finale di partita   di Famiano Crucianelli
3 Settembre 2013 Share

finale di partita di Famiano Crucianelli

 

Questo potrebbe essere un vero “finale di partita” e un nuovo errore potrebbe rivelarsi letale. La sinistra ha avuto la rara abilità di disperdere del passato le cose migliori per conservarne i vizi più pericolosi. La discussione nel Partito democratico è un raro esempio di questa situazione, l’impegno di gran parte dei protagonisti è proprio quello di conservare o acquisire posizioni di potere personali e di gruppo, mentre la frana rischia di travolgere la casa comune. Non è improprio richiamare gli ultimi giorni “dell’ impero” sovietico, quando generali dell’armata rossa e membri del politburo erano impegnati in una strenua lotta intestina per liquidare Gorbacev e appropriarsi del potere, nel mentre l’impero crollava e si aprivano le porte al potere a uno dei maggiori lestofanti delle ultime vicende sovietiche: Boris Eltsin. 

Sarebbe un errore ritenere che la sfida di Berlusconi sia l’ultimo gesto di un disperato; il cavaliere è in un angolo, ma è ben consapevole che la partita per lui non è definitivamente compromessa. Le elezioni del 2006 e quelle del 2013 dovrebbero avere insegnato quanto profondo e diffuso sia il consenso di Berlusconi e, al pari tempo, quanto deboli siano le gambe della sinistra nuova o vecchia che sia. A complicare ancor più per il centro-sinistra la vicenda politica è spuntato Grillo, il quale raccoglie una legittima e fondata indignazione del popolo di sinistra. Il problema vero è che questo grande consenso del movimento dei cinque stelle rischia di finire, come abbiamo sperimentato in questo inizio di legislatura, nel regno del nulla.

Per venire all’oggi tre consigli. In primo luogo, evitare qualsiasi incertezza sulla richiesta di immunità di Silvio Berlusconi. Non voglio neppure ipotizzare un qualche cedimento alle pretese inaudite del cavaliere e dei suoi amici, ma non è indifferente per il mondo democratico e di sinistra che il Pd arrivi alla conclusione di questa vicenda giudiziaria e politica berlusconiana  con chiarezza e senza doppi giochi.

Seconda questione: il governo e il suo destino. Si è commesso un errore serio, quando il Pd ha rifiutato di giocare la carta Rodotà, la storia sarebbe potuta essere molto diversa. A questo punto della vicenda politica, però, si sbaglierebbe e di molto, se a fronte della crisi del governo delle larghe intese il Pd iniziasse a ricercare un qualche governicchio con il sostegno di alcuni parlamentari volenterosi siano essi grillini o del popolo della libertà. Un nuovo governo Letta con una manciata di volenterosi sarebbe esposto a un quotidiano logoramento, andrebbe incontro a una sicura perdita di ulteriore credibilità e sarebbe impotente di fronte ai gravi problemi della crisi sociale.

Infine, il Partito democratico che è poi il problema dei problemi. Si eviti a livello nazionale e ancor più nelle realtà territoriali l’umiliante spettacolo tardo-sovietico e democristiano al quale siamo costretti da troppo tempo. Il Pd ha dinnanzi a sé due problemi non più rinviabili: ritrovare una ragione sociale, ritrovare delle radici nel popolo e nel mondo del lavoro, esprimere gli interessi di quella parte grande della società che è sfruttata e senza un futuro, uscire dal vacuo e indeterminato nuovismo che tutto e tutti vuole rappresentare. In secondo luogo il Pd rinnovi uomini e, ancor più comportamenti e ridia senso e idealità alla parola partito. Non un coacervo di comitati elettorali, una mescolanza di mediocri interessi personali, ma una vera comunità  democratica di uomini e donne. ☺

famiano.crucianelli@tiscali.it

 

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