giro di valzer  di Domenico D’Adamo
8 Marzo 2013 Share

giro di valzer di Domenico D’Adamo

 

La campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale, per la verità affatto noiosa per gli amanti del gossip, è finalmente conclusa negli studi di telepetescia. Qualcuno ha vinto per davvero, qualcun altro ha vinto per finta. A perdere, come sempre, siamo soltanto noi: i cittadini, telespettatori molisani, che dalla politica si aspettano quello che la stessa non ha mai restituito. Abbiamo sentito parlare di dove questi signori si devono sedere, abbiamo visto tanti faccioni sui muri dei nostri paesi, ci hanno evitato, e di questo siamo loro grati, la presenza de visu dei candidati, ma non sappiamo pressoché nulla su cosa vogliono fare; sappiamo, invece, con certezza, dove lor signori hanno deciso di appoggiare il loro delicato fondoschiena per i prossimi cinque anni.

Non vi è nessuna novità in questa competizione elettorale. Quelli che prima sedevano sui banchi della maggioranza sono passati nei banchi dell’ opposizione e viceversa, perciò non ci sarà bisogno neanche di cambiare le targhette; basta solo spostarle. Da domani ognuno di loro avrà un unico dilemma: con chi dovrò accordarmi in questi cinque anni per restare qui per i prossimi cinque? Per chi avesse il timore di cambiamenti epocali stia tranquillo: prima c’era Paolo contro, si fa per dire, Michele; ora c’è Michele, sempre si fa per dire, contro Paolo. Invece di giocare in 30, i consiglieri sono diventati 21, giacché solo da qualche mese si sono accorti che nove di essi erano inutili; i gruppi consiliari invece saranno ancora 11.

Chi sono i nuovi consiglieri? Sono quelli che la volta scorsa non hanno dimezzato i loro lauti stipendi né ridotto le spese della politica; quelli che hanno votato il ripristino del vitalizio agli ex consiglieri regionali per intero, mentre gli “esodati” restavano senza stipendio e senza pensione; sono quelli che riescono a concepire l’idea del gruppo composto da una sola persona per giustificare l’istituzione del gruppo politico monocellulare; sono quelli che hanno consentito a Iorio di sperperare circa 500 milioni di euro per patate, seppie, zampogne e caciocavalli senza che si creasse un solo posto di lavoro; sono riusciti a stare zitti anche quando il commissario delegato gli ha comunicato che entro il 2006 avrebbe portato a conclusione i lavori della ricostruzione post sisma, mentre ancora oggi la ricostruzione è ferma al 15% del totale. Non hanno fatto barricate neanche  quando l’ex governatore ha esteso l’area del cratere sismico dissipando risorse pubbliche sull’intera provincia di Campobasso al solo scopo di acquisire consensi elettorali. Sono quelli che hanno simulato una tiepida opposizione al “Modello Molise”, una operazione mediatica architettata da Iorio e Berlusconi per stupire i media locali e nazionali, rivelatasi in seguito solo una grande bufala. Sono quelli che al fallimento di Iorio non hanno saputo proporre un modello diverso che restituisse ai Comuni la gestione della ricostruzione post sisma, lasciando all’Agenzia per la Protezione Civile soltanto una funzione tecnico-ammini- strativa e che proponesse il riequilibrio nella  distribuzione dei finanziamenti da sempre gestiti in maniera clientelare. Sono gli stessi che, oltre ad abbaiare, non hanno mai proposto soluzioni alternative al piano di riordino della sanità molisana. Sono quelli che senza chiedere spiegazione alcuna, insieme a Iorio, hanno regalato allo Zuccherificio del Molise svariati milioni di euro per uno stabilimento che oggi scopriamo valere  così poco da non riuscire ad onorare neanche la proposta concordataria. Ora ci chiediamo: “Perché quelle stesse persone che hanno portato questa regione sull’orlo del fallimento dovrebbero cambiare idea e diventare oggi più saggi?”

Nella nostra regione come nel resto dell’Italia i partiti politici hanno da ormai tanto tempo  perduto il contatto con la realtà. Tutto viene filtrato dai mediadipendenti che oltre a raccontare frottole ai loro lettori, indicano strade da percorrere e uomini a cui affidare il comando, in buona sostanza si sostituiscono ai partiti. Sarebbe mai diventata governatrice del Lazio la Sig.ra Polverini senza Floris? I tradizionali luoghi della democrazia non esistono più, cosicché i salotti di Vespa o della Petescia diventano i luoghi del confronto; e i cittadini che non capiscono di cosa stanno  parlando, tanto i loro discorsi  sono distanti  dai loro problemi, si affidano alle cura del populista di turno. Basta guardare al riposizionamento dei giornalisti in questi giorni per capire che è tutta una farsa, quelli che fino a ieri lodavano Iorio, da domani scopriranno in Frattura le stesse qualità dell’ex governatore, facendo del male ai propri lettori e allo stesso Frattura. Tutti in Molise avevano capito che il tempo di Iorio si era esaurito, anche i giornali lo sapevano, ma nessuno ha informato il nostro ex governatore.☺

domenicodadamo@alice.it

 

eoc

eoc