grazie ivan
6 Marzo 2010 Share

grazie ivan

 

Questa notte ci ha lasciati Ivan Della Mea. Forse è inutile descrivere qui chi fosse.

Uno dei più noti cantanti, autori, ricercatori. Un poeta, sempre impegnato. Passionalmente impegnato, una vita dedicata alla lotta per un mondo più giusto.

Il nostro progetto esiste solo perchè ci sono state, e ci sono per fortuna ancora, persone che hanno lavorato, che hanno dedicato la propria vita allo studio, alla riscoperta di quella cultura operaia, subalterna, ma importantissima.

A Ivan va il nostro più grande ringraziamento. Il nostro lavoro non potrà essere più lo stesso, e purtroppo non saremo i soli a sentire e risentire della sua mancanza. Che fare? Andare avanti, verso l’obiettivo, come sempre. Nella speranza che tutto quello che Ivan ha fatto, detto, studiato, cantato, possa servire a migliorare questa società.

Un abbraccio for- tissimo alla sua famiglia, ai suoi cari, ai compagni, agli amici che hanno avuto la fortuna e l’onore di conoscerlo, lavorare con lui, condividere con lui gioie e passioni e, perchè no, momenti tristi e tragici. Anche quelli fanno parte della vita delle persone, come la morte. Quello che ci possiamo augurare è che per le persone grandi come Ivan questa arrivi il più tardi possibile.

Il nostro modo per ricordarti, adesso, è inserire il testo di una tua bellissima canzone. Ciao Ivan, e grazie.

Pubblicato da Sergej il 14 giugno 2009 in Riflessioni

Aggiungo solo queste parole.

La Poesia è, come raccomandavano Rimbaud e i surrealisti, insurrezione e inadattabilità innata al reale.

Nel testo poco conosciuto «Maintenir la Poésie», pubblicato dalla rivista «Tropi- ques», nel 1943, (Fort de France, n. 8-9), Césaire definiva la Poesia come «una forza che al tutto-fatto, al tutto-trovato dell’esistenza e dell’individuo oppone il tutto da fare della vita e della persona». Considerato in questa accezione radicale, l’impegno poetico comporta una parte di insensatezza profetica che si oppone alle lentezze prudenti della storia.

L’uomo politico non avanza che con circospezione nell’intrico degli uomini e dei fatti a lui contemporanei, l’artista, ladro del fuoco e creatore dell’Universo, annuncia l’Avve- nire. Il suo ruolo, dice André Breton, è quello «di portarsi in avanti, di esplorare in tutti i sensi il campo della possibilità, di manifestarsi – qualunque cosa accada – come potenza emancipatrice» (Entretiens, Parigi, Gallimard, 1952).

Il vero impegno del Poeta, vale a dire il suo confronto reale con la sua gente, avviene attraverso l’esperienza totale della miseria e della solitudine; solo allora la sua parola può non sostituire la presa di coscienza popolare, ma rivelarla a se stessa, catalizzarla e, forse, anche accelerarla.

 La maniera più universale di essere al mondo non è, forse, come osserva Edouard Glissant «di nascere innanzitutto al proprio mondo»? ☺

 ninive@aliceposta.it

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