Furti legalizzati
“Troviamo che i Paesi dell’Africa sono, nel complesso, creditori netti nei confronti del resto del mondo per un ammontare di 41,3 miliardi di dollari nel 2015 … Quindi la ricchezza che sta lasciando il continente più povero del mondo è maggiore rispetto a quella che vi sta entrando” è scritto nel rapporto Honest Accounts 2017, pubblicato nel maggio scorso, in cui viene precisato: “L’Africa è ricca – nel potenziale di ricchezza mineraria, di lavoratori qualificati, di crescita di nuove imprese e di biodiversità. Gli Africani dovrebbero prosperare, le economie africane dovrebbero essere fiorenti. Eppure molte persone che vivono nei 47 Paesi dell’Africa rimangono intrappolate nella povertà, mentre gran parte della ricchezza del continente viene estratta da coloro che vivono in altri Paesi all’esterno”.
Tale spoliazione è il prodotto dell’estrazione di plus-valore, conseguito attraverso il rimpatrio dei profitti, l’uscita illegale di flussi finanziari, la riduzione di imposte alle società multinazionali -“che deliberatamente registrano in modo errato il valore delle loro importazioni o esportazioni per ridurre le imposte” ed esercitano pressioni sui governi da loro sostenuti per ridurre la pressione fiscale -, attraverso il ricatto del debito, i cui interessi sono sempre più esosi, e la razzia di risorse preziose. “La sola ricchezza minerale potenziale del Sudafrica è stimata essere pari a circa 2˙500 miliardi di dollari…” – si dice nel Rapporto -, senza parlare del coltan, dell’oro, dell’argento, del tungsteno, del rame, del cobalto, dello stagno, dei fosfati, del manganese, dei diamanti, rubati dalle multinazionali agli altri paesi dell’Africa, che dispone del 30 % delle risorse mondiali. I numeri sono sconvolgenti:18 mld di dollari di interessi che i paesi africani devono pagare sui debiti con la finanza occidentale 68 mld di dollari di evasione fiscale da parte delle multinazionali, tale da consentire a 165.000 miliardari di disporre di un patrimonio di 500 mld nei paradisi fiscali, pari al 30% della ricchezza dell’Africa; 32 mld di dollari di profitti esportati dalle multinazionali; 29 mld di risorse esportate ogni anno con il commercio illegale. Per l’accaparramento di queste risorse si stanno attualmente combattendo in Africa ben 33 sanguinosi conflitti, che hanno prodotto milioni di morti, un lucrosissimo commercio di armi, con cui ingrassano le classi dirigenti di molti paesi occidentali, e la fuga di centinaia di migliaia di disperati dalle zone di conflitto. Quella che si consuma sotto i nostri occhi è dunque un’altra dialettica storica: quella tra servi e padroni, che si sta dispiegando a livello internazionale, in un mondo diviso tra i nuovi schiavi e il grande capitale economico finanziario.
Hegel nella Fenomenologia dello spirito afferma che agli albori della storia la lotta per la vita e per la morte si è risolta con la riduzione in servitù di un uomo da parte del vincitore, trasformatosi in padrone. Il servo per effetto di tale rapporto è ridotto alla dimensione puramente corporea, animalesca, di cui il padrone dispone liberamente per soddisfare il suo appetito, consumando l’altro da sé e riducendolo ad oggetto. Non è un caso che oggi venga intentato un gigantesco atto d’accusa nei confronti dei servi, funzionale a denigrarli, e dunque a giustificare una più sistematica opera di disumanizzante dominio. Ma è il servo – scrive Hegel – colui che indica la verità di questo rapporto, poiché ha in sé, seppur molto inconsapevolmente, la verità dell’autocoscienza, che consiste nell’indipendenza e nella certezza di sé.
D’altro canto non ci può essere futuro per il capitalismo senza politiche imperialistiche, e non c’è rimedio alla legge dello “sviluppo ineguale e combinato”, proprio di un sistema economico produttivo in mano alle grandi oligarchie finanziarie, fondato sulla divisione internazionale del lavoro, sull’accaparramento delle risorse e delle fonti energetiche.
Le orecchie da lupo spuntano sotto l’ immagine degli aiuti internazionali: a fronte di 19 mld di aiuti (“aiutia- moli a casa loro”!) più di 200 mld in modo diretto o indiretto defluiscono dall’Africa verso le multinazionali e la grande finanza. Non aiutiamoli più, per carità! Fermiamo le grandi multinazionali e mandiamole via dal continente africano. Si risarcisca l’Africa per il saccheggio sistematico subìto e per i danni all’ambiente e i cambiamenti climatici prodotti. Magari solo per una decina di anni. E poi contiamo i migranti. Potremmo allora “guardare il mondo dalla verità del servo”, di colui che è stato ridotto in servitù.
Fanon, il medico algerino autore dei Dannati della terra, libro che denunciò il colonialismo, in particolare quello francese, sostiene che alla crisi profonda della civiltà occidentale, in preda ad un processo di disintegrazione tecnologica, ambientale, culturale, spirituale, debba corrispondere la nascita di un uomo nuovo, che tenga conto certo delle tesi prodigiose prodotte dalla cultura europea, ma anche dell’incontro con quei milioni di esseri umani che l’Europa colonialista e imperialista ha voluto dimenticare, ignorare, denigrare per giustificare il suo dominio. ☺