma anche, verso i dissimili da te che Dio ha creato prima di te e ti ha posto accanto”. È la stessa enfasi della cura che l’enciclica pone sul mondo come “casa comune”. A noi spetta il compito di lavorare nel giardino della creazione, ossia coltivarlo e migliorarlo, ma anche proteggerlo e mantenerlo integro per le prossime generazioni: è il primo precetto comandato da Dio alla prima coppia umana.

Le tradizioni religiose, oggi, dovrebbero gridare forte contro il rischio di un suicidio collettivo, compiuto attraverso la distruzione sistematica dell’ambiente. Gli scienziati lo chiamano “ambiente”, i filosofi “natura”, le religioni abramitiche “creato”, ma non vi sono divergenze sull’urgenza di preservare e custodire il nostro pianeta. Non c’è una vera fraternità, umana, oggi, se sentimenti fraterni e sororali con le loro obbligazioni non si allargano estendendosi a tutto il creato. La stessa pandemia universale in atto ha suscitato la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca dove il male di uno va a danno di tutti. Ma i decisori delle sorti del mondo riuniti nel COP 26, in Scozia, ancora una volta, non hanno voluto assumerne piena consapevolezza.☺

 

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