Furto di territorio
12 Marzo 2020
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Furto di territorio

Più di duemila anni fa Vitruvio, architetto e scrittore romano, scriveva: “Si deve porre mente che non accada quel che suole accadere nella città di Mitilene nell’isola di Lesbo, la quale è fabbricata con magnificenza e bellezza, ma non è situata con giudizio. Quando soffia l’Austro la gente si ammala, quando Maestro tossono, colla Tramontana si ristabiliscono, ma nei vicoli non si può resistere per la veemenza del freddo”. Questi passi del De Architectura di Vitruvio mi sono tornati in mente, quando mi è giunta la notizia scandalosa di decine e decine di ettari della campagna molisana che si vorrebbero occupare con l’installazione di pannelli solari.

L’energia, sin dalla lontanissima antichità, è stato il pensiero, l’interrogativo fondamentale della comunità umana. In questi due ultimi secoli proprio le invenzioni per produrre, utilizzare e consumare energia hanno deciso molto della grande storia dell’umanità e della concreta, quotidiana esistenza degli umani. Basti pensare che ancora sino alla metà del 1800 vi erano tante zone rurali in Europa dove non era ancora arrivata l’invenzione del camino e che dobbiamo arrivare quasi alla fine del 1800, perché si abbiano in Inghilterra e negli Stati Uniti le prime illuminazioni pubbliche e private con energia elettrica. Da questa straordinaria invenzione mosse un’onda enorme di innovazioni che hanno interessato tutti gli aspetti della vita quotidiana e che ci hanno allontanato rapidamente dai modi di vivere che avevano caratterizzato l’umanità nei millenni precedenti. La scienza e la tecnica furono le condizioni di questo salto storico, ma il motore di questo processo è stato il mercato, il profitto e da ultimo la finanza. E in questo contesto quel bene comune speciale come l’energia ha seguito sempre più la logica e le leggi dell’utile e del profitto privato, da qui le gravi degenerazioni nella vita interna delle società, i conflitti e le guerre fra gli stati e i danni gravissimi all’ambiente e alla natura. In nome dell’energia si sono consumate tragedie storiche come le guerre nel vicino Medio Oriente. In nome del guadagno si è arrivati alla perversione di produrre nel Nord dell’America una scatoletta di mais che contiene 270 calorie, con 2.790 calorie fra fertilizzanti, pesticidi e carburanti. Mai, da quando esiste l’agricoltura, l’uomo ha mangiato tanta carne, con grande danno alla salute e all’ambiente. L’allevamento occupa il 70% di tutta la superficie arabile e il 30% delle terre emerse contribuendo così alla sottonutrizione di milioni di persone e al 18% delle emissioni di gas serra totali.

Questa perversa dinamica fra consumo e guadagno ha persino cancellato nella memoria gli insegnamenti di Vitruvio: la regola elementare ed essenziale della localizzazione e orientamento degli edifici a partire dalla metà del XX secolo è stata del tutto ignorata con conseguenze gravi dal punto di vista energetico. Oggi la musica sembra essere cambiata, è cresciuta una nuova consapevolezza del precipizio ecologico che è dinnanzi a noi, “la sostenibilità” giustamente è divenuto il nuovo mantra, le “energie rinnovabili” sembrano aver occupato il centro del campo e la coltivazione biologica è uscita dalla clandestinità: più di 15,6 milioni di ettari di terreno in Europa sono biologici. Ma perché vi sia un vero e decisivo passo avanti è necessaria una condizione essenziale: che l’energia torni ad essere un bene comune, che sia sottratta alla logica unilaterale e totalizzante del business e che al pari tempo cambino modelli sociali e stili di vita. Negli Stati Uniti il 13% del consumo totale dell’energia viene speso nella catena che va “dal campo al piatto”, nel Regno Unito la catena produzione-consumo del cibo contribuisce per il 22% alle emissioni di anidride carbonica.

Inoltre, perché si affermi il principio dell’interesse primario della comunità, è decisivo che si spezzi il legame unilaterale fra energie rinnovabili e guadagno. È il caso della scelta scandalosa di seminare migliaia e migliaia di pannelli solari nel territorio molisano. Scandalosa, perché per questa via si realizza un vero e proprio furto di territorio, di terre fertili e di bellezza del paesaggio.  Scandalosa, perché sotto l’assillo del guadagno privato e sfruttando la povertà delle campagne si trasforma un principio utile come l’energia sostenibile in una ferita profonda del territorio e delle nostre comunità. Scandalosa, perché diversamente il bisogno di energia andrebbe affrontato con un concerto di strumenti: dalla pianificazione urbanistica alla rivoluzione tecnologica nella costruzione e ristrutturazione degli edifici; dalla produzione dell’energia elettrica con la biomassa all’uso virtuoso dell’energia idraulica, del sole e del vento. Un concerto che sarà possibile solo se l’interesse privato si armonizzerà con la strategia dell’interesse pubblico e se il governo democratico del territorio orienterà il new deal verde. In sostanza se si realizzerà quella “comunità energetica” che la stessa Unione Europea dice di sostenere.☺

 

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