i cento passi del molise
2 Luglio 2012 Share

i cento passi del molise

 

Ho vissuto intensamente la serata, piena di emozioni, con Giovanni Impastato, fratello di Peppino ucciso dalla mafia il giorno in cui fu ritrovato il corpo di Aldo Moro. La figura ed il coraggio di questo giovane siciliano mi hanno sempre ispirato e accompagnato. In quella serata, in cui erano presenti tanti giovani e la società civile campobassana, ho dichiarato, non senza qualche timore, che noi “non abbiamo bisogno di padroni e di pastori” e che, nella libertà personale, è possibile trovare lo slancio necessario per superare le paure, indubbiamente presenti nella vita di ciascuno di noi ed anche di Peppino. Solo chi è libero trova il coraggio di superare le proprie paure. Ma questa società civile molisana è libera? Secondo me non solo non è libera, ma è anche divisa dalla politica partitica che ha bisogno di attirare a sé la società civile riducendola in tante parti senza che questa possa esprimersi con la consapevolezza della propria soggettività politica.

La società civile molisana non è libera perché attraversata dalla logica clientelare che spinge a legarsi agli uomini politici ai quali viene chiesto il favore, il piacere, il posto di lavoro, sebbene temporaneo, l’incarico, l’appalto, la piccola sovvenzione a danno di altre realtà. Le parti vive di questa regione si sono istituzionalizzate perdendo quella freschezza e forza di società in movimento o, peggio, hanno strumentalizzato tematiche specifiche candidandosi e facendo su di esse campagna elettorale. La politica di cui parlo è quella “pre-partitica” che si occupa, ragiona, lotta per la tutela dei beni comuni che non devono andare sul mercato e che devono essere sempre di più gestiti dalle comunità. Perché questa società non ha bisogno di padroni e pastori? Perché la sua forza non è nella leadership, nei capi popolo, in chi vorrebbe guidare, ma nella base, nei volti e nelle vite di chi non conta o di chi sa ascoltare e costruire percorsi di lotta ispirati alla giustizia ed alla indipendenza dal potere della casta molisana fatta di politici e propaggini di mafiosità. E non abbiamo bisogno di costoro perché a furia di aspettarli abbiamo sempre rinviato il vero impegno, coraggioso e svincolato da logiche di potere e di interesse personale.

Il vero politico ascolta e mette in pratica, ma per tutti e non solo per quelli della sua parte. Il vero pastore sta dietro le sue pecore e le accompagna affinché nessuna si perda. Lo sapevate che il pastore non sta mai davanti agli animali, ma imposta il tragitto, sta dietro di loro e guarda se questi vanno nella direzione auspicata? Solo così ha la visuale completa, verifica il percorso e la direzione giusta. Allora perché attendiamo pastori che ci guidino mettendosi a capo, davanti a noi e scegliendo il ruolo di capo-popolo? Noi abbiamo le capacità per  ascoltarci, ragionare, guidarci e intraprendere percorsi autentici, non senza paura. Ho paura di chi non ha paura! Di quelle persone che non considerano la paura come un sentimento sano che però deve essere superato dalla libertà di pensiero e di azione.

Il nodo vero da sciogliere in questa regione è l’intreccio tra politica e affari. Questo sistema spesso si propaga entrando in tutti i settori, privati e pubblici. Anche la Chiesa a volte presta il fianco a queste propaggini e non si tutela abbastanza dal sistema clientelare o dalla mafiosità. È una mafiosità, quella molisana, legata alla concussione, corruzione, reati ambientali e interessi personali nella gestione dei servizi. Le vicende degli ultimi anni dimostrano come il sistema sia retto da appoggi collaterali diffusi e trasversali. Come può una regione piccola come la nostra essere caratterizzata da un livello di corruzione così elevato senza avere un consenso sotterraneo e diffuso? Siamo noi quel sistema! Ogni volta che omettiamo di denunciare le ingiustizie piccole di cui siamo testimoni, ogni volta che ci giriamo dall’altra parte, ogni volta che accettiamo un favore  per ciò che ci è dovuto per diritto, noi diventiamo schiavi di questo sistema, anzi diventiamo parte di questo sistema. Solo la forza morale e la spinta sociale può allontanare il sistema, solo l’impegno personale e l’azione collettiva in difesa di ciò che è essenziale per la vita può segnare il vero rinnovamento. Anche questo giornale, nel suo piccolo, contribuisce a segnare quella distanza necessaria dal potere politico affaristico di chi governa questa regione. Ora con la crisi economica qualcosa si sta muovendo. Parti consistenti di cittadini comprendono che il ciclo del consenso politico in cambio di favori e quindi del silenzio sociale sta terminando. I vecchi politici non possono più promettere ciò che non possono evidentemente mantenere e perderanno il consenso sociale. Il nuovo sta arrivando e non potrà fare a meno di un società matura e consapevole che dovrebbe imparare a dettare l’agenda politica e gestire in maniera onesta le poche risorse rimaste a disposizione. Largo ai cittadini in grado di scommettere su quello che dovrebbe essere un umile e disinteressato servizio per il bene di tutti!

Ce la farà il Molise a compiere i suoi cento passi? Sì, occorre l’aiuto di tutti e soprattutto di forze libere e liberate dal sistema che per tanti ha garantito un pallido benessere in cambio di una servitù culturale, ma bisogna fare subito prima che le tensioni sociali siano ingovernabili. Parafrasando la celebre provocazione di Impastato: cari molisani sapete contare? Sapete camminare? Contare e camminare insieme? ☺

adelellis@virgilio.it

 

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