Fazzoletti bianchi
9 Luglio 2022
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Fazzoletti bianchi

Il tempo scomodo delle partenze
nei tramezzi d’afa
riempie il vuoto delle assenze-
tra ora e ora da treno a treno, senza binari.
E tu li vedi quei volti, scorgi al volo il dolore,
il cardiopalmo dell’ultimo istante
oppure l’ansia del biglietto alla macchinetta.

Le sopracciglia parlano,
colpi di tosse, voce alta, tic alle dita alla gola,
sudori ascellari, rosicchiare d’unghie.
E le suore avvolte nella calma.
L’annuncio del cambio scombina le carte,
dal sette al diciotto saranno cento bestemmie.

(Francesismi e latinismi per bocche turbolente).
Solo le valigie sopportano gli spigoli senza sputare.
I volti della gente hanno colori di mille mondi
e i binari vanno da sé senza cogliere lacrime.
Il controcanto è lucida attesa del ritorno.
S’infiammano occhi di bimba, le sue guance
scorrendo il padre al finestrino e poi le mani,
il lento scivolare dei gradini sulla striscia gialla.
Di quell’abbraccio ogni cuore è lieto. Altre ali
volano come al tempo dei fazzoletti bianchi.

E l’arrivo a la Ciotat come un corto dei Lumière.

 

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