Un commerciante di scarpe di Lione, in Francia, tutte le domeniche va in uno dei quartieri più poveri della città e lì, tirati fuori gli arnesi da barbiere, per ore e ore, rade gratuitamente la barba e aggiusta i capelli a straccivendoli, mendicanti e vagabondi. Ad accompagnarlo c’è sempre il figlio Henri, un ragazzino che così viene a contatto con la miseria più nera.
A quindici anni si rende conto che quello che fa è troppo poco, si unisce allora ad altri giovani e nei momenti liberi comincia a girare per i sobborghi per stare vicino ai più poveri che, vivendo nella miseria e nella sporcizia, finiscono per perdere completamente la dignità umana.
A diciannove anni decide di farsi frate cappuccino col nome di Pierre. Il tempo trascorre ma lui non si sente appagato pienamente perché vive povero, ma non vicino ai poveri. E così, uscito dal convento, torna a Lione come vice parroco presso la cattedrale: per tutti sarà l’Abbé Pierre. È il periodo dell’occupazione nazista e lui si dà molto da fare per i perseguitati ebrei, polacchi e quanti altri suonano alla sua porta. Arrestato più volte riesce infine a fuggire in Africa.
Terminata la guerra il movimento partigiano lo manda in parlamento come deputato. Il suo impegno per gli emarginati non viene meno. Anzi. Lo chiamano un giorno d’urgenza perché Bastiano, un ex galeotto tenuto lontano da tutti, è entrato in una rimessa semi abbandonata e si è tagliato i polsi per togliersi la vita. All’ospedale l’Abbé Pierre gli dice: “Tu sei davvero disgraziato, ma io ho bisogno di qualcuno che venga ad aiutarmi. Anch’io non ne posso più. Vieni con me e insieme faremo qualcosa di buono”. È la prima volta che qualcuno gli chiede di dargli una mano. Accetta. Nasce la comunità Emmaus.
La miseria del dopoguerra è grande e mendicanti, straccioni e bisognosi bussano alla sua porta. E lui li accoglie e ne fa i protagonisti di una nuova umanità. Con loro soccorre i bisognosi, costruisce case, spesso abusive, da dare a quanti vivono per strada, rinuncia al parlamento perché i miserabili non gli lasciano spazio per l’attività parlamentare. Diventa la voce dei poveri e a nome loro gira il mondo per provocare le coscienze, sensibilizzare le persone, proclamare che si è figli dello stesso Padre, fino alla morte sopravvenuta il 22 gennaio 2007 alla bella età di 95 anni.
La grande intuizione nasce in un momento in cui è veramente in cattive acque perché le esigenze sono tante e i debiti anche. Filippo, detto Rasputin, fa una proposta: frugare nell’immondizia per raccogliere tutto quanto è riciclabile. Diventa una miniera d’oro. L’Abbé Pierre costata: “La provvidenza ci ha sempre donato il necessario con un quarto d’ora di ritardo affinché comprendessimo la nostra impotenza senza il buon Dio”.
I “compagni di Emmaus” oggi sono presenti in molte nazioni e i suoi volontari vanno nel terzo mondo per prestare il loro servizio, mentre lui, attraverso i suoi stracciaioli alla periferia di Parigi continua a predicare l’amore per i poveri “perché siamo esseri ignobili se non uniamo le nostre forze per liberare dalle catene tutti questi nostri fratelli”. I deserti tornano così a fiorire. ☺
Un commerciante di scarpe di Lione, in Francia, tutte le domeniche va in uno dei quartieri più poveri della città e lì, tirati fuori gli arnesi da barbiere, per ore e ore, rade gratuitamente la barba e aggiusta i capelli a straccivendoli, mendicanti e vagabondi. Ad accompagnarlo c’è sempre il figlio Henri, un ragazzino che così viene a contatto con la miseria più nera.
A quindici anni si rende conto che quello che fa è troppo poco, si unisce allora ad altri giovani e nei momenti liberi comincia a girare per i sobborghi per stare vicino ai più poveri che, vivendo nella miseria e nella sporcizia, finiscono per perdere completamente la dignità umana.
A diciannove anni decide di farsi frate cappuccino col nome di Pierre. Il tempo trascorre ma lui non si sente appagato pienamente perché vive povero, ma non vicino ai poveri. E così, uscito dal convento, torna a Lione come vice parroco presso la cattedrale: per tutti sarà l’Abbé Pierre. È il periodo dell’occupazione nazista e lui si dà molto da fare per i perseguitati ebrei, polacchi e quanti altri suonano alla sua porta. Arrestato più volte riesce infine a fuggire in Africa.
Terminata la guerra il movimento partigiano lo manda in parlamento come deputato. Il suo impegno per gli emarginati non viene meno. Anzi. Lo chiamano un giorno d’urgenza perché Bastiano, un ex galeotto tenuto lontano da tutti, è entrato in una rimessa semi abbandonata e si è tagliato i polsi per togliersi la vita. All’ospedale l’Abbé Pierre gli dice: “Tu sei davvero disgraziato, ma io ho bisogno di qualcuno che venga ad aiutarmi. Anch’io non ne posso più. Vieni con me e insieme faremo qualcosa di buono”. È la prima volta che qualcuno gli chiede di dargli una mano. Accetta. Nasce la comunità Emmaus.
La miseria del dopoguerra è grande e mendicanti, straccioni e bisognosi bussano alla sua porta. E lui li accoglie e ne fa i protagonisti di una nuova umanità. Con loro soccorre i bisognosi, costruisce case, spesso abusive, da dare a quanti vivono per strada, rinuncia al parlamento perché i miserabili non gli lasciano spazio per l’attività parlamentare. Diventa la voce dei poveri e a nome loro gira il mondo per provocare le coscienze, sensibilizzare le persone, proclamare che si è figli dello stesso Padre, fino alla morte sopravvenuta il 22 gennaio 2007 alla bella età di 95 anni.
La grande intuizione nasce in un momento in cui è veramente in cattive acque perché le esigenze sono tante e i debiti anche. Filippo, detto Rasputin, fa una proposta: frugare nell’immondizia per raccogliere tutto quanto è riciclabile. Diventa una miniera d’oro. L’Abbé Pierre costata: “La provvidenza ci ha sempre donato il necessario con un quarto d’ora di ritardo affinché comprendessimo la nostra impotenza senza il buon Dio”.
I “compagni di Emmaus” oggi sono presenti in molte nazioni e i suoi volontari vanno nel terzo mondo per prestare il loro servizio, mentre lui, attraverso i suoi stracciaioli alla periferia di Parigi continua a predicare l’amore per i poveri “perché siamo esseri ignobili se non uniamo le nostre forze per liberare dalle catene tutti questi nostri fratelli”. I deserti tornano così a fiorire. ☺
Un commerciante di scarpe di Lione, in Francia, tutte le domeniche va in uno dei quartieri più poveri della città e lì, tirati fuori gli arnesi da barbiere, per ore e ore, rade gratuitamente la barba e aggiusta i capelli a straccivendoli, mendicanti e vagabondi. Ad accompagnarlo c’è sempre il figlio Henri, un ragazzino che così viene a contatto con la miseria più nera.
A quindici anni si rende conto che quello che fa è troppo poco, si unisce allora ad altri giovani e nei momenti liberi comincia a girare per i sobborghi per stare vicino ai più poveri che, vivendo nella miseria e nella sporcizia, finiscono per perdere completamente la dignità umana.
A diciannove anni decide di farsi frate cappuccino col nome di Pierre. Il tempo trascorre ma lui non si sente appagato pienamente perché vive povero, ma non vicino ai poveri. E così, uscito dal convento, torna a Lione come vice parroco presso la cattedrale: per tutti sarà l’Abbé Pierre. È il periodo dell’occupazione nazista e lui si dà molto da fare per i perseguitati ebrei, polacchi e quanti altri suonano alla sua porta. Arrestato più volte riesce infine a fuggire in Africa.
Terminata la guerra il movimento partigiano lo manda in parlamento come deputato. Il suo impegno per gli emarginati non viene meno. Anzi. Lo chiamano un giorno d’urgenza perché Bastiano, un ex galeotto tenuto lontano da tutti, è entrato in una rimessa semi abbandonata e si è tagliato i polsi per togliersi la vita. All’ospedale l’Abbé Pierre gli dice: “Tu sei davvero disgraziato, ma io ho bisogno di qualcuno che venga ad aiutarmi. Anch’io non ne posso più. Vieni con me e insieme faremo qualcosa di buono”. È la prima volta che qualcuno gli chiede di dargli una mano. Accetta. Nasce la comunità Emmaus.
La miseria del dopoguerra è grande e mendicanti, straccioni e bisognosi bussano alla sua porta. E lui li accoglie e ne fa i protagonisti di una nuova umanità. Con loro soccorre i bisognosi, costruisce case, spesso abusive, da dare a quanti vivono per strada, rinuncia al parlamento perché i miserabili non gli lasciano spazio per l’attività parlamentare. Diventa la voce dei poveri e a nome loro gira il mondo per provocare le coscienze, sensibilizzare le persone, proclamare che si è figli dello stesso Padre, fino alla morte sopravvenuta il 22 gennaio 2007 alla bella età di 95 anni.
La grande intuizione nasce in un momento in cui è veramente in cattive acque perché le esigenze sono tante e i debiti anche. Filippo, detto Rasputin, fa una proposta: frugare nell’immondizia per raccogliere tutto quanto è riciclabile. Diventa una miniera d’oro. L’Abbé Pierre costata: “La provvidenza ci ha sempre donato il necessario con un quarto d’ora di ritardo affinché comprendessimo la nostra impotenza senza il buon Dio”.
I “compagni di Emmaus” oggi sono presenti in molte nazioni e i suoi volontari vanno nel terzo mondo per prestare il loro servizio, mentre lui, attraverso i suoi stracciaioli alla periferia di Parigi continua a predicare l’amore per i poveri “perché siamo esseri ignobili se non uniamo le nostre forze per liberare dalle catene tutti questi nostri fratelli”. I deserti tornano così a fiorire. ☺
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