Uscendo la sera a passeggiare con gli amici, troviamo in ogni luogo qualcuno che parla della crisi. E così ci accorgiamo che è entrata a far parte delle nostre vite quando in una conversazione non possiamo fare a meno di parlarne.
Sembra però che non moriamo tutti di fame in Italia, o almeno nei nostri piccoli paesi; che tutti abbiamo dei “bei vestiti” o un “cellulare buono”. Allora dov’è la crisi, se non ci sono tutte queste limitazioni di cui si parla? Con i risparmi andiamo tutti in vacanza e forse l’aria estiva ci fa dimenticare il resto del mondo e la crisi!
Si dice che quelli che pagano di più gli effetti della crisi siamo noi giovani. Nel nostro paese c’è sempre meno lavoro; questo è vero, infatti quanti sono quei giovani che hanno voglia di lavorare e non trovano lavoro? Le grandi città della nazione e le piccole cittadine della regione attraggono sempre di più i giovani dei nostri paesi, perché forse lì è più facile trovare delle opportunità di lavoro. Finiremo tutti per fare “il cameriere col sogno di diventare calciatore”, cioè che ci accontenteremo di un lavoro più a portata di mano piuttosto che continuare ad inseguire le nostre aspirazioni (in cui magari siamo anche più abili). Ma ciò non deve accadere!
E poi viaggiare all’estero non è forse il sogno di tutti? Se qualcuno però va all’estero per cercare lavoro è tutto un altro discorso. Per esempio i ragazzi americani, come spesso vediamo anche nei film o leggiamo nei libri, fanno dei piccoli lavori. E ciò è totalmente legale, infatti la legge permette che un minorenne possa lavorare per un massimo di cinque ore al giorno. Cosa succederebbe in Italia se ci fosse una legge così? I ragazzi andrebbero a lavorare perché ne hanno voglia, o perché verrebbero spinti dai loro genitori ad aiutare la famiglia? Se nel nostro paese, invece, si dice che non c’è lavoro, ciò significa che non c’è per tutti: né per i più piccoli, né per i più grandi.
Quando però vediamo che nei nostri piccoli paesi apre qualche nuovo negozio e che i bei vestiti e i risparmi per andare in vacanza ce li abbiamo più o meno tutti, allora ci accorgiamo che forse, per trovare lavoro e costruirsi un futuro, non serve andare lontano; perché se c’è la crisi in Italia c’è nelle grandi città come nei piccoli paesi.
Sicuramente la speranza in un futuro migliore alberga nel cuore dei giovani e sarà proprio questa speranza a rappresentare la forza per una ripresa vera e duratura, anche se al momento latente.
Uscendo la sera a passeggiare con gli amici, troviamo in ogni luogo qualcuno che parla della crisi. E così ci accorgiamo che è entrata a far parte delle nostre vite quando in una conversazione non possiamo fare a meno di parlarne.
Sembra però che non moriamo tutti di fame in Italia, o almeno nei nostri piccoli paesi; che tutti abbiamo dei “bei vestiti” o un “cellulare buono”. Allora dov’è la crisi, se non ci sono tutte queste limitazioni di cui si parla? Con i risparmi andiamo tutti in vacanza e forse l’aria estiva ci fa dimenticare il resto del mondo e la crisi!
Si dice che quelli che pagano di più gli effetti della crisi siamo noi giovani. Nel nostro paese c’è sempre meno lavoro; questo è vero, infatti quanti sono quei giovani che hanno voglia di lavorare e non trovano lavoro? Le grandi città della nazione e le piccole cittadine della regione attraggono sempre di più i giovani dei nostri paesi, perché forse lì è più facile trovare delle opportunità di lavoro. Finiremo tutti per fare “il cameriere col sogno di diventare calciatore”, cioè che ci accontenteremo di un lavoro più a portata di mano piuttosto che continuare ad inseguire le nostre aspirazioni (in cui magari siamo anche più abili). Ma ciò non deve accadere!
E poi viaggiare all’estero non è forse il sogno di tutti? Se qualcuno però va all’estero per cercare lavoro è tutto un altro discorso. Per esempio i ragazzi americani, come spesso vediamo anche nei film o leggiamo nei libri, fanno dei piccoli lavori. E ciò è totalmente legale, infatti la legge permette che un minorenne possa lavorare per un massimo di cinque ore al giorno. Cosa succederebbe in Italia se ci fosse una legge così? I ragazzi andrebbero a lavorare perché ne hanno voglia, o perché verrebbero spinti dai loro genitori ad aiutare la famiglia? Se nel nostro paese, invece, si dice che non c’è lavoro, ciò significa che non c’è per tutti: né per i più piccoli, né per i più grandi.
Quando però vediamo che nei nostri piccoli paesi apre qualche nuovo negozio e che i bei vestiti e i risparmi per andare in vacanza ce li abbiamo più o meno tutti, allora ci accorgiamo che forse, per trovare lavoro e costruirsi un futuro, non serve andare lontano; perché se c’è la crisi in Italia c’è nelle grandi città come nei piccoli paesi.
Sicuramente la speranza in un futuro migliore alberga nel cuore dei giovani e sarà proprio questa speranza a rappresentare la forza per una ripresa vera e duratura, anche se al momento latente.
Uscendo la sera a passeggiare con gli amici, troviamo in ogni luogo qualcuno che parla della crisi.
Uscendo la sera a passeggiare con gli amici, troviamo in ogni luogo qualcuno che parla della crisi. E così ci accorgiamo che è entrata a far parte delle nostre vite quando in una conversazione non possiamo fare a meno di parlarne.
Sembra però che non moriamo tutti di fame in Italia, o almeno nei nostri piccoli paesi; che tutti abbiamo dei “bei vestiti” o un “cellulare buono”. Allora dov’è la crisi, se non ci sono tutte queste limitazioni di cui si parla? Con i risparmi andiamo tutti in vacanza e forse l’aria estiva ci fa dimenticare il resto del mondo e la crisi!
Si dice che quelli che pagano di più gli effetti della crisi siamo noi giovani. Nel nostro paese c’è sempre meno lavoro; questo è vero, infatti quanti sono quei giovani che hanno voglia di lavorare e non trovano lavoro? Le grandi città della nazione e le piccole cittadine della regione attraggono sempre di più i giovani dei nostri paesi, perché forse lì è più facile trovare delle opportunità di lavoro. Finiremo tutti per fare “il cameriere col sogno di diventare calciatore”, cioè che ci accontenteremo di un lavoro più a portata di mano piuttosto che continuare ad inseguire le nostre aspirazioni (in cui magari siamo anche più abili). Ma ciò non deve accadere!
E poi viaggiare all’estero non è forse il sogno di tutti? Se qualcuno però va all’estero per cercare lavoro è tutto un altro discorso. Per esempio i ragazzi americani, come spesso vediamo anche nei film o leggiamo nei libri, fanno dei piccoli lavori. E ciò è totalmente legale, infatti la legge permette che un minorenne possa lavorare per un massimo di cinque ore al giorno. Cosa succederebbe in Italia se ci fosse una legge così? I ragazzi andrebbero a lavorare perché ne hanno voglia, o perché verrebbero spinti dai loro genitori ad aiutare la famiglia? Se nel nostro paese, invece, si dice che non c’è lavoro, ciò significa che non c’è per tutti: né per i più piccoli, né per i più grandi.
Quando però vediamo che nei nostri piccoli paesi apre qualche nuovo negozio e che i bei vestiti e i risparmi per andare in vacanza ce li abbiamo più o meno tutti, allora ci accorgiamo che forse, per trovare lavoro e costruirsi un futuro, non serve andare lontano; perché se c’è la crisi in Italia c’è nelle grandi città come nei piccoli paesi.
Sicuramente la speranza in un futuro migliore alberga nel cuore dei giovani e sarà proprio questa speranza a rappresentare la forza per una ripresa vera e duratura, anche se al momento latente.
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