Gatti, volpi e capitoni
4 Febbraio 2018
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Gatti, volpi e capitoni

Se per i gatti non c’è più trippa, anche le volpi, lo sanno tutti, prima o poi finiscono in pellicceria. Il governatore Frattura ha solo da scegliere a quali delle premiate ditte consegnarsi. Le pensa tutte per non essere scorticato alle prossime elezioni, ma quella di rinviare il confronto elettorale di qualche mese lo porterà dritto tra le fauci dei suoi avversari, senza passare neanche per il pellicciaio. Oggi avrebbe potuto barattare un suo passo indietro con un posto alla Camera o al Senato. Dopo le elezioni politiche ci sarà una specie di “liberi tutti”, senza né padrini né padroni e tutto diventerà più difficile. Eppure di motivi per doversi fare da parte ce ne sarebbero stati molti e tutti importanti.

A parte i contenziosi giudiziari che lo collocano autorevolmente tra le figure di spicco della destra molisana, il presidente Frattura ha fatto, con ostinata coerenza, scelte amministrative in linea con la sua visione politica. Se ancora oggi il solco che divide la sinistra dalla destra è segnato dall’idea che è possibile lottare per l’affermazione di un sistema economico che produca benessere senza creare povertà, Frattura non è tra questi sognatori; lui è tra quelli che sta combattendo la sua lotta di classe tra ricchi e poveri e la sta anche vincendo. La sua visione politica, a differenza di quella di Iorio, è veramente di destra. Nelle dichiarazioni programmatiche, 7 maggio 2013, il governatore affida il futuro del Molise a soluzioni che sono frutto di una formazione tecnico aziendalista, particolarmente attenta all’uso della partita doppia. Il suo programma di governo, privo di anima, oltre che di intuizioni visionarie, è tutto rivolto alla riduzione delle spese utili – vedi alla voce Sanità – oltre che alla modernizzazione di un sistema che nel Molise non è mai invecchiato, semplicemente perché non esiste.

Nella sua abbondante prolusione, il giovane governatore si esprime esattamente così rispetto al problema dei problemi: “la tutela del lavoro, la prima, grande, assoluta emergenza, la coniugheremo con il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema imprenditoriale da conquistare attraverso una crescita della competitività di contesto”. Ma cosa vuole tutelare Frattura, il lavoro che non c’è? Quando ci promette di consolidare il sistema industriale, si riferisce forse alle aziende del nucleo industriale di Termoli? Quelle in liquidazione o quelle che hanno portato i libri in Tribunale? O invece a quelle di Campobasso-Boiano dove esiste il Consorzio ma non le aziende? Se invece, allude a quelle per le quali chiederà in seguito la dichiarazione dello stato di crisi complessa e allora “chapeau”.

Sono passati cinque anni da allora, a noi sarà sfuggito qualcosa, forse ci siamo distratti, ma le imprese in attesa degli aiuti promessi da Frattura non ci sono più. È vero, le cause di questa catastrofe vanno ricercate nella congiuntura internazionale prima e nella cura Iorio poi, ma è altrettanto vero che disinteressarsi del problema, così come scientemente ha fatto il governatore, è ciò che i più autorevoli pensatori della destra economica consigliano quando la crisi incombe e le aziende più deboli soccombono. Sempre nel solco del consolidamento e dello sviluppo alla pampanella, appena insediato, insieme al suo ex assessore alle attività produttive, annuncia un vasto piano di razionalizzazione – chiusura o vendita – delle aziende partecipate (per i non addetti ai lavori trattasi di società pubblico/privato, dove in genere i politici nominano i loro compari nei consigli di amministrazione), naturalmente tutto questo avrebbe comportato lacrime e sangue per un numero cospicuo di lavoratori ma non fu questo a dissuaderli. Non se ne fece nulla, non per una improvvisa conversione operaista di Frattura, quello è un mondo che nemmeno conosce, né perché vi fossero in consiglio regionale dei bolscevichi pronti a bocciare il piano ma è unicamente perché i compari di cui sopra non avrebbero gradito lo scherzo.

Non andò cosi per lo Zuccherificio del Molise. Tutti sanno che lo stabilimento di Termoli venne consegnato a Frattura in uno stato di assoluta decozione e con un debito di circa 100 milioni di Euro, 40 dei quali a carico del bilancio regionale, quindi a carico nostro. È noto a molti che il presidente Iorio, in vista di una probabile procedura concorsuale, affidò lo stabilimento di Termoli alle cure di una NEW.CO, appositamente costituita, nella quale trasferì parte delle maestranze. In pochi invece sanno che la nuova compagnia aveva un diritto di prelazione nella eventuale vendita fallimentare. In buona sostanza, Iorio avrebbe potuto ricomprare lo stabilimento, spurgato dei debiti e a un prezzo irrisorio, per continuare a fare ciò che aveva fatto per tanti anni: tirare a campare. Il nuovo governatore negli anni che seguirono non mosse un dito e invece di occuparsi di zucchero si dedicò alle vacche. Per questa vicenda a Frattura e alla sua giunta andrebbe attribuito il premio “Marchionne” nel caso vi fosse.

Quello che più ci ha veramente stupito in tutta questa storia non è il fatto di aver scoperto che Paolo Di Laura Frattura è uomo di destra ma il fatto che i suoi compagni di giunta, tranne uno, spesso assente perché costretto da altri impegni, lo hanno seguito acriticamente e a volte lo hanno addirittura imitato. Il suo ex vice presidente con delega al lavoro, al quale gli elettori di sinistra avevano affidato tutti i propri sogni, in questi anni si dice che abbia aperto numerosi tavoli di negoziazione, senza mai chiuderne uno. Qualcuno del suo ambiente, maliziosamente, lo ha invitato ad occuparsi di falegnameria più che di politica. Il Capitone, è cosi che oggi lo chiamano i suoi critici per via della sua inclinazione a sfuggire ad ogni promessa, pare voglia tornare al lavoro usato. Noi della redazione gli facciamo i migliori auguri di buon lavoro. ☺

 

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